Pratico la meditazione da quando avevo 14 anni, in diverse forme e diversi approcci, orientali, occidentali... posso dire di averne tratto diversi benefici in vari campi della vita, soprattutto quando la costanza mi permetteva di farlo 20 minuti al giorno o 20 minuti due volte al giorno.
In effetti la mia soglia del dolore è piuttosto alta, per le piccole cose (tranne i brufolini sulla parte medio-bassa della schiena che quando qualche stronza me li schiaccia la ucciderei).
Ma devo dire che per le cose serie tipo recuperi post chirurgici, legamenti ricuciti, estrazione del dente del giudizio posto in orizzontale sotto gengiva... sono crollato dal dolore.
Ricordo a 18 anni un maestro di Kenpo che venne a trovarmi durante il recupero da un intervento perché prendendo un calcio contro la mano mi si era strappato un legamento del pollice... ero a terra arcuato dalle fitte di dolore e quello mi puntò l'indice nel mezzo della fronte e disse "respira, il dolore è solo nella tua mente". Gli volevo bene, ma lo mandai a quel paese coi suoi dei con tanta veemenza e cattiveria che pensò ad un esorcismo come unica via d'uscita.
Però... qualcosa sul dolore l'ho capito (quando circoscritto nel tempo di ore e non protratto per mesi) nel farmi l'enorme tatuaggio che mi avvolge la schiena, il petto, le braccia.
Sono due passate da 26 ore l'una. (nel senso che è stato ribattuto dopo anni con altre 26 ore)
Normalmente si divide in sedute da tre ore.
Ma in Sicilia da un amico per spendere il minimo, dovetti contrarre i tempi per sfruttare la permanenza, arrivando a sedute di 7 ore.
La prima volta le provai tutte: recitazione di un mantra, meditazione, mordere un fazzoletto bagnato arrotolato, vidi persino un topo guida che mi diceva di andare con lui.
Ma sentii malissimo. In certi punti un male atroce.
Cercavo di sfuggire dal dolore ed il cervello era subito pronto a ricordarmelo.
La seconda volta che ribattei tutto il tatuaggio, anni dopo, avendo riflettuto su questo fatto, provai l'approccio opposto:
Invece di provare a scappare con la mente, obbligavo il cervello a sentire il dolore cercando addirittura di moltiplicarlo, di immaginarmelo più forte, tenevo il focus incollato al punto dove batteva la macchinetta a 5 aghi. L'immagine per rendere l'idea di come tenessi il cervello incollato al dolore è quando tieni la testa del gatto contro la pipì che ha fatto sul letto perché l'annusi e capisca perché lo sgridi.
E così... successe l'incredibile. Il cervello scappò.
Cominciai a sentire piacere, come se la macchinetta fosse una ruvida linguetta di gatto che mi lambiva dolcemente la pelle. Furono 26 ore così, di totale rovesciamento della percezione.
Nota: no, non ha funzionato nei molti mesi di recupero dai due interventi al braccio le cui fitte erano in grado di farmi inginocchiare a terra.
E sì, ha funzionato quando mi sono fatto togliere un tatuaggino nel braccio fatto a scuola con la saldatrice gratis invece che pagando col laser.