Eppure, per comprendere bene Jung, inizierei proprio da "L'uomo e i suoi simboli", cercando però l'edizione di Raffaello Cortina (tanto se si va in Statale... ), che è corredata da una serie di illustrazioni, senza le quali l'opera un po' perde. Per comprendere Jung, io inizierei da Kant e da Cassirer (ma soprattutto da Kant - gli archetipi sono, alla fine, forme a priori a modo loro. E, naturalmente, Freud - almeno le due serie di lezioni di "Introduzione alla psicanalisi".
Ma guarda che coincidenza!! La linea criticista Kant-Cassirer -... è proprio la principale corrente su cui mi sto focalizzando da qualche tempo. Significa che in qualche modo Jung mi stava "chiamando", proprio per questa affinità.
Per quel che riguarda Kant, condivido quello che sostieni sulla struttura trascendentale degli archetipi come forme a priori del nostro pensiero: il discorso si potrebbe estendere, scendendo nel particolare, anche alla distinzione tra "intellectus archetypus" e "intellectus ectypus" presente nella "Critica del Giudizio".
Le due serie di lezioni di Freud le ho lette per un corso di Storia della Psicologia, in cui Jung era però soltanto citato per accenni e riferimenti a Freud e Bleuler, ma per il resto totalmente lasciato nell'oblio (chissà come mai... ). Vedrò di iniziare da "L'uomo e i suoi simboli", cercandomi anche gli altri libri che tu mi hai preziosamente citato.
Sulla questione del simbolico in Jung:
«La parola simbolo deriva dal greco “symballein”, mettere insieme. Ha a che fare, quindi, con cose riunite insieme, o con un materiale
composito che, come mostra l’espressione, noi consideriamo globalmente. Potremmo tradurre la parola simbolo con “qualcosa visto come una totalità” o con “una visione di cose riunite in un tutto”. Tutte le volte che abbiamo a che fare con una grande varietà di aspetti o con una molteplicità di cose che formano un’unità interconnessa – nella quale tutte le parti separate sono intrecciate insieme in modo così stretto che non riusciamo a separare o a togliere alcuna parte senza distruggere i collegamenti e perdere il senso della totalità – dobbiamo ricorrere al simbolo. La filosofia moderna ha formulato questo modo di considerare le cose in quella che è nota come teoria della Gestalt. Un simbolo, quindi, è una Gestalt – una forma – viva, la somma totale di una serie altamente complessa di fatti che il nostro intelletto non riesce a padroneggiare concettualmente, e che perciò non può essere espressa in alcun altro modo che non sia l’usi di un’immagine.»
(C.G. Jung).
Non so ancora da dove sia tratta (se l'ho sapete, fatemi un fischio...) e l'ho presa da qui: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=10151339892567228&set=a.246924072227.170796.53329447227&type=1&theater
Sono contento che la discussione si stia sviluppando.
SI simbolo deriva da una tavoletta di coccio che veniva spezzata in varie parti ognuna consegnata ad una persona diversa, per non mi ricordo più che cosa
, tra l'altro etimologicamente è vicino alla parola diavolo, o meglio ad uno dei significati etimologicamente possibili.