Un documentario sul tubo racconta molto sinteticamente come lo Shuai Jiao, pur nascendo come lotta vera e propria e come allenamento per i militari (con tutti dubbi e le riserve del caso), per parecchio tempo è stata una forma di intrattenimento popolare, orientata più alla spettacolarità delle azioni eseguite piuttosto che alla "efficacia in combattimento" (chiedo perdono per l'espressione abusata...).
Un documentario sul tubo racconta molto sinteticamente come lo Shuai Jiao, pur nascendo come lotta vera e propria e come allenamento per i militari (con tutti dubbi e le riserve del caso), per parecchio tempo è stata una forma di intrattenimento popolare, orientata più alla spettacolarità delle azioni eseguite piuttosto che alla "efficacia in combattimento"
Il problema dell'intrattenimento nasce all'indomani della caduta dell'imperatore in Cina all'inizio del secolo scorso. Tutti i maestri e combattenti di lotta che vivevano come professionisti, con lo smantellamento del campo imperiale dello Shan Pu Ying si sono trovati da un giorno all'altro "senza lavoro" e senza saper far altro che la lotta. Per poter vivere e sostentarsi, iniziarono così ad insegnare e cercare di attrarre gente interessata tramite spettacoli durante i quali vendevano anche medicine e unguenti per le cure (secondo la logica cinese in base alla quale un buon combattente deve anche saper curare). Per poter rendere leggibile e attraente la lotta ad un pubblico più vasto possibile, spettacolarizzavano sempre le tecniche durante le dimostrazioni.
Durante queste esibizioni, eseguivano sempre anche il numero del "palo lungo" (passatemi la definizione) che ancora oggi alcune scuole eseguono per mantenere la tradizione.