« Risposta #16 inserita:: Aprile 24, 2014, 12:50:57 »
Dal basso - molto basso - della mia inesperienza (VI kyu preso con molta calma, non smanio per gli esami) ed essendo un lettore accanito del forum posso dire che il tema posto da Marco mi pare molto interessante, in quanto non tratta come fatto in passato di efficacia-applicazione-sportivizzazione dell'aikido, mq molto più semplicemente pone una domanda: come possiamo pensare/sperare di "importare" il Tomiki aikido in Italia, in modo da avere ANCHE una forma competitiva di aikido esistente da decenni?
Dal basso - molto basso - della mia inesperienza (VI kyu preso con molta calma, non smanio per gli esami) ed essendo un lettore accanito del forum posso dire che il tema posto da Marco mi pare molto interessante, in quanto non tratta come fatto in passato di efficacia-applicazione-sportivizzazione dell'aikido, mq molto più semplicemente pone una domanda: come possiamo pensare/sperare di "importare" il Tomiki aikido in Italia, in modo da avere ANCHE una forma competitiva di aikido esistente da decenni?
esatto frank baldux, sono contento che qualcuno abbia capito la mia domanda per la cronaca, ho scritto una mail al sensei Tetsuro Nariyama, che è a capo dello Shodokan Aikido in Giappone. Mi ha risposto molto cortesemente dicendo di contattare il maestro Pietro Bonadei che insegna in Svizzera, vicino a Ginevra. Quasi quasi, appena riesco ci faccio un salto!
« Risposta #18 inserita:: Aprile 25, 2014, 20:30:42 »
Marco-san, visto che pratichi anche la boxe, hai gia'proposto alla World boxing association, di inserire i calci nei combattimenti? Potresti poi farlo, nel caso tu passassi al Judo, anche al Kodokan di Tokio...
Marco-san, visto che pratichi anche la boxe, hai gia'proposto alla World boxing association, di inserire i calci nei combattimenti? Potresti poi farlo, nel caso tu passassi al Judo, anche al Kodokan di Tokio...
Marco-san, visto che pratichi anche la boxe, hai gia'proposto alla World boxing association, di inserire i calci nei combattimenti? Potresti poi farlo, nel caso tu passassi al Judo, anche al Kodokan di Tokio...
Credevo che nel judo gli atemi ci fossero, anche quelli di piede...
Marco-san, visto che pratichi anche la boxe, hai gia'proposto alla World boxing association, di inserire i calci nei combattimenti? Potresti poi farlo, nel caso tu passassi al Judo, anche al Kodokan di Tokio...
È solo una mia impressione o questa è una stronzata enorme?
Lo e' l'argomento trattato; senza offesa per chi lo ha introdotto, ovviamente. Bye
Posto che non comprendo perché un tema debba essere ridotto a "stronzata"(cit.), potrei essere messo in condizioni, stante la mia giovane età marziale, di comprendere perché chiedersi se e come far arrivare l'Aikido Shodokan in Italia sia una riflessione così strana?
« Risposta #24 inserita:: Maggio 05, 2014, 17:47:33 »
Il termine era indirizzato a me, ed io non avevo voglia di pensare ad un sinonimo. Detto cio', l'Aikido e' quello che e', e non e' uno sport da combattimento, non e' difesa personale e non ha gare.
Posto che non comprendo perché un tema debba essere ridotto a "stronzata"(cit.), potrei essere messo in condizioni, stante la mia giovane età marziale, di comprendere perché chiedersi se e come far arrivare l'Aikido Shodokan in Italia sia una riflessione così strana?
non ho mai avuto dubbi sul fatto che un argomento tale venisse snobbato, lo è stato fatto già molte altre volte! Almeno per quanto riguarda in Italia, l'aikido è sempre stato relegato all'interno di precisi dogmi, tra i quali vi è il ripudio totale della competizione, come se competizione significasse per forza voler farsi fighi, essere più yeah. Ci viene insegnato a partire dal 6 kyu che le tecniche che pratichiamo sarebbero "troppo pericolose", o che "nell'aikido si ha a che fare con la vita e la morte" e quindi non si può porre un regolamento che snaturerebbe le tecniche. L'aikido è così e punto, prendere o lasciare. Ma non siamo forse già pieni di regolamenti nella nostra pratica quotidiana sul tatami? Metti il piede li, muoviti cosà...basta fare un pò di sana autoanalisi per comprendere che nella nostra pratica non esiste libero arbitrio. Inoltre, è più reale un contesto dove virtualmente è possibile tutto, ma concretamente si pratica in modo collaborativo, o uno in cui all'interno di una serie di regole si pratica in maniera non-collaborativa?
Poi c'è anche chi dice orrore orrore! Se introduci una forma di competizione la tradizione sparirebbe e si finirebbe solo ad allenare le tecniche funzionali al combattimento. Falso, perchè il karate, il judo e tutte le discipline dove c'è agonismo dimostrano che è possibile conciliare lo studio dei kata tradizionali e la pratica libera, tutto dipende da come si decide di impostare il proprio metodo.
In ogni caso, ho scritto una mail con il rappresentante dello shodokan aikido in Svizzera, che si è dimostrato disponibilissimo a venire in Italia per un seminario. Non chiede addirittura soldi! (ma non esiste, se viene un maestro in qualche modo un rimborso spese va dato) Personalmente nella mia palestra siamo in soli 5 persone, per cui se ci fosse qualcuno interessato all'argomento lo pregherei di contattarmi personalmente per capire assieme il da farsi.
al minuto 11:30 c'è un esempio di competizione. é importante sottolineare come questa sia il risultato di una pratica per livelli via via meno collaborativi che mantiene come fondamento lo studio dei kata. Il metodo pedagogico è lo stesso utilizzato ta Jigoro Kano per il judo: il confronto come occasione di analisi delle proprie competenze acquisite..
In ogni caso, ho scritto una mail con il rappresentante dello shodokan aikido in Svizzera, che si è dimostrato disponibilissimo a venire in Italia per un seminario. Non chiede addirittura soldi! (ma non esiste, se viene un maestro in qualche modo un rimborso spese va dato). Personalmente nella mia palestra siamo in soli 5 persone, per cui se ci fosse qualcuno interessato all'argomento lo pregherei di contattarmi personalmente per capire assieme il da farsi.
al minuto 11:30 c'è un esempio di competizione. é importante sottolineare come questa sia il risultato di una pratica per livelli via via meno collaborativi che mantiene come fondamento lo studio dei kata. Il metodo pedagogico è lo stesso utilizzato ta Jigoro Kano per il judo: il confronto come occasione di analisi delle proprie competenze acquisite..
Oh, Marco-san.
Il video l'ho guardato, mi è perfino piaciuto, ma tu devi dirmi solo tre cose:
1) DOVE si farà lo stage.
2) QUANDO si farà lo stage.
3) QUANTO bisogna metterci per il rimborso spese al maestro.
Perchè questa è cosa che VOGLIO, e se non sono il solo a volerla, allora c'è da farla accadere.
« Risposta #27 inserita:: Maggio 08, 2014, 15:33:02 »
sono contento che anche te Landarr trovi la cosa interessante! Prima di procedere con l'organizzazione di un eventuale stage, vorrei capire in quanti siamo interessati alla cosa. Lo stage si potrà fare nella palestra dove pratico a Bologna, ma non escludo di spostarmi io stesso qualora fosse più comodo ci fossero più adesioni da altre zone. Presumibilmente dopo settembre-ottobre. Sul rimborso non lo so, ti posso solo dire che non c'è alcuno scopo di lucro, si tratta di una dovuta forma di cortesia verso un sensei disposto a venire anche gratuitamente, quindi pochi euri e mal che vada una pizza del dopo-seminario La mia mail è marco.santandrea85@gmail.com, se chi è interessato vuole contattarmi personalmente, diventa più facile organizzarsi.
« Risposta #28 inserita:: Giugno 24, 2014, 22:49:36 »
L'AIKIDO va capito.lo pratico dal 2001 circa ed anche io all'inizio mi facevo queste domande sulla marzialita' , l'efficacia in una rissa da strada o su un ring , confronto con altri stili o semplicemente fare dei randori tra aikidoka per vedere l'efficacia di una tecnica con uke che non vuole farsela fare.l'aikido di OSENSEI come voleva lui, non e' sport o qualunque metodo o sistema di difesa personale o di combattimento con o senza armi per sconfiggere un avversario o sopravvivere ad una aggressione in strada.E' l'evoluzione filosofica,strategica,e spirituale di antiche arti marziali il cui scopo e' forgiare l'uomo e il guerriero, non come macchina da combattimento , ma come individuo capace di unirsi al mondo circostante e riportare l'armonia che vuole essere tolta.non facile da capire se si guarda solo il lato tecnico.PRATICARE PER TANTO TEMPO, e se ancora non si riesce ad uscire dal discorso della marzialita' e' meglio cercare appunto qualcosa di piu' immediato , come sport da combattimento o sistemi vari di difesa personale, dove un pugno non e' altro che un mezzo per sopravvivere. GRAZIE. CIAO.
L'AIKIDO va capito.lo pratico dal 2001 circa ed anche io all'inizio mi facevo queste domande sulla marzialita' , l'efficacia in una rissa da strada o su un ring , confronto con altri stili o semplicemente fare dei randori tra aikidoka per vedere l'efficacia di una tecnica con uke che non vuole farsela fare.l'aikido di OSENSEI come voleva lui, non e' sport o qualunque metodo o sistema di difesa personale o di combattimento con o senza armi per sconfiggere un avversario o sopravvivere ad una aggressione in strada.E' l'evoluzione filosofica,strategica,e spirituale di antiche arti marziali il cui scopo e' forgiare l'uomo e il guerriero, non come macchina da combattimento , ma come individuo capace di unirsi al mondo circostante e riportare l'armonia che vuole essere tolta.non facile da capire se si guarda solo il lato tecnico.PRATICARE PER TANTO TEMPO, e se ancora non si riesce ad uscire dal discorso della marzialita' e' meglio cercare appunto qualcosa di piu' immediato , come sport da combattimento o sistemi vari di difesa personale, dove un pugno non e' altro che un mezzo per sopravvivere. GRAZIE. CIAO.
condivido tutto quello che dici, e dirò di più...Il randori del Tomiki aikido è compatibilissimo con questa visione! Sono andato, per una sera, a provare lo stile a Ginevra, e il maestro ci ha tenuto più volte a sottolineare come gli esercizi non collaborativi servano non per fini di "difesa personale" o realtà, ma abbiano un valore educativo. Si imposta la ricerca a partire dal fatto che tutto è mutevole, e che appena inizi una tecnica l'avversario si troverà già in una posizione diversa che ti costringerà a modificare quello che stavi facendo in funzione della nuova situazione che si è venuta a creare.
Inoltre l'esecuzione dei kata e il randori sono 2 parti di uno stesso insieme e devono essere studiati in contemporanea. Alcune scuole, mi diceva il maestro, hanno cominciato ad abbandonare i kata per dedicarsi solamente alle gare, ma questo è sbagliato e contrario ai principi dello stile.