Nel 1980 dire Arti Marziali significava oriente, questa era l’offerta sul mercato, inevitabile iniziare un percorso fatto di diversi stili, maestri da superare, da ricercare, nomi illustri arrivati per stage direttamente dalla Cina, pian piano si cresce e la costante determinazione alla ricerca della verità ti porta a non accontentarti di chi non sa risponderti. Nel mio caso specifico ricercando “il Mito”, la Via da seguire mi accorsi di essere un numero, sempre più importante in base a quanto denaro portavo ai vari responsabili di una piramide che aveva il vertice in oriente, il massimo delle possibilità era diventare responsabile di una succursale, riflesso di una luce che non mi apparteneva (riferimento al testo che ho inserito nel topic Aforismi-Pensieri-Saggi per riflettere). Alcune persone decisero di fondare diciotto anni fa un istituto di ricerca che si occupa tuttora di Archeologia Sperimentale, Sport e Giochi della antichità, nonché del settore Militare Romano e Greco, dove la meritocrazia è un punto inalienabile, con un corsus honorum non dettato dal soldo, in questo lasso di tempo più di quaranta musei e istituzioni in Europa ci hanno costantemente finanziato nei nostri progetti e continuano a farlo. Ragnaz, hai perfettamente ragione, quando leggi gladiatura è un po’ strano dare una collocazione a questa affermazione o una visione corretta di ciò che realmente faccio. Le mie considerazioni sorgono da esperienze reali “combatto con armi hebetes e KO”, nulla è simulato, all'interno di quel luogo chiuso che è l'anfiteatro: col sangue, le ferite, la fatica, la paura, le ovazioni, il coraggio, sentimenti sempre esistiti che portati al limite generano fortissime emozioni che ci accomunano, e la immane responsabilità come artefice di indurre il pubblico presente ad uno stato psico-emotivo che entri in simpatia col procedere di quello che qualcuno ritiene dei semplici ... “spectacula”. Devo per forza spiegare alcuni punti: le armi hebetes sono di ferro senza filo della lama e con punta arrotondata (feriscono ma non arrivano agli organi vitali), queste anticamente erano usate nella maggior parte dei combattimenti gladiatori (ventilationes, prolusiones, ad digitum e nelle palestre come sport) non a morte. I combattimenti a morte avvenivano per ogni gladiatore circa una volta nel anno con armi affilate, la percentuale di morte era del 10% documentata. Per questo è stato possibile “ricostruire” in toto l’ Arte Gladiatoria, i suoi armamenti, pubblicare libri scientifici e partecipare a documentari un lavoro irto di difficoltà, pensa i rischi nella sperimentazione, visto le premesse non ho nulla a che fare con la moltitudine di teatrali che circolano in giro. Le investiture dei nostri Gladiatori e le relative cerimonie sono regolate dal numero dei combattimenti nelle arene come anticamente, e non da esami a pagamento: da 1 a 19 -grado di Tirones-, da 20 a 99 -Gladiatore legittimo-, da 100 a 199 –Doctor-, da 200 in poi –Spectatus-. Questi combattimenti avvengono oggi, negli anfiteatri antichi di tutta Europa, in festival realizzati attraverso un grande lavoro e spirito di sacrificio, con lo scopo di confrontarsi e crescere, alle quali prendono parte organizzatori di eventi, musei, sponsor, sovraintendenze, studiosi, ricercatori, appassionati, accompagnati dalle loro famiglie. Perseguendo la ritualità originale, dove l'importante non è vincere o perdere, ma dare tutto te stesso; non puoi colpire un gladiatore a terra, devi aspettare che si rialzi, ogni volta che cade si rialza e risorge, un passo oltre i suoi limiti, mi ricorda una parola: Sacrificio. Così il pubblico si trasforma in “Testimone” diretto, nonché utente, ergo “Giudice”. Con il mio contributo vivo questa realtà, sempre in continuo sviluppo, per me ne è valsa la pena. Altrimenti si finisce come tu dici: “... e leggere libri è bello ma a volte fa quasi solo venir la frustrazione di non sapere come andare oltre...” Per eventi particolari e diciamo coincidenze fortunose alcune persone hanno deciso di andare oltre…..quanto?