Nel mio stile né saluto né ringrazio i fondatori, di cui tra l'altro so praticamente nulla. Riposino in pace, visto che son morti.
Per tradizione le conoscenze marziali si trasmettono solo tra familiari o comunque tra appartenenti di una comunità molto ristretta.
I maestri hanno sempre scelto a chi insegnare. Con l'avvento del business, fanno meno selezione degli allievi a monte ma decidono comunque cosa insegnare e a chi.
Quel che ho visto io infatti penso che dal caposcuola e nella sua famiglia sia considerato come abc “standard”, nonostante alcune cose non si trovino facilmente in video didattici o su youtube.
Non vuol dire che ci siano chissà quali segreti. Diciamo che tendenzialmente molti maestri si tengono per loro o per chi vogliono loro, i “trucchetti” del mestiere. Poi ci sono i megamaestroni che se la tirano come se fossero Genghis Khan e tolto il fumo negli occhi ai loro adepti paganti non hanno veramente nulla di concreto da insegnare.
La tradizione culturale asiatica non è priva di una buona dose di diffidenza.
Da qualcuno questa volontà di riservatezza su alcuni aspetti è giustificata dal fatto che non si regalano le proprie armi a qualcuno di cui non ci si ha la certezza di potersi fidare e che domani le potrebbe usare contro di noi.
Qualche mese fa un maestro di uno stile giapponese definiva semplicemente spazzatura alcune applicazioni comunemente associate come traduzione marziale dei movimenti delle forme. Diceva che qualche decennio fa erano state propinate anche a lui, che considerava i movimenti dei kata ottimi da imparare ma diceva che normalmente chi li insegna a noi in Occidente non ha idea del loro significato reale.
Le applicazioni che mostrava lui in alternativa erano tutte finalizzate a concludere lo scontro velocemente, dritto al sodo, senza se e senza ma. La sua domanda retorica era: pensate davvero che nelle situazioni di vita o morte in passato i combattenti potessero permettersi di andare per il sottile, mossi dal codice cavalleresco, dalla ricerca della pace nel mondo e dall'ammmore verso il nemico?
La tradizione da cui vengono le am filippine, penso personalmente anche quelle di altre origini, si chiama semplicemente la legge del più forte. L'evoluzione è finalizzata esclusivamente a migliorare l'efficacia. Nonostante il rispetto per gli anziani e per la cultura, la tradizione è considerata in secondo piano, per quanto interessante.
Diamo più importanza noi alla loro tradizione di quanta gliene diano realmente loro. A qualche furbetto la cosa fa anche comodo per "allungare il brodo".
Ci recriminano spesso di fare troppe domande senza praticare quello che il maestro chiede. La didattica orientale prevede un pizzico di riverenza per l'insegnante e a me fa storcere il naso anche solo la parola riverenza.
In effetti serve più a noi capire il contesto di origine e la mentalità che a quelli che ci sono cresciuti dentro. La bellezza estetica dei movimenti a loro non interessa proprio.
Gli shows pubblicitari, spesso fatti da pseudomaestri e in alcuni casi anche da insegnanti bravi, con quelle applicazioni che Claudio/Giannizzero definirebbero filippinate, meriterebbero un discorso a parte ma mi sembra di aver già scritto un intervento-mattone da far invidia a "guerra e pace".