Nota informativa riguardo il tema della conferenza e sulla relatrice, giratomi dalla stessa:
La dottoressa Bianca Braggio medico-psicologo-sociologo ed esperta in medicine naturali parlerà dell'importanza dell'alimentazione nel prevenire varie malattie.
La maggior parte delle malattie che affliggono oggi il mondo occidentale sono in gran parte dovute a uno stile di vita scorretto e all'assunzione di cibi nocivi che favoriscono patologie come le cardiopatie, l'ipertensione arteriosa, i tumori ecc.
Anche l'uso e l'abuso di farmaci possono essere causa di malattie. Già qualche anno fa una prestigiosa rivista internazionale di Medicina (Jama) pubblicò una ricerca da cui emergeva come l'abuso di farmaci fosse la quarta causa di morte negli ospedali americani. Pertanto prevenire è meglio che curare e anche nella cura è opportuno usare metodi naturali fra cui l'adozione di una dieta adeguata.
La relatrice, pur riconoscendo alla Medicina convenzionale il merito di aver sviluppato sofisticate apparecchiature di diagnostica, presidi chirurgici e farmacologici atti alla cura di diverse malattie, critica il modello meccanicistico e riduzionistico che la sottende e che trascura il fatto che l'individuo è una entità mente-corpo in costante interazione con il suo ambiente. Già Ippocrate nel 400 A.C., il primo medico nella storia della medicina occidentale, concepiva il malato nella sua complessità psicosomatica e considerava come fattori scatenanti della malattia anche gli eventi climatici, l'ambiente e in particolare il cibo.
La conferenza tratterà dei cibi da evitare o quantomeno da limitarne l'uso.
Fra i cibi nocivi in primis ci sono le proteine di origine animale il cui uso eccessivo oltre a favorire le maggiori malattie che sono causa di morte nel mondo occidentale ha prodotto danni incalcolabili all'ambiente attraverso lo sviluppo abnorme degli allevamenti intensivi con tutto quello che ne consegue: distruzione delle foreste, inquinamento, spreco di energia e di acqua e incremento della fame nel mondo. Tale comportamento, accanto all'agricoltura intensiva che non rispetta più i ritmi naturali (rotazione, biodiversità, ogm ecc.), si inscrive in una logica di predazione e di sfruttamento dell'uomo nei confronti della natura (e dei propri simili), provocando così sempre di più un suo allontanamento dall'oikos, casa, da cui deriva il termine ecologia e dalla sua casa interiore (il proprio Sé).
Ciò è all'origine anche di tanta distruttività e sofferenza che affliggono oggi gli esseri umani : guerre, ingiustizie sociali, disagi individuali e collettivi. “Ciò che abbiamo creato”, dice un filosofo contemporaneo E. Morin :”è la civiltà della barbarie”.
E' auspicabile che, attraverso scelte consapevoli di rispetto della propria salute e di quella del pianeta che possano iniziare anche da ciò che noi decidiamo di mettere nel nostro piatto l'uomo dia avvio a una sorta di rivoluzione copernicana che lo porti a superare la visione antropocentrica e a considerare al centro dell'universo non più se stesso ma la vita in ogni sua manifestazione (umana, animale, vegetale, minerale). In quanto noi facciamo parte di un tutto e il tutto fa parte di noi. Il capo indiano Seattle nel 1948 in suo discorso rivolto al presidente degli Stai Uniti ammoniva: “Uomo ciò che tu fai alla Terra lo fai a te stesso”.