Le notizie provenienti dal Giappone, con il loro carico di dolore e distruzione, hanno reso più triste un incontro che avrebbe meritato una cornice ben più lieta. Pure, nonostante lo sgomento che tutti noi abbiamo provato e proviamo, è giusto guardare avanti ed è doveroso dare conto di quello che è stato questo incontro.
Prima di tutto, può essere interessante illustrare come si svolge un seminario del genere, la qual cosa risponde anche ad una domanda fatta giorni fa, ma premetto che io parlo da utente e non da organizzatore, quindi la mia sarà una testimonianza parziale e non certo una spiegazione esaustiva.
Dopo lo sperimentato successo dei “
Master” si è constatata l’importanza di offrire delle occasioni di pratica incentrate su argomenti specifici, che permettessero di approfondire e sviscerare un singolo principio nelle sue diverse applicazioni, dalla esecuzione basica a quella più evoluta.
Personalmente, soffrendo la difficoltà della distanza dai miei insegnanti, trovo questo approccio didattico molto proficuo, perché permette ad insegnanti e Dojo-cho di consolidare la loro didattica, ed agli allievi di avere una idea del “come” e del “perché” certe cose vanno fatte.
L’appuntamento dello scorso fine settimana era dedicato a Nikyo, si partiti con una “revisione” (utilissima, almeno per me) sulle modalità di esecuzione del kihon in omote ed ura, evidenziando i tanti piccoli ma significativi particolari che rendono la tecnica efficace ed efficiente. dalla esecuzione in kihon si è passati ai kino-nagare per “fluire” (è il caso di dirlo!) nel pomeriggio alle “oyo-waza”, ovvero alle tecniche di applicazione, il cui il principio di base viene “adattato” alla situazione contingente. Domenica mattina dedicata a “henha waza”, ovvero a “variazioni” della applicazione un po’ più ampie rispetto alle “oyo-kaza”, per poi passare a “kanren-waza” (due o più tecniche concatenate) e finire con “kaeshi-waza” (contro-tecniche di risposta che “annullano” una tecnica eseguita in maniera imprecisa) come ciliegina sulla torta.
Sul tatami diverse decine di yudansha e mudansha hanno praticato con impegno ed attenzione, e credo che tutti – ciascuno per il suo livello – abbiano tratto giovamento da questo fine settimana di pratica.
merito, innanzitutto, di Francesco Corallini sensei, che nonostante la sua giovane età dimostra oramai una padronanza ampia e consolidata capacità tecnica e didattica, unita ad una non comune chiarezza espositiva e disponibilità personale (credo che abbia camminato più lui sul tatami in questo fine settimana che un pellegrino sulla Via Francigena! :-D).
Onore al merito agli organizzatori, Francesco e Fausto in primis (che mi hanno gentilissimevolmente scarrozzato tra Dojo e albergo per due giorni) per la location scelta, davvero superba.
Altrettanto va detto degli uke che hanno permesso di esprimere al meglio a Corallini sensei la sua esposizione didattica: Andrea, Marco, Ivan e Francesco (vado a memoria, ma qualcuno l’ho senz’altro dimenticato) si sono “sacrificati” con una disponibilità davvero esemplare (nella esposizione delle kanren waza con esecuzione in sequenza di nikyo – shihonage – kote-gaeshi e iriminage sembrava di vedere un kata della “Gatto Silvestro Ryu” con uke sbatacchiato a destra e sinistra :-) ).
Dulcis in fundo, la premiazione dei due vincitori della borsa di studio dedicata al compianto Gianfranco Leone sensei, e nella serata di sabato, cena conviviale con chiacchiere, risate, aneddoti e randori di simpatia in quantità industriale.
Insomma, riassumendo, davvero un bellissimo momento da ripetere al più presto.