Miyamoto Musashi diceva: “La velocità non è importante, importante è il tempo di esecuzione”. Oggi se la tecnica non è completa non importa, così poco alla volta l’arte si snatura. Nella gara cosa è importante? Vincere! Nell’ arte marziale invece è essenziale non perdere, non morire, la difesa è più importante. Secondo me in tutte le arti marziali c’è questo scontro tra la mentalità marziale e la mentalità sportiva.
« Risposta #1 inserita:: Marzo 13, 2014, 16:39:52 »
si vince in base ad un determinato regolamento che a sua volta implica un'evoluzione tecnica della disciplina che implementerà gli aspetti e le strategia più confacenti ad esso. prendendo un esempio concreto, basti pensare alla scherma olimpica: quante volte, nel corso di una gara, gli atleti si infilzerebbero vicendevolmente? tantissime, e fanno bene, dato che il regolamento glielo consente: il punto arriva lo stesso, pertanto non c'è bisogno di elaborare una strategia più "difensivista"
Miyamoto Musashi diceva: “La velocità non è importante, importante è il tempo di esecuzione”. Oggi se la tecnica non è completa non importa, così poco alla volta l’arte si snatura. Nella gara cosa è importante? Vincere! Nell’ arte marziale invece è essenziale non perdere, non morire, la difesa è più importante. Secondo me in tutte le arti marziali c’è questo scontro tra la mentalità marziale e la mentalità sportiva.
Musashi parlava di un contesto diverso. Già solo affrontarsi con delle armi o senza cambia di molto l'impostazione strategica e soprattutto metale. Mi sembra una frase presa e generalizzata a sproposito. Senza offesa.
« Risposta #5 inserita:: Marzo 19, 2014, 10:14:03 »
La mia interpretazione è che se io induco i tempi la velocità diventa meno determinante, sarò lì sull'occasione al momento giusto, ma per fare questo ci vuole molto lavoro, sensibilitá e cuore
Bene intendendo che la velocitá in sè non è cosa da disprezzare ne denigrare, una scherma evoluta non doverbbe farne il proprio fondamento, anche in una prospettiva di evoluzione della persona e pratica negli anni, tutto quà
P.s. Nella scherma giapponese un concetto centrale è sutemi, la disponibilitá a rischiare tutto sull'occasione, attaccare senza vincoli il varco avversario. (non le prioezioni di sacrificio del judo), ma questo è un altro discorso
« Risposta #6 inserita:: Marzo 19, 2014, 20:46:56 »
Ciao a tutti! Trovo la discussione molto interessante! Sono d'accordo con cio' che scrive ten chi ichi. La velocita' non dovrebbe essere il fattore determinante nel confronto armato o disarmato che sia. In Sritrairat (krabi krabong) analizziamo lo scontro basandoci sul Suan Si, i quattro elementi di combattimento ossia distanza, tempo, opportunita' e iniziativa. Questo serve per sviluppare la strategia neccessaria per vincere, per essere nel "posto" giusto nel "momento" in cui mi serve. Senza basarsi esclusivamente su velocita' e forza (fattori comunque importanti che vengono coltivati con l'allenamento). E' chiaro che per fare questo serve una pratica veramente estenuante su spostementi e sulle tecniche di base. Tutto questo allenamento dovrebbe portare ad affinale la propria sensibilita' marziale, il "sentire" le tecniche, e ad acquisire maestria nelle tattica, oltre che nella tecnica. Vorrei condividere un'ultima cosa che mi ha detto tempo fa' il mio maestro: "il combattimento è paragonabile a una discussione tra due persone, non vince chi alza di piu' la voce ma chi porta le argomentazioni migliori" ciao a tutti, buon allenamento!
« Ultima modifica: Marzo 19, 2014, 21:16:19 da DIAM#86 »
« Risposta #7 inserita:: Marzo 20, 2014, 08:58:58 »
Diam mi fa molto piacere quello che scrivi perchè parliamo delle medesime cose e con un approccio simile
Dal sistema kendo penso che ti possa interessare questo articolo prezzemolino
Citazione
Su "i tre sen (1)" nel kendô di Musôshindenryû Iaidô Kyôshi 8°dan Miyazaki Kentaro
Nel Gorin no sho, nel Libro del fuoco, Miyamoto Musashi dice che all’inizio di un combattimento possono verificarsi solo tre casi. 1) Ken no sen 2 = "Sen" o "Sen no sen 3" 2) Tai no sen 4 = ossia "Go no sen 5" 3) Taitai no sen 6 = "Sensen no sen 7"
1) "Sen" o "Sen no sen" è una tecnica con cui si vince attaccando in anticipo, significa ottenere la vittoria attaccando per primi, mentre il compagno non è ancora in grado di attaccare, oppure facendo in modo che il compagno non possa essere in grado di attaccare.
2) "Go no sen" significa vincere rispondendo più velocemente o con più forza ad un compagno che è venuto ad attaccare in anticipo; è una tecnica di risposta (ôjiwaza) con cui si vince prendendo l’anticipo e annullando l’attacco del compagno che si è invitato ad attaccare in anticipo. "Go no sen" non significa essere passivi e lasciare l’iniziativa, bensì significa che mentre si indovina il movimento del compagno rimanendo tranquilli, si opprime il compagno col "ki" e si contrattacca nell’istante in cui il compagno, non sopportando più la pressione, è partito per attaccare; creando intenzionalmente uno spiraglio al compagno, si tratta di contrattaccare proprio quando il compagno, cercando di coglierlo, è venuto ad attaccare.
3) "Sensen no sen" significa vincere cogliendo l’insorgenza del "ki", che nasce nell’istante in cui il compagno cerca di attaccare, e attaccando a nostra volta un attimo prima. Può essere che i movimenti di "Sen no sen" e di "Sensen no sen" a prima vista sembrino uguali, ma "Sen no sen" significa che noi attacchiamo in anticipo mentre il compagno ancora non è determinato o in grado di attaccare "Sensen no sen" invece significa reprimere l’attacco del compagno cogliendo proprio l’istante in cui cerca di attaccare una volta che sia determinato e perfettamente in grado di attaccare.
Questi tre "sen" indicano le strategie di "ki" con cui i due contendenti cercano di prendere l’anticipo sull’altro. Sarebbe ottimale un "sen" con cui si ottiene la vittoria attaccando in anticipo di slancio quando il compagno non è ancora in grado di attaccare, ma se la differenza di efficacia rispetto al compagno non è davvero grande, non è facile da realizzare. Qualora l’efficacia tra i due contendenti sia più o meno uguale, diventa importante il modo in cui si fa attaccare per primo il compagno, perché attaccando, necessariamente il compagno rovina il suo kamae e lì nasce uno spiraglio che diventa un’occasione di attacco. Se cogliendo quello spiraglio si vince attaccando un attimo prima, questo è "Sensen no sen", mentre se si fa attaccare il compagno costruendogli uno spiraglio e poi si vince opprimendolo e rispondendo alla sua tecnica, si tratta di "Go no sen".
Ma può accadere che, pur avendo l’intenzione di prendere l’anticipo, nell’istante in cui si va ad attaccare si rovina il proprio kamae e dunque si viene pressati dal compagno proprio in quello spiraglio che è venuto a prodursi, realizzando un’inversione di attacco e difesa. Ciò che nel kendô decide vittoria e sconfitta è proprio l’esserci o meno della capacità di superare questo momento di smarrimento, di fare sempre comunque "seme" con il "ki", di distruggere il kamae del compagno e cogliendo istantaneamente l’anticipo, pressare quello spiraglio.
Si potrebbe dire che si tratti di una specie di gioco psicologico. Nel kendô si parla spesso di "heijôshin 8" o "fudôshin9", e con questo si intende l’atteggiamento spirituale necessario per vincere in questo gioco psicologico. Il motto della ZNKR "La spada è lo spirito" sta a significare che per vincere in questo gioco psicologico è necessario una pratica dello spirito.
______________________________________________ 1)Sen: prima, anticipo. 2) Anticipo di attacco, di iniziativa. 3) Anticipo di anticipo. 4) Anticipo di attesa. 5) Anticipo di dopo. 6) Anticipo di “uno contro all’altro”. 7) Anticipo di “anticipo contro anticipo”. 8 ) Spirito quotidiano. 9) Spirito immobile.
« Risposta #8 inserita:: Marzo 20, 2014, 23:17:13 »
Davvero interessante il tuo articolo ten chi ichi! Anche io colgo molte analogie e una visione comune, mi piacerebbe fare un parallelo con ciò che viene praticato in Sritrairat. Anche nella scherma thailandese il combattimento puo' svilupparsi in tre fasi:
1) Attacco (Rag). 2) Difesa sull'attacco avversario (Rab/Lop). 3) Contrattacco sulla difesa effettuata dall'avversario (entrabe le fasi precedenti in concatenazione).
1) Attacco: E' l'intenzione di attaccare l'avversario con mente vuota e determinazione, senza esitare. Ciò puo' avvenire cogliendo il momento di non-azione dell'avversario oppure anticipando la sua azione di attacco (grazie allo sudio del Suan Si: distanza, tempo, opportunita' e iniziativa). Esistono quattro modi diversi di attaccare, che differiscono per la modalita' con cui esso viene portato, a seconda della mia Intenzione nei confronti dell'avversario.
2) Difesa sull'attacco avversario: Ci sono fondamentalmente due possibilita' di difesa, le parare e le evasioni. Sull' attacco dell' avversario si utilizzano principi come Tham kwanprom, la sincronizzazione, per poter ottenere il tempismo perfetto per schivare o parare l'attacco per cosi' amalgamarsi al movimento avversario. Questo, in accordo con le teorie del Sritrairat permette di affievolire l'attacco avversario prima di poter portare un efficace contrattacco (Thon kamlang).
3) Contrattacco sulla difesa effettuata dall'avversario: Implica una buona conoscenza delle fasi 1 e 2. L'avversario si difende dal mio attacco, il quale puo' essere portato con intenzione di colpire oppure con l'idea di provocarne una reazione (una finta, per esempio). In entrambi i casi lo studio del Suan Si porta alla capacità di gestire lo spazio e il tempo in modo da poter contrattaccare efficacemente l'immediato attacco avversario che seguirà la sua difesa, o comunque la sua reazione. Il complesso studio del Suan Si viene fatto attraverso sette Pricipi, per esempio la Sincronizzazione o il Diminuire-la-forza. I sette Principi sono parametri guida da usare in combattimento. I maestri di Sritrairat credono che la mente umananecessiti di indicazioni per non "perdersi" durante il combattimento.
Molto interessante è anche il discorso relativo a Kamae, che i Sritrairat chiamiamo Sam Liang, letteralmente "tre lati". Tutte le azioni di combattimento devono essere basate sul Sam liang. Anche nella nostra concezione di combattimento chi attacca "perde" il Sam Liang, situazione decisamente svantaggiosa. L'obiettivo del combattimento è infatti imporre il Sam liang sull'avversario, destabilizzandolo e "distruggendo" il suo Sam liang e quindi il suo equilibrio. L'estenuante allenamento sul footwork mira proprio a far acquisire questa capacità, la quale si deve padroneggiare con calma e risolutezza nel corso del combattimento. Come diceva Kru Thonglor Trairatana: "mae mi Sam Liang , mae mi to su"; senza Sam liang non c'è combattimento.
Ciao a tutti, buon allenamento!
« Ultima modifica: Marzo 20, 2014, 23:49:08 da DIAM#86 »
« Risposta #9 inserita:: Aprile 04, 2014, 09:07:00 »
E' dal 1400 che i trattatisti europei scrivono che la scherma si riduce a tempo, misura( distanza) e modo (tecnica). La velocità assoluta è utile, ma senza la velocità relativa all'avversario ( tempo) non serve.
Penso che siamo tutti d'accordo sulla teoria, ma è la pratica che è difficile.
E' dal 1400 che i trattatisti europei scrivono che la scherma si riduce a tempo, misura( distanza) e modo (tecnica). La velocità assoluta è utile, ma senza la velocità relativa all'avversario ( tempo) non serve.
Penso che siamo tutti d'accordo sulla teoria, ma è la pratica che è difficile.
É come l'improvvisazione jazz, conosco un tizio che é un pozzo di scienza teorica ma suona da cani
« Risposta #11 inserita:: Aprile 04, 2014, 17:09:43 »
Mi fà molto piacere che gia' dal 1400 i trattatisti europei scrivono che la scherma si riduce a tempo, misura( distanza) e modo (tecnica), e sinceramente sono d'accordo con loro. Volevo solo fornire un mio punto di vista costruttivo relativo a un'arte "non occidentale". La pratica è sicuramente difficile, è per questo che mi alleno. Ciao a tutti, buon allenamento!
« Ultima modifica: Aprile 04, 2014, 17:12:16 da DIAM#86 »