da qualche parte ho letto, che quando al nostro ipotetico aggressore, entra in circolo la noradrenalina,
le pupille si restringono, smette di gridare e si trasforma in un predatore.
Domanda:
come faccio anche io a sfruttare la noradrenalina e diventare un T-rex?
Con abitudine mentale a pensare da predatore?
Con allenamenti estenuanti?
Sono milioni di anni che scaliamo la catena alimentare e pur non avendo zanne ed artigli grazie alla nostra aggressività smisurata rispetto ad altre specie, grazie al sacrosanto atteggiamento di violenza anche solo fine a se stessa e non legata solo al cibo, grazie ad un cervello sempre più sviluppato come problem solver tattico-strategico e come utilizzatore e fabbricatore di oggetti e sistemi d'arma, siamo al vertice della catena e riusciamo a scannarci per una sigaretta non offerta o per un'amicizia tolta da facebook...
Davvero credi ti serva un'increzione di norepinefrina per "diventare" un predatore?
Chi ti ha convinto di essere una preda? La chiesa? Lo stato? La tv? L'educazione ricevuta da bambino con tanto di patetici "buoni e cattivi", "guardie e ladri", "russi e americani..".
Sei l'arma più sofisticata che la natura abbia partorito fino ad ora, puoi predare gli squali in mare e i leoni nella savana, derivi da migliaia di generazioni di tuoi avi che hanno combattuto e vinto per poter vantare oggi un discendente ancora in vita... sei la somma totale delle loro esperienze ed abilità, capace di ingannare, fingere emozioni complesse, ideare metodi letali anche premeditati e proiettati nel futuro e nello spazio distante da te.
Tutto il tuo corpo e la tua mente sono una macchina da combattimento e da riproduzione perfetta. O davvero ti hanno convinto di essere specializzato in uso del computer, vendemmia, giro dei bar notturno?
Sei il predatore più temibile che la terra abbia partorito.
L'aggressore di solito ha una vampata in faccia, rossa, con dilatazione delle pupille, in questa fase alza la voce. Poi la voce si fa stridula o assente, la pelle bianca, le pupille rimpiccioliscono, le gambe iniziano a tremare.
Ma questo lo fanno anche le capre quando sanno che le stai per macellare.
Altro che predatore, quella è disperazione. La disperazione è un'arma forte, certo. Se è per questo anche i tori hanno corna forti. Ma non sono predatori.
Tu intanto sorridi, hai i battiti poco più che regolari, sei in una situazione che trovi familiare, vedi le sue arterie del collo pompare e questo ti stimola l'appetito.
Non te ne frega niente se ti ucciderà, perché sei già morto, per quel che te ne frega. Può essere anche più forte di te.
Solo che adesso tu vuoi giocare. Con lui.
Lo punti. ti avvicini piano piano. Un piccolo passo, il corpo si protende, lo sguardo si fa interessato e porta con se quel sorriso a labbra chiuse. Non vuoi che ti scappi perché sai che potrebbe correre più forte di te. Non vuoi che attacchi perché potrebbe anche essere più forte o armato. A volte le prede sono molto più forti dei predatori. Questo non fa di loro dei predatori.
Ma non stiamo parlando di forza.
Aspetti l'angolazione giusta, il momento giusto perché un balzo troppo presto comporterebbe la sua fuga o risposta, un balzo troppo tardi comporterebbe il suo attacco preventivo.
Decoy... un rumore, una ragazza che passa, una sigaretta buttata negli occhi, monete, l'attimo di un battito di ciglia è quello che aspetti. Può essere quella domanda spaziale che pronunci rilassato: "ma io... ti conosco... tu dove abitavi a sette anni?"
La sua gola è quello che punti, a dire il vero non riesci a pensare ad altro.
Se parliamo di predazione.
Se invece parliamo di rituali di sottomissione/dominazione fra mammiferi... beh, allora il t-rex non centra, meglio che pensi ad un gorilla che si batte il petto per dire che è più grosso.
Ma nella nostra razza bastarda ed assassina non si riproduce di più chi vince a braccio di ferro, e non è predazione fare a pugni con uno che ci ha spinto senza scusarsi.
In quei casi predazione può anche significare chiedere scusa e mostrarsi sottomessi, per poi attaccare a sorpresa.
Si è perso il confronto rituale di dominazione, ma si è predato un proprio simile, la preda più intelligente ed armata, la più pericolosa.
In fin dei conti... il verme che si dimena infilato nell'amo... è preda o predatore?
La sua gola può essere anche simbolica. Un suo punto debole, nell'animo. Può battersi il petto come una preda che gioca a fare il predatore, ma se guardi con gli occhi del predatore, potresti scorgere quelle parole che, se pronunciate, possono farlo crollare miseramente a piagnucolare.
Non si tratta di vincere, neanche di portare a casa la pelle.
Queste sono rispettivamente esigenze del gorilla e della capra.
Si tratta di mangiare le sue emozioni, la sua anima, le sue sicurezze e ciò in cui crede.
Prendere il controllo delle emozioni altrui nella nostra cultura ovina è considerato grave sintomo di sociopatia... ma tutti da bambini giocavamo a nasconderci e poi saltare fuori dicendo buuu! ...godendo della risposta emotiva dell'altro da noi indotta.
Quello è predare. Non ha a che vedere con la sfida o il duello.
Ciò che è sbagliato è la tortura, che sia fisica o psicologica, il controllo protratto nel tempo. Goderne significa avere tare cerebrali.
Tutto quanto ho detto, è riferito all'aggressore che affronta la sua "vittima" e quindi in realtà è una preda disperata che prova a fare il predatore.
Se l'aggressore invece è in linea con la propria natura, non c'è molto da poter fare: zac, da dietro, e siamo morti. Senza tanti preamboli o minacce.
Predare non è confrontarsi.
E' attendere l'opportunità e finire il lavoro.
In questo caso, possiamo solo lavorare sull'opportunità. Non dandone troppe.
E se mettere in sicurezza la propria rete ci richiede di essere degli hacker, togliere le opportunità ci richiede di tornare a vederle negli altri, di cercarle negli altri. La buona notizia è che siamo perfetti per questo.
Basta togliersi di dosso un po' di cultura piagnucolante e repressiva.
Tanto, possiamo lavorare una vita sulla capacità e sulla ricerca di opportunità, ma senza l'intenzione di fare del male, non c'è rischio per nessuno.
L'intenzione è una scelta.
E qui entra in gioco il libero arbitrio...
Non prediamo tutto ciò che è più piccolo e corre...
Prediamo solo quando lo scegliamo.