Non sono mai stato nelle Filippine e quindi parlo per l'idea che mi son fatto e se scrivo castronerie chiedo a Cooks che ne sa più di me di correggermi.
Almeno fino a qualche anno fa e forse ancora oggi in certe zone, soprattutto rurali, lo studio dell'arnis (baston, estokada o come caspita lo chiamano i locali) non era affatto sbandierato né tanto meno pubblicizzato. Non era tenuta segreta la pratica, ma semplicemente non si racconta/va in giro per una forma di riservatezza.
So di un ragazzo italofilippino per esempio che tornato in vacanza nell'arcipelago un paio d'anni fa per far visita ai parenti ha scoperto solo per caso che un suo parente era un vecchio praticante e pure bravo.
Alla domanda “perchè non me l'avevi mai detto?” la risposta è stata un laconico “non me l'hai mai chiesto, neanch'io sapevo tu praticassi in Italia.”
Un vecchietto senza nessuna cintura o certificato a testimoniare la sua bravura perchè quella dei gradi è un'usanza recente di influenza straniera, che però ha dimostrato di saperci fare in pratica al ragazzo, che nell'arnis è tutt'altro che uno sprovveduto.
La mentalità di testare le giovani generazioni locali in contesto duellistico e non ufficiale, forse con qualche scommessa di contorno, pare che non sia neppure sparita del tutto, nonostante le sfide siano illegali da più di 50 anni. Più o meno è una sorta di test di qualità nella trasmissione da generazione in generazione della cultura marziale locale per i maestri di domani. Non è automatico che accada ma potrebbe succedere a un giovane praticante avanzato filippino in patria di essere sfidato e per loro cultura le sfide ritenute tali si accettano. Secondo il mio buon senso direi meglio un po' più di riservatezza per prevenzione che ritrovarsi a combattere in un contesto dove la sicurezza della salute dei coinvolti è molto meno tutelata rispetto a contesti sportivi, senza contare eventuali avversari che possono prendere un'eventuale sconfitta in duello sul personale.
Si vocifera di chiusura molto maggiore per accedere ad alcuni ambienti marziali e per alcuni stili nel sud dell'arcipelago ma è difficile farsi un'idea plausibile se realmente esistono o no guardando così da lontano fisicamente e culturalmente.
Quello che sembra un dato di fatto è che in alcune zone ci sono organizzazioni armate e nascoste legate a idee politiche e/o religiose, pare legate al terrorismo locale e a volte i giornali le associano a organizzazioni per quello internazionale. E' il motivo per il quale la Farnesina e gli stessi filippini che vivono in Italia sconsigliano alcune zone delle Filippine per turismo ma c'entrano poco le arti marziali.
Non utilizzerei comunque il termine sette legato alle amf.
La tradizione marziale veniva trasmessa poco tramite lezioni collettive con molti partecipanti come può capitare oggi con l'interesse degli occidentali ed economico, la trasmissione era più legata alle lezioni private o semiprivate, nel cortile dietro casa c'era solo un gruppetto ristretto di allievi scelti dal maestro e dal circolo dei vecchietti dello stile.
Non era però una setta, era solo un circolo “privato”.Ancora oggi con le am ufficialmente aperte a tutti se vado da un maestro (e non parlo di uno pseudotale) a prendere lezioni e non gli vado a genio, rischio di allenarmi con lui senza che di fatto mi insegni nulla e da allievo non è così scontato che me ne accorga.