Interessante. Almeno da quello che ho capito da google traduttore. Personalmente sono d'accordo con l'autore che quando si diventa vecchi le discipline interne prendono una "deriva" più salutistica per quanto già nascano, dopo l'avvendo delle armi, con l'intento di preservare la salute oltre che come disciplina di autodifesa.
Un pò meno d'accordo, ma può essere che ho capito male io, il solito discorso sull'energia interna come qualcosa di non ben definito, ma che fa vivere meglio e a lungo se la si coltiva. Dato per assodato che fare ginnastica faccia vivere meglio sul fatto che faccia vivere più a lungo è tutto da vedere.
Ma al di là di questo sono molto più vicino all'idea di Qi descritta nei 13 saggi sul taiji di Cheng Man-ch'ing che paragona il Qi alla resistenza dei nuotatori e come i nuotatori il praticante accresce la propria resistenza "nuotando" nell'aria invece che nell'acqua.
Ma sempre di resistenza si tratta. Il Qi come resistenza mi piace molto di più.
Ho letto anch'io i 13 Saggi di Chen Man Ch'ing e mi ricordo quella parte. Ti ringrazio per avermela evocata. Chen Man Ch'ing aggiungeva pure, se non erro, che praticare Taijiquan è come "nuotare nell'aria" e, quando si pratica la forma, bisognerebbe immaginare di muoversi dentro l'acqua.
Tutto molto giusto e aiuta, sono d'accordo con te che pensare il Qi come resistenza sia un'idea/interpretazione interessante.
Esiste anche per il zhang zhuan (le posture) nell'Yiquan e anche nel Taikiken, un esercizio di visualizzazione chiamato "Nanso" (vado a memoria), che consiste nell'immaginare di stare sotto una doccia calda, sentendo l'acqua che scorre nel corpo. Mi ha molto aiutato all'inizio e vedo che funziona bene con i principianti. Per lavori posturali più avanzati si concepisce tutto un sistema di elastici immaginari con cui collegare le varie parti del corpo.
Per gli spostamenti l'esercizio fondamentale è il Mocabu, in cui si immagina di camminare nel fango. Mi ricordo che in un suo articolo Tokitsu applicava questa immagine del fango anche durante la pratica della forma di Taijiquan, dicendo che mano a mano il liquido in cui ci si muoveva doveva diventare sempre più denso (cioè offrire sempre più resistenza) passando gradualmente dall'aria all'acqua e infine al fango. Lui parlava di "allenarsi con carichi immaginari". Certo, è sempre meglio un carico reale che uno immaginario a mio parere, ma mi sembra una più visione utilizzabile del Qi rispetto ad altre più metafisiche e vaghe.