Conseguenze psicologiche da minaccia con arma

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Offline Dieselnoi

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Re: Conseguenze psicologiche da minaccia con arma
« Reply #15 on: June 23, 2010, 19:02:16 pm »
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Hahaha forse ci ho abitato al Barca, tra il 1990 e il 1993! Avevo un appartamento un bel pò dopo l'arco del Meloncello, appena oltre la Pizzeria Piccolo Drago!

E' già Barca?

Ma i ceffi peggiori erano gli ingegneri arrapati senza speranza tra cui me!

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Re: Conseguenze psicologiche da minaccia con arma
« Reply #16 on: June 23, 2010, 21:05:00 pm »
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Hahaha forse ci ho abitato al Barca, tra il 1990 e il 1993! Avevo un appartamento un bel pò dopo l'arco del Meloncello, appena oltre la Pizzeria Piccolo Drago!

E' già Barca?

Ma i ceffi peggiori erano gli ingegneri arrapati senza speranza tra cui me!

Barca era più avanti, da via della barca a dietro il treno, fino al campo sportivo. nel 90-93 c'erano ancora le bande che intercettavano in scooter quelli che entravano al quartiere e non ne facevano parte... io però ci sono andato nel 96, ricordo che gli amici di mio fratello non riuscivano a venirlo a trovare i primi tempi perché non li facevano entrare nel quartiere, loro dicevano chi venivano a trovare ma non ci conosceva ancora nessuno.

Ma era già all'acqua di rose rispetto al pilastro, i tempi in cui c'era la guerra fra i due quartieri io non li ho visti, li ha vissuti un mio amico che ha 44 anni.

Al pilastro ci entrai nel 96 con mia madre in macchina, entrammo in un bar, avevo 16 anni. Il bar oltre ad essere fatiscente arredato come un'officina con tanto di calendario porno, era frequentato da ceffi sfregiati e gente a torso nudo.

Ci circondarono, salimmo in macchina, ce ne andammo, ci inseguirono a piedi urlando.

Ricordo uno in particolare che cantava Heidi a squarciagola per la strada.

Lì tutti stavano in strada, in mezzo, a giocare a pallone o a smontare motorini. 

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Offline Diego

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Re: Conseguenze psicologiche da minaccia con arma
« Reply #17 on: June 23, 2010, 23:36:50 pm »
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Leggevo in un altro forum, pur non potendo giudicare l'affidabilità di chi lo scriveva, che il freeze durante uno scontro a fuoco o il malessere e il vomito alla fine di esso possono accadere ai novellini come ai veterani in prima linea al fronte.

Allo stesso modo penso che l'immobilizzazione da panico in una situazione ostile o successive ripercussioni psicologiche possano accadere a tutti, anche a chi è più abituato a gestire lo stress in  contesti a rischio, se pur con percentuale di probabilità inferiore. Per quanto possano essere simili ogni scenario reale è diverso dall'altro.

Come scritto da Aivia non tutti reagiamo allo stesso modo e non è neppure scontato che una persona reagisca sempre allo stesso modo a situazioni simili in periodi diversi della vita.

Cominciando a leggere l'episodio pensavo che rientrasse nella casistica di minaccia per rubare l'auto secondo un modus operandi che sembra abbastanza consueto in una città straniera non lontano dal confine italiano.

Un conoscente, a quanto pare, ha avuto parecchi problemi di insonnia dopo una pistola puntatagli in faccia nel parcheggio sotto casa. D'altra parte sembra che si fosse trasferito in zona dopo essersi mangiato i soldi di una cassa con la quale era scappato. E' probabile che il benvenuto a casa con l'arma da fuoco era il segnale che qualcuno si ricordava di lui ed era venuto a sapere dove si era trasferito.

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Offline Dieselnoi

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Re: Conseguenze psicologiche da minaccia con arma
« Reply #18 on: June 24, 2010, 09:21:15 am »
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Certo che Bologna non te lo saresti immaginato che era così: al di fuori della città se ne cominciò a parlare dopo la storia della Uno Bianca. Delle volte (anni 80) facevo delle gare di semi-contact in una palestra di via Stalingrado, credo non sia lontanissima dal pilastro. Mi portava mio papà o andavo in macchina coi compagni più grandi che avevano la patente.
E non ci avevamo mai fatto caso.
Ma chi erano quei tipi? Meridionali della camorra? O era una (ormai rarissima) criminalità autoctona bolognese?

Il panico da arma: secondo me è un pò una roulette: non è detto che se non ti sei bloccato la prima volta non ti blocchi anche la seconda. Io credo che l'unico antidoto con Un PO' di effecacia sia quello di sentirsi guerrieri romantici dentro e aver letto con passione un fracasso di storie di guerra e violenza. Entra a far parte della memoria riflessa. Quando è capitato a me, in Ecuador, son stato lucido. Dopo mi tremavano le gambe ma è finita tutta lì.
Va da sè che se avessi dovuto combattere davvero avrei subito conseguenze più pesanti...


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Re: Conseguenze psicologiche da minaccia con arma
« Reply #19 on: June 24, 2010, 14:52:49 pm »
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Via stalingrado viene percepita come brutta via dalle mogli e dalle vecchiette perchè la sera ci sono trans e prostitute, ma anche se è architettonicamente una brutta via, è comunque molto tranquilla e centrale.

Dietro la stazione partiva una via oscura, via fioravanti, che dava su un quartiere interamente abitato da nordafricani, era pieno di quei negozietti loro che vendono alimentari e birra anche di notte, e quelli giravano in bande di ubriachi anche in ramadam e si accoltellavano, si picchiavano, il tutto con pochi lampioni funzionanti. Da due anni hanno tirato giù tutto e speso un mucchio di soldi per crearci la nuova, bellissima, illuminatissima sede del comune, con tanto di locale fighetto ben illuminato, ma tutt'intorno non vi è un negozio che abbia l'insegna in italiano. Tuttavia, oggi ci vanno anche le ragazze in quella via. (i balordi si sono spostati 800 metri più indietro e fanno casino in una via più in là, un'altra strada molto lunga, la polizia però ci fa diverse retate, tutte molto fruttuose. Il problema sono poi i magistrati, perchè ormai lo sport nazionale dei poliziotti è quello di girare per strada in macchina e, indicando la gente, dire: ecco, quello l'ho arrestato questo lunedì, quell'altro lì l'ho arrestato giovedì scorso ed ha pure cercato di accoltellarmi... ecc.)

Un'altro posto loschissimo che hanno tirato giù da poco fu il livello 57, l'isola senza legge.

Era sotto il ponte di via stalingrado, ponte che poi crollò e da quel momento li spostarono e poi piano piano con la scusa dei cantieri li dispersero.

Nonostante il nome "via stalingrado", quel degrado sociale esisteva soltanto sotto il ponte, perchè su via stalingrado non potevano andare, erano come topi nascosti nel buio.

Quando ero piccolo, il 70% dei tossici e degli scappati di casa d'italia veniva a rifugiarsi a bologna, per le sue maglie larghe politiche, ben note.

Quando la gente cominciò a non poterne più, (la gente perbene, quella che teme il degrado non per giusti motivi estetici, ma per paura)  dedicarono alla feccia quella zona, il livello 57.
A volte ci andavo per fare un giro allo zoo. Era una zona molto vasta, dove le persone erano strette come in una città mercato turca, lo spaccio era alla luce del sole (in senso metaforico, perchè era una zona buia ed umida) con tanto di bancarelle ed ovunque vi erano murales e opere d'arte inneggianti la morte dei poliziotti, corredate con la solita scritta ACAB. C'erano circa 2000 persone, lì.

Mai visto un poliziotto in divisa entrare in quell'inferno, forse questi erano gli ordini del sindaco, per contenerli senza che dessero fastidio alla città, ma senza cacciarli, cosa che politicamente a bologna non si può fare. quando entravi al livello, lasciavi la legge fuori, ed eri responsabile per quello che ti poteva accadere.

Riguardo a barca e pilastro, sì, erano quartieri in cui in passato ai tempi dell'esodo meridionale, furono sistemati tutti lì, in case del comune. Inoltre era lì che mettevano a casa tutti quelli che uscivano di galera, e piano piano cominciarono ad integrarci anche gli extracomunitari.

Il pilastro è tutt'ora un quartiere ad alta criminalità, mentre alla barca è rimasto solo il nome, rispetto agli anni 70-80.

Quelli erano anni di continue guerre fra i due quartieri,  poi, la droga se ne portò via un bel po', e la gabbia si prese gli altri.

Forse oggi più che di zone e di quartieri bisognerebbe parlare di gruppi etnici, perchè ad esempio gli albanesi (quelli cattivi, ci sono anche quelli onesti) vivono in zone diverse, ma quando devono agire agiscono in gruppo, un po' come gli italiani all'estero.

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Offline Ván

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Re: Conseguenze psicologiche da minaccia con arma
« Reply #20 on: September 11, 2010, 22:00:55 pm »
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Via stalingrado viene percepita come brutta via dalle mogli e dalle vecchiette perchè la sera ci sono trans e prostitute, ma anche se è architettonicamente una brutta via, è comunque molto tranquilla e centrale.

Dietro la stazione partiva una via oscura, via fioravanti, che dava su un quartiere interamente abitato da nordafricani, era pieno di quei negozietti loro che vendono alimentari e birra anche di notte, e quelli giravano in bande di ubriachi anche in ramadam e si accoltellavano, si picchiavano, il tutto con pochi lampioni funzionanti. Da due anni hanno tirato giù tutto e speso un mucchio di soldi per crearci la nuova, bellissima, illuminatissima sede del comune, con tanto di locale fighetto ben illuminato, ma tutt'intorno non vi è un negozio che abbia l'insegna in italiano. Tuttavia, oggi ci vanno anche le ragazze in quella via. (i balordi si sono spostati 800 metri più indietro e fanno casino in una via più in là, un'altra strada molto lunga, la polizia però ci fa diverse retate, tutte molto fruttuose. Il problema sono poi i magistrati, perchè ormai lo sport nazionale dei poliziotti è quello di girare per strada in macchina e, indicando la gente, dire: ecco, quello l'ho arrestato questo lunedì, quell'altro lì l'ho arrestato giovedì scorso ed ha pure cercato di accoltellarmi... ecc.)

Un'altro posto loschissimo che hanno tirato giù da poco fu il livello 57, l'isola senza legge.

Era sotto il ponte di via stalingrado, ponte che poi crollò e da quel momento li spostarono e poi piano piano con la scusa dei cantieri li dispersero.

Nonostante il nome "via stalingrado", quel degrado sociale esisteva soltanto sotto il ponte, perchè su via stalingrado non potevano andare, erano come topi nascosti nel buio.

Quando ero piccolo, il 70% dei tossici e degli scappati di casa d'italia veniva a rifugiarsi a bologna, per le sue maglie larghe politiche, ben note.

Quando la gente cominciò a non poterne più, (la gente perbene, quella che teme il degrado non per giusti motivi estetici, ma per paura)  dedicarono alla feccia quella zona, il livello 57.
A volte ci andavo per fare un giro allo zoo. Era una zona molto vasta, dove le persone erano strette come in una città mercato turca, lo spaccio era alla luce del sole (in senso metaforico, perchè era una zona buia ed umida) con tanto di bancarelle ed ovunque vi erano murales e opere d'arte inneggianti la morte dei poliziotti, corredate con la solita scritta ACAB. C'erano circa 2000 persone, lì.

Mai visto un poliziotto in divisa entrare in quell'inferno, forse questi erano gli ordini del sindaco, per contenerli senza che dessero fastidio alla città, ma senza cacciarli, cosa che politicamente a bologna non si può fare. quando entravi al livello, lasciavi la legge fuori, ed eri responsabile per quello che ti poteva accadere.

Riguardo a barca e pilastro, sì, erano quartieri in cui in passato ai tempi dell'esodo meridionale, furono sistemati tutti lì, in case del comune. Inoltre era lì che mettevano a casa tutti quelli che uscivano di galera, e piano piano cominciarono ad integrarci anche gli extracomunitari.

Il pilastro è tutt'ora un quartiere ad alta criminalità, mentre alla barca è rimasto solo il nome, rispetto agli anni 70-80.

Quelli erano anni di continue guerre fra i due quartieri,  poi, la droga se ne portò via un bel po', e la gabbia si prese gli altri.

Forse oggi più che di zone e di quartieri bisognerebbe parlare di gruppi etnici, perchè ad esempio gli albanesi (quelli cattivi, ci sono anche quelli onesti) vivono in zone diverse, ma quando devono agire agiscono in gruppo, un po' come gli italiani all'estero.

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Molto interessante, diverse cose della mia città ancora non le conoscevo.
Grazie.
suddently... life has new meaning.

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machine gun yogin

Re: Conseguenze psicologiche da minaccia con arma
« Reply #21 on: September 11, 2010, 22:08:07 pm »
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Premetto che questo non sarà un lungo post in cui espongo le conseguenze psicologiche, che non conosco.

Semplicemente, conosco una ragazza il cui fidanzato da sei mesi è sotto tranquillanti per lo spavento che si è preso in seguito ad una minaccia (forse lo scherzo di un tossico) con un'arma da fuoco (forse finta).

E' andata così: lui era in auto col finestrino giù, fermo al semaforo. Di mattina. E' passato un tipo forse fatto, che gli ha puntato una pistola forse finta al fianco. Non gli ha chiesto nulla, soldi, nulla.

Subito dopo se n'è andato, e questo ragazzo (di 37 anni circa) è andato a fare denuncia contro ignoti.

Fin qui, tutto bene, non fosse che il ragazzo ha iniziato ad avere crisi di panico, attacchi d'ansia, manie di persecuzione, ogni persona in macchina dietro di lui gli sembra che lo stia seguendo e gli voglia far del male.

Ora vive sotto ansiolitici che gli prescrive lo psichiatra.

Nonostante questo, ogni giorno si sente minacciato ed ha paura.

Noi siamo abituati a parlare di questioni puramente tecnico tattiche relative alla minaccia con lama, bastone o pistola, ma questo avvenimento mi ha fatto riflettere sul fatto che forse per molte persone normalissime (lui non aveva mai dato segni di squilibrio prima) la minaccia con arma può rappresentare un evento terribile, ingestibile, congelante. Altro che disarmo, pugno, ecc. Terrore puro.

Forse sarebbe da tener presente quando si insegna a persone dal lavoro normalissimo, a donne, ecc.

Rimango comunque cosciente che il suo è un caso limite e forse proprio sanissimo non era, solo che magari non aveva ancora incontrato un forte stimolo scatenante.

Qualcosa non mi convince in questa storia..
probabilmente il ragazzo aveva seri problemi anche prima e nessuno se ne era mai accorto.

L'evento ha semplicemente fatto da catalizzatore.