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| | |-+  KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA
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Autore Discussione: KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA  (Letto 175 volte)
NINJAFOREVER
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KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA
« inserita:: Aprile 13, 2016, 16:38:46 »

Salve a tutti avrei delle domande da porvi come da titolo sul giusto atteggiamento mentale da tenere in una situazione di lotta da strada estrema, dove hai davanti un tizio che ti vuole ammazzare  a mani nude o con armi. Sinceramente parlando non so se la sezione giusta è questa o quella riguardante la difesa personale, ma essendo il Jeet kune do considerato un sistema di lotta da strada spero di trovare risposte. Ecco le domande:

1- C'è un modo per vincere le emozioni e lo stress di una lotta da strada, mi riferisco alla paura, la rabbia, il timore di fare male all'avversario per implicazioni legali, o perchè non si è abituati a lottare veramente o semplicemente  la paura di farsi male. Le sensazione fisiche come il tremore alle gambe, il corpo che non ti risponde, il fatto che magari nel momento che sei aggredito, sei stanco e non hai  voglia di combattere. Spesso in palestra tutto ti riesce bene, quando sei fuori per strada in una situazione reale, anni di palestra non ti sono serviti a niente. Come vincere tutto questo?

2- KILLER INSTICT: questo è un termine che si sente spesso nominare nell'ambiente del jeet kune do, sopratutto nella corrente di Paul Vunak, se ne parla come qualcosa che si accende e spegne a piacimento,
ma cos'è esattamente il killer instict?
come si può attivare a comando?
Presumo che essendo una cosa psicologica credo, non dipende dalla disciplina.

« Ultima modifica: Aprile 13, 2016, 16:44:19 da NINJAFOREVER » Registrato
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Re: KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA
« Risposta #1 inserita:: Aprile 13, 2016, 16:44:34 »

Se ci riferiamo a Vunak temo che il Killer instinct sia quello che je sale quando non il suo pusher non risponde al telefono.
Imho meno onanismi mentali e più abitudine alle botte sia per la tua domanda 1 che per la 2.
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Re: KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA
« Risposta #2 inserita:: Aprile 13, 2016, 17:29:16 »

Salve a tutti avrei delle domande da porvi come da titolo sul giusto atteggiamento mentale da tenere in una situazione di lotta da strada estrema, dove hai davanti un tizio che ti vuole ammazzare  a mani nude o con armi. Sinceramente parlando non so se la sezione giusta è questa o quella riguardante la difesa personale, ma essendo il Jeet kune do considerato un sistema di lotta da strada spero di trovare risposte. Ecco le domande:

1- C'è un modo per vincere le emozioni e lo stress di una lotta da strada, mi riferisco alla paura, la rabbia, il timore di fare male all'avversario per implicazioni legali, o perchè non si è abituati a lottare veramente o semplicemente  la paura di farsi male. Le sensazione fisiche come il tremore alle gambe, il corpo che non ti risponde, il fatto che magari nel momento che sei aggredito, sei stanco e non hai  voglia di combattere. Spesso in palestra tutto ti riesce bene, quando sei fuori per strada in una situazione reale, anni di palestra non ti sono serviti a niente. Come vincere tutto questo?

Ciao Ninja.
La paura e le sensazioni dovute all'adrenalina non le puoi annullare, sono sensazioni fisiche istintive che peraltro ti aiutano in situazioni "estreme". Ovviamente a patto che tu non ne venga oppresso.
Questo significa che allenandoti avrai comunque le formichine alle gambe per esempio, ma queste non rimarranno paralizzate. Questo genericamente parlando delle sensazioni fisiche. Per quanto riguarda quelle "mentali" come la paura di far male, la paura di farsi male ecc..
La risposta è semplice: consapevolezza e accettazione del contatto.
Come si acquistano queste due cose? Combattendo.



2- KILLER INSTICT: questo è un termine che si sente spesso nominare nell'ambiente del jeet kune do, sopratutto nella corrente di Paul Vunak, se ne parla come qualcosa che si accende e spegne a piacimento,
ma cos'è esattamente il killer instict?
come si può attivare a comando?
Presumo che essendo una cosa psicologica credo, non dipende dalla disciplina.



Il termine Killer Instinct della scuola Vunak non fa riferimento all'istinto omicida ma al controllo emotivo.
Per svilupparlo si utilizzavano spesso esercizi di visualizzazione. Per intenderci, si tratta di sviluppare una forma mentis adatta, che ti permetta di discernere fra situazione di reale pericolo in cui esplodere e situazione di "non necessità" in cui non c'è bisogno di combattere e si può tentare una deescalation.
Il discorso "interruttore" si riferisce proprio a questo: se hai capito che la situazione lo esige, essendo consapevole dei rischi che corri, ti "accendi" e combatti.
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Re: KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA
« Risposta #3 inserita:: Aprile 13, 2016, 17:53:07 »

Se ci riferiamo a Vunak temo che il Killer instinct sia quello che je sale quando non il suo pusher non risponde al telefono.
Imho meno onanismi mentali e più abitudine alle botte sia per la tua domanda 1 che per la 2.
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Re: KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA
« Risposta #4 inserita:: Aprile 13, 2016, 18:34:41 »

Ciao Ninja.
La paura e le sensazioni dovute all'adrenalina non le puoi annullare, sono sensazioni fisiche istintive che peraltro ti aiutano in situazioni "estreme". Ovviamente a patto che tu non ne venga oppresso.
Questo significa che allenandoti avrai comunque le formichine alle gambe per esempio, ma queste non rimarranno paralizzate. Questo genericamente parlando delle sensazioni fisiche. Per quanto riguarda quelle "mentali" come la paura di far male, la paura di farsi male ecc..
La risposta è semplice: consapevolezza e accettazione del contatto.
Come si acquistano queste due cose? Combattendo.


Il termine Killer Instinct della scuola Vunak non fa riferimento all'istinto omicida ma al controllo emotivo.
Per svilupparlo si utilizzavano spesso esercizi di visualizzazione. Per intenderci, si tratta di sviluppare una forma mentis adatta, che ti permetta di discernere fra situazione di reale pericolo in cui esplodere e situazione di "non necessità" in cui non c'è bisogno di combattere e si può tentare una deescalation.
Il discorso "interruttore" si riferisce proprio a questo: se hai capito che la situazione lo esige, essendo consapevole dei rischi che corri, ti "accendi" e combatti.


Anzitutto grazie.Riguarda  alle sensazione fisiche è logico che in una disciplina marziale qualunque essa sia dove la potenza di un colpo è dovuto anche alla posizione,  se  ti tremano  le gambe tutto va a farsi benedire. tanti per farti un esempio, riguarda a quelle mentali, bè credo che la mente e il fisico siano collegati, quando dici consapevolezza e accettazione del contatto ti riferisce anche al come controllare  le scariche di adrenalina? No, perchè  pugili, kickboxer, esperti di valetudo ecc, sono abituati al contatto, ma un tizio che ti vuole tagliare la gola con il collo di una bottiglia, è una situazione un pò diversa non so se mi spiego. Riguarda il killer instict, potresti farmi degli esempi, di qualche esercizio. C'è un maestro invece che su you tube spiega che bisogna sempre avere un atteggiamento rilassato anche di fronte al pericolo, più facile a dirsi che a farsi.
« Ultima modifica: Aprile 13, 2016, 18:39:01 da NINJAFOREVER » Registrato
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Re: KILLER INSTICT E ATTEGIAMENTO MENTALE IN UNA SITUAZIONE DI LOTTA DA STRADA
« Risposta #5 inserita:: Aprile 13, 2016, 19:41:36 »

Anzitutto grazie.Riguarda  alle sensazione fisiche è logico che in una disciplina marziale qualunque essa sia dove la potenza di un colpo è dovuto anche alla posizione,  se  ti tremano  le gambe tutto va a farsi benedire. tanti per farti un esempio, riguarda a quelle mentali, bè credo che la mente e il fisico siano collegati, quando dici consapevolezza e accettazione del contatto ti riferisce anche al come controllare  le scariche di adrenalina? No, perchè  pugili, kickboxer, esperti di valetudo ecc, sono abituati al contatto, ma un tizio che ti vuole tagliare la gola con il collo di una bottiglia, è una situazione un pò diversa non so se mi spiego. Riguarda il killer instict, potresti farmi degli esempi, di qualche esercizio. C'è un maestro invece che su you tube spiega che bisogna sempre avere un atteggiamento rilassato anche di fronte al pericolo, più facile a dirsi che a farsi.

Consapevolezza perché devi conoscere ciò che vai affrontando: per esempio molti hanno paura dei pugni perché non sanno cosa sia un pugno in faccia. Allenandosi e prendendone, impari a conoscerli e non ti fai "terrorizzare" dall'idea di beccartene uno. Altri hanno paura di fare male perché non conoscono l'effetto dei propri colpi e girano convinti di avere dei pugni atomici quando poi magari mon stendono nessuno. Sai come ci rimangono male al momento di scoprirlo in una situazione reale? Come quando nel sogno picchi qualcuno e non gli fai nulla. Uguale.Accettazione perché devi sviluppare una forma mentale che ti fa accettare il fatto che I COLPI ARRIVERANNO. Quelli che si allenano anni e anni con i compagni collaborativi che gli fanno riuscire tutte le tecniche, che non prendono mai un colpo, sono i primi che quando beccano uno sberlone rimangono di sasso perché non accettano di aver buttato anni della vita a fare cose che in quel momento di reale bisogno non gli hanno saputo dare nulla.
Non si tratta di controllare le scariche di adrenalina, si tratta di non andare nel pallone, di imparare a gestire lo stress che può provocare il blocco totale e la confusione. Serve abitudine allo scontro.
Hai fatto l'esempio di fighter di varie discipline. Ovviamente contro un coltello o una bottiglia rotta avranno paura come tutti gli uomini sulla terra, ma magari un fighter allenato capisce prima la situazione e parte in anticipo evitando di doversi difendere da una lama. O comunque avendo abitudine a finire nel corpo a corpo non viene paralizzato dalla paura e agisce per automatismi. Se ha un addestramento specifico per le armi, ancora meglio (ovviamente un addestramento sensato mirato alla "sopravvivenza").
Il maestro che invita tutti alla rilassatezza lo vorrei vedere nella situazione che citavi prima, del coltello o della bottiglia.
Sfatiamo questo mito, la paura non è da demonizzare, è da gestire, perché è quella che ci permette di salvarci le penne.
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