Posizione, Pak Sao e Jum Sao: concetti base

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Offline Nick

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Re:Posizione, Pak Sao e Jum Sao: concetti base
« Reply #105 on: May 20, 2014, 08:44:06 am »
0
D'altra parte al capo opposto del ragionamento come facciamo a definire una disciplina? Accettiamo un canone cristallizzato?

Scusami, non ho capito. Ti stai riferendo al mio post?


Ciao Nick
Saluti Nick

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prima o poi...
...boh?

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Offline Zìxué

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Re:Posizione, Pak Sao e Jum Sao: concetti base
« Reply #106 on: May 20, 2014, 11:51:35 am »
+1
D'altra parte al capo opposto del ragionamento come facciamo a definire una disciplina? Accettiamo un canone cristallizzato?

Questo è un problema di carattere generale, che sorge ogni volta che si vuol classificare una qualsivoglia attività umana (o, più in generale, un insieme di fenomeni o entità): dipende dai criteri che si sceglie di utilizzare.

Poco sopra scrivevo:
(...) sono orientato a pensare che il nome della disciplina non indichi niente altro che una origine storica (e, se vogliamo, geografica) della stessa, ma non dia informazioni complete su cosa sia la pratica (di allenamento e di applicazione) delle diverse linee di insegnamento, degli innumerevoli istruttori (o maestri) sparsi per il mondo. (...)

Forse il "niente altro" è un po' forzato e troppo categorico, però porrei di più l'attenzione su "informazioni complete": ecco, lapalissianamente, il nome di una disciplina sicuramente la distingue da altre, ma (molto spesso) non permette di discriminare le diverse "interpretazioni" all'interno della stessa.

Personalmente trovo pragmatico (e utile nel senso sopra indicato) il "metodo" (se così si può chiamare) utilizzato nella nomenclatura dei diversi stili del karate, nel quale la doppia nomenclatura (karate+stile) da conto sia della origine comune, sia della differenziazione successiva. Con questo rispondo anche a Nick, quando osserva (secondo me correttamente) che quando due interpretazioni di una stessa disciplina divergono dovrebbero anche assumere una denominazione che permetta di discernerle e distinguerle l'una dall'altra.
In questo senso, in assenza di un "nome" distinto e riconoscibile, l'aggiunta del nome della scuola o del maestro di riferimento può essere un utile elemento di differenziazione.

Chiedo scusa, mi sa che ho deragliato dal topic originario...
Gli uomini si dividono in tre categorie: quelli intelligenti e quelli così stupidi che non sanno neanche contare

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Ferretti Enrico

Re:Posizione, Pak Sao e Jum Sao: concetti base
« Reply #107 on: May 20, 2014, 19:25:40 pm »
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..

...sebbene tutti facciano riferimento ad un unico fondatore e basino a loro pratica sugli stessi principi, si troveranno, di fatto, a praticare discipline che in comune hanno solamente il nome. ....

..

Tu devi essere un fottutissimo genio... sei assunto!!!!  :D[1]

 1. è quello che dico da tempo...  ;)
« Last Edit: May 20, 2014, 19:38:16 pm by Ving Tsun Marche »

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Offline Menosse

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Re:Posizione, Pak Sao e Jum Sao: concetti base
« Reply #108 on: May 20, 2014, 19:45:08 pm »
+1
..

...sebbene tutti facciano riferimento ad un unico fondatore e basino a loro pratica sugli stessi principi, si troveranno, di fatto, a praticare discipline che in comune hanno solamente il nome. ....

..

Tu devi essere un fottutissimo genio... sei assunto!!!!  :D[1]
 1. è quello che dico da tempo...  ;)
che se vogliamo è quello che forse preoccupava un pò tutti noi. Cioè il nome...

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Offline Semiautomatic Monkey

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Re:Posizione, Pak Sao e Jum Sao: concetti base
« Reply #109 on: May 21, 2014, 10:27:56 am »
+4
Provo a buttare lì due cents…Credo che il wing chun “risenta” di una metodologia di insegnamento che, se da un lato dovrebbe aiutare il praticante a “risolvere velocemente” errori che sono tipici di chi si avvicina alla pratica, dall’altro costringa lo stesso praticante ad un percorso per nulla ovvio.
Mi aiuto con un esempio, stupido finché si vuole, ma credo chiarificatore: nella prima forma, mi muovo (anzi sto piantato…) in un determinato modo, nella seconda forma comincio ad imparare un poco di footwork, nella terza imparo un footwork ancora diverso, all’ometto di legno metto insieme il “Modo di muoversi” della seconda e terza forma, dopodiché con la forma ai coltelli, devo imparare ancora un altro tipo di footwork. Tutte queste fasi sono infarcite da un sacco di dhrills, esercizi, il chisao è uno di questi, in parte, come dice VTM utili al raggiungimento di certe qualità, in parte utili alla correzione di errori.
Purtroppo molte volte l’insegnamento è a “compartimenti” stagni, quindi il praticante fatica a costruirsi una “visione d’insieme” nel breve periodo. A volte è l’insegnante che sbaglia:
1)   Semplicemente neppure lui ha capito di che si tratta, e pensa che gli esercizi servano a “combattere”.
2)   Oppure fa l’errore di mantenere lo studente ( che a volte fa rima con “Cliente”) tutta la vita a fare esercizi, magari con l’intento di correggerlo, invece di dirgli chiaramente “Guarda, ci abbiamo provato, ma ti consiglierei di cambiare. Per te andrebbe molto meglio x, y o z”.
3)   Oppure, proprio non ci ha capito una mazza, e sforna persone che sanno ragionare solo a compartimenti stagni
Insomma, la didattica è importante, il linguaggio della didattica ancora di più. Un cinese, ha bisogno di conoscere qualche migliaio di ideogrammi, per poter leggere un libro relativamente complesso. Il significato di molti di questi ideogrammi dipenderà dal contesto e dalla sua posizione nella frase. E questi ideogrammi, sono costruiti da tante piccole lineette che per il cinese assumono significato. L’europeo ha un alfabeto fatto di pochissimi segni. Va da sé che l’Europeo ed il cinese “Conoscono, apprendono, fanno esperienza del mondo” in modi diversi. A mio avviso, anche il “Linguaggio didattico” deve mutare nel rispetto di due set-up mentali  decisamente diversi. IMHO, eh! Scusate l’eccessiva semplificazione…
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Offline Nick

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Re:Posizione, Pak Sao e Jum Sao: concetti base
« Reply #110 on: May 21, 2014, 13:30:51 pm »
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Personalmente trovo pragmatico (e utile nel senso sopra indicato) il "metodo" (se così si può chiamare) utilizzato nella nomenclatura dei diversi stili del karate, nel quale la doppia nomenclatura (karate+stile) da conto sia della origine comune, sia della differenziazione successiva. Con questo rispondo anche a Nick, quando osserva (secondo me correttamente) che quando due interpretazioni di una stessa disciplina divergono dovrebbero anche assumere una denominazione che permetta di discernerle e distinguerle l'una dall'altra.
In questo senso, in assenza di un "nome" distinto e riconoscibile, l'aggiunta del nome della scuola o del maestro di riferimento può essere un utile elemento di differenziazione.

Tenendo però presente che "interpretazioni divese di una disciplina" è una cosa. Modificarla nello scopo un'altra. A quel punto si può arrivare tranquillamente ad uno stile diverso, non più ad una "corrente" dello stile principale.


Chiedo scusa, mi sa che ho deragliato dal topic originario...

Anch'io ma sa. Ma forse non poi così tanto.

Ciao Nick
Saluti Nick

Ricordati...
prima o poi...
...boh?

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Ferretti Enrico

Qu
« Reply #111 on: May 21, 2014, 16:43:56 pm »
+1
.. dall’altro costringa lo stesso praticante ad un percorso per nulla ovvio.
...
Purtroppo molte volte l’insegnamento è a “compartimenti” stagni, quindi il praticante fatica a costruirsi una “visione d’insieme” nel breve periodo. A volte è l’insegnante che sbaglia:
..
3)   Oppure, proprio non ci ha capito una mazza, e sforna persone che sanno ragionare solo a compartimenti stagni
Insomma, la didattica è importante, il linguaggio della didattica ancora di più. ... A mio avviso, anche il “Linguaggio didattico” deve mutare nel rispetto di due set-up mentali  decisamente diversi. IMHO, eh! Scusate l’eccessiva semplificazione…

Discorso condivisibile e corretto.

I problemi culturali hanno un impatto minore secondo me.

Il problema io l'ho individuato più che altro negli insegnati, in coloro che diffondo una disciplina e finiscono, agli occhi del mondo, per incarnarla.

Il tutto ovviamente notevolmente agevolato dall'utenza media che si rivolge al "Kung Fu": molto più sensibili al folklore e alle apparenze che non alla sostanza delle cose.

Spoiler: show
Ho visto dottori laureati e specializzati andare contro ogni principio della meccanica corporea e del buon senso solo perché lo chiedeva l'orientale a cui si erano affidati.
Ragazzi che non sarebbero in grado di coordinare il braccio sinistro con la gamba destra assurti a ruolo di insegnanti solo perché avevano raggiunto il "grado" e che gestiscono scuole.

E mi fermo qui, và.....

Alla fine la cosa buffa è che nella maggior parte dei casi mi trovo d'accordo con le critiche mosse al mondo del "tradizionale" e capisco anche che se non lo hai visto da vicino e non lo hai girato parecchio da fuori sembra tutto uguale...