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Autore Discussione: Lotta:Sport,Gioco, Strumento Educativo. Prima Parte.  (Letto 538 volte)
Sniper OptionII
Utente non iscritto
Lotta:Sport,Gioco, Strumento Educativo. Prima Parte.
« inserita:: Ottobre 16, 2012, 13:59:28 »

Faccio una sortita in una zona estranea al mio campo d'interesse per pubblicare
una serie di articoli che ritengo interessanti per gli amanti del genere. Smiley

Per una storia della lotta… o forse no.
Come nasce la lotta?  Le risposte sono, ovviamente, tante.
Nasce come metodo per stabilire la gerarchia all’interno della tribù, come metodo per assegnare il ruolo di leader? Nasce come forma di addestramento per i giovani cacciatori che serviranno anche come guerrieri per il clan ?

Ci piace pensare, senza nessuna velleità di rispondenza storica, che nasca in modo gratuito: Un’attività che non ha altro scopo, almeno inizialmente, se non quello di divertirsi, che non vada oltre al puro piacere di mettersi alla prova.
Ci piace pensare alla nascita della lotta come a un gioco in modo molto simile a come ogni giorno nasce tra bambini li luoghi e culture diverse.
Una nascita e un’evoluzione che mette così in parallelo il macro (la storia della lotta nei secoli) al micro (la storia personale della lotta per ognuno di noi).
La lotta come un bellissima esperienza di confronto, la lotta come preciso gioco di regole, la lotta come preparazione alla vita.
Questa attività gratuita, spontanea, naturale e umana  inizia sempre, in ogni tempo e i ogni luogo, con la stessa domanda:  “Giochiamo alla lotta?”.

La lotta come gioco
Agli occhi di un inesperto un incontro di lotta può apparire una forma di confronto ben lontana dalla concezione comune di gioco.
In parte per il fallace luogo comune che vuole il gioco relegato alle attività fanciullesche (per cui due grandi che lottano non stanno sicuramente giocando), in parte perché le attività ludiche spesso vengono erroneamente limitate unicamente ad attività a rischio nullo.
Altre volte perché, molto spesso, quando si fa di un gioco una professione quest’ultimo smette di essere gioco e, a dire il vero, in alcuni deprecabili casi, smette di essere anche uno sport.

In verità i giochi rispondono a categorie più ampie di quanto si pensi. Anche senza voler tracciare delle linee guida precise, in genere si definisce come attività ludica qualsiasi attività:
Libera ( a cui non si può venir costretti senza snaturarlo), Separata (ben circoscritta in limiti di tempo e spazio dalla vita quotidiana), Incerta (il cui esito non può essere predeterminato in modo assoluto), Improduttiva (non produce mai beni, al limite può spostarli, come per il gioco d’azzardo), Regolata (vincolata a leggi rispettate dai contendenti) e Fittizia (consapevolmente esercitata come attività fuori contesto quotidiano).
E’ gioco la corsa tra bambini come la corsa dei maratoneti. E’ gioco “fare a testa o croce” come la tombola e la lotteria. Sono giochi quelli di imitazione sino al ben più quotato “mestiere dell’attore”. E’ gioco quindi e a buon diritto anche la lotta sia nella sua forma più libera (quella quasi priva di regole praticata dai bambini) che nella sua forma più strutturata quando diventa competizione sportiva.

Le regole del gioco, la trasformazione in sport
“Non vale!”
Abbiamo iniziato con una domanda e terminiamo con un’esclamazione.
In questo primo mini – excursus sugli aspetti della lotta e sulla sua evoluzione ideale da attività gratuita (il gioco dei bambini) a attività strutturata (il gioco degli adulti), l’introduzione di regole condivise segna sicuramente il passaggio decisivo.
Prima ancora della trasformazione in sport rigoroso l’introduzione di un insieme di precetti e linee guida segna infatti l’attribuzione, pur mantenendone il valore ludico di fondo, di una diversa valenza al confronto.
Non basta più l’attività in se stessa. Ora è necessario che questa attività sancisca in modo oggettivo chi è il migliore. Fossero anche regole inventate sul momento e negoziate in corso d’opera. Fossero anche principi generali, discussi dal gruppo “secondo me ha vinto lui perché…”, nessuno può più sottrarvisi.
Dal disordine all’ordine passando per lo stesso filo conduttore: il divertimento, il piacere di praticare.
Un passaggio importante che approfondiremo nel prossimo articolo.
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