Nello specifico, però, leggendo un libro sull'etica del guerriero antico di area greco-romana, ho notato che periodicamente[1] fasi storiche in cui l'impeto coraggioso era ritenuto la massima espressione delle virtù guerriere si sono susseguite ad altre che prediligevano il calcolo, la freddezza e il "contegno" marziale..cito a memoria "quando la pelle di leone non basta, ci si copre con quella di volpe". Credo che simili ricorsi siano naturali e radicati (si parlava anche di rappresentazione "culturale" dell'aspetto bellico-marziale) nella visione del mondo occidentale.
Bel 3d.
torno a dire che secondo me cercare dei paralleli tra il soldato ed il combattimento uno vs uno, dal ring al duello allo "streetfighting" è comunque improprio.
Ricordo anche io che per esempio tra gli spartani durante il periodo della guerra con formazioni oplitiche il gesto "coraggioso" di impeto era considerato in maniera estremamente negativa perchè metteva a rischio tutta la struttura della falange.
O più tardi l'invasione della Gallia da parte di Giulio Cesare, i galli erano combattenti forti, furiosi e temibili ma disorganizzati, l'organizzazione delle formazioni legionarie infatti ne è uscita vincitrice.
In periodo precedenti in cui l'organizzazione delle formazioni non c'era o era agli albori
[2] le battagli erano sostanzialmente una grossa somma di "duelli" uno vs uno l'atto eroico soiltario del campione invece era la "summa" della virtù marziale.
In società fondamentalmente "militari" come era quella romana almeno agli inizi i valori delle persone erano intimamente connaturati all'impostazione "militare", normale che ne fossero influenzati.
Quindi i due paragoni di comportamento secondo me applicati qui risultano fuori dal corretto contesto.
Naturalmente se ho scritto idiozie, visto che sono considerazioni che ho maturato tramite una formazione da autodidatta, chiedo a chi ne sa di più di corregermi.