Partecipare ad un seminario di arti marziali è sempre una emozione particolare per me, a maggior ragione quando – come in questo caso – l’evento si svolge in una data particolare come l’anniversario della morte di O’Sensei Ueshiba Morihei.
Questo del Tai Sai di aprile nel mantovano è oramai una piacevole tradizione, e la ricorrenza di un evento così importante per un aikidoka (ma anche per un qualsiasi praticante di discipline marziali) non può che aggiungere un ulteriore valore ad un seminario che già ne avrebbe molto di suo.
Le condizioni metereologiche che ci accolgono sabato mattina non sono delle migliori, ma ci pensa subito Patrizia a metterci subito di buon umore, offrendo a ciascuno di noi una “sbrisolona”, dolce tipico mantovano tanto buono quanto ipercalorico.
Rinfrancati nel corpo e nello spirito iniziamo la pratica con l’Aiki-ken; prima un sempre utile ripasso dei suburi di base, con sempre nuovi particolari da scoprire e da limare, poi una serie di ken-awase sviluppati a partire dal quinto e settimo suburi, con un “gran finale” a bokken incrociati all’altezza dello habaki particolarmente interessante sia per l’evidenza della importanza del lavoro del bacino che per la valenza simbolica che si può attribuire alle fasi del suo svolgersi.
Pausa pranzo in una trattoria vicina e nel pomeriggio si riparte con la sessione di tai-jutsu.
Ancora una volta, il M° Paolo Corallini evidenzia l’importanza della data scelta per l’incontro, invitando tutti i partecipanti ad uno “shuren keiko”. Il termine “shuren” può tradursi come “raffinare lo spirito attraverso una pratica sincera ed intensa” e l’esortazione è stata proprio quella di praticare in maniera determinata ed energica dal punto di vista fisico, ma con altrettanta acuta e decisa concentrazione.
Il principio della sessione è stato dedicato, come sempre, agli esercizi di “tai no henko” e “kokyu-ho”, anche in questo caso con numerose sottolineature di particolari fisici e non solo...
A seguire, l'insegnamento si è sviluppato sulla pratica in awase partendo da una presa alta del polso (morote dori ue kara shita made) per effettuare diverse tecniche sia di proiezione che di immobilizzazione.
Al termine della sessione di pratica, gli esami di passaggio di grado, che hanno visto cimentarsi sul tatami candidati che si presentavano per gradi dallo shodan allo yondan e che superavano tutti brillantemente l’impresa.
Nella serata cena in compagnia, protratta sino a tardi e deliziata da una serie di gustosi manicaretti e da chiacchiere e libagioni, favorite anche da una luna quasi piena che illuminava il cielo finalmente sgombro di nubi.
La domenica mattina è stata dedicata allo Aiki-jo, sempre partendo dai suburi di base per poi passare ad una serie di esercizi di jo-awase e concludere con il san-ju-ichi no kumi-jo, preceduto da una illuminante illustrazione da parte del M° Corallini del significato del termine “kumi”, che troppo riduttivamente e sbrigativamente viene spesso tradotto come “scontro”.
Al termine, l’annuncio dell’esito degli esami di passaggio di grado, inframezzato dagli applausi e dai complimenti (e dal respiro di sollievo degli esaminati...) e poi saluti, abbracci, ringraziamenti al M° Paolo Corallini ed a Francesco Corallini sensei per la loro pazienza e disponibilità, a Emilio, Damiano e Patrizia per la organizzazione, al folto gruppo di praticanti provenienti dalla Germania, ed a tutti i presenti che hanno onorato, nel modo migliore, la memoria del Fondatore.