metodologie di allenamento e performance reale

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metodologie di allenamento e performance reale
« on: November 04, 2011, 15:23:33 pm »
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Spero di non risultare OT rispetto a un forum di marzialisti, ma volevo condividere con voi l'ultima intervista fatta a Jolly Lamberti (uno dei più forti scalatori italiani in attività, gestore di una palestra a roma, sviluppatore da anni di metodi per l'allenamento fisico e mentale, guida alpina e diplomato isef). Parla di arrampicata, è vero, ma quel che dice si può facilmente traslare e adattare anche ad altri sport, am e sdc compresi.

http://www.planetmountain.com/News/shownews1.lasso?l=1&keyid=38745
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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #1 on: November 15, 2011, 16:41:43 pm »
+2
Hmm...forse è colpa mia che do per scontati certi parallelismi.
Vediamo se così è meglio compreso (mi sarei aspettato molti commenti, visto che quando questo argomento viene fuori, sono sempre fiumi di carta):

estrapolo dall'intervista, in particolare, questo passaggio:

Talento, allenamento, testa, geni... quanto contano questi fattori nell'arrampicata di alto livello?
Il motivo per cui la scalata di punta, il vertice della piramide, si è staccato in maniera enorme rispetto anche solo a 10 anni fa, sono i geni: si pesca dentro un campione di un milione di praticanti. Ho molte probabilità di trovare dei mutanti. Il motivo per cui la media, invece, è visibilmente peggiorata è che si allena male, perché non segue il principio base dell'allenamento, il principio di specificità: "allenati per la maggior parte del tempo in maniera il più possibile simile a quello che dovrai fare in prestazione."


Spiegati meglio.
La massa si allena per il 90 per cento fuori dal campo, in situazione diversa da quella reale. Per questo motivo è venuta fuori una intera generazione di resinari forzuti ma fifoni, pieni di ansia da prestazione ( il fatto di tenersi tanto in palestra li stressa di più outdoor) e con poca tecnica. Quasi tutti quelli che fanno i gradi incredibili, oggi, si allenano soprattutto scalando fuori. Sono loro, oggi, che seguono il principio di specificità, come facevamo gli scalatori fricchettoni negli anni ottanta (che erano infatti tutti bravi a scalare). Attenzione: le sale indoor non sono una cosa negativa. Anzi, danno la possibilità a tutti di fare una attività completa, divertente, sana e vicino casa. Solo che non è quella la vera scalata.


Queste importanti considerazioni possono essere equiparate, nella pratica marziale, alle disquisizioni riguardanti l'applicazione in contesti non collaborativi della propria arte, dallo sparring a pieno contatto al match, a una simulazione in DP.
Lamberti in pratica sta dicendo che dopo decenni di sperimentazione e analisi di casi reali, il risultato è stato di vedere gente che a furia di decontestualizzare la propria disciplina, quando andava bene ha migliorato solo la prestazione nel contesto in cui si è specializzato, nel peggiore non ha migliorato neppure quella, ma in entrambi i casi è stata peggiorata la prestazione nel contesto in cui dovrebbe svolgersi.
In particolare, nell'arrampicata, estremizzando il lavoro a secco, la preparazione atletica aspecifica, e annullando la pratica in ambiente (vale a dire andando in montagna a scalare), si è perso il lavoro sia mentale sia quello fisico specifico.
Il parallelismo con le arti marziali fatelo voi, ma è abbastanza automatico.

Nel passaggio successivo dell'intervista, essendoci ancora meno termini specifici della scalata, il parallelismo è più facile:

Questo va un po' contro i tuoi interessi. Da anni gestisci una palestra, hai anche sviluppato un metodo di allenamento molto specifico.
Ho sviluppato un sistema per allenare la forza e la resistenza che funziona, che fa aumentare la forza e la resistenza. Ma questo non si tramuta necessariamente in miglioramento sul campo. Aumentano sono solo i valori a secco. Quindi in parte è stato un fallimento, perché l'aumento dei valori a secco si tramutava in risultato solo per quei pochi che già scalavano bene e con una notevole maestria sulla roccia vera. Quindi la mia frustrazione da allenatore mi impose di cercare di sperimentare altre strade. Ho visto che il problema era il rendimento. Rendimento inteso in senso letterale, cioè come rapporto tra potenzialità e risultato effettivamente conseguito. Molto semplicemente, ha un basso rendimento chi fa un 7c, ma ha dei livelli di forza e resistenza per fare un 8c, mentre ha un alto rendimento chi fa un 6c ma sfrutta al 100 % le proprie potenzialità. Aumentando il rendimento, si aprono nuove possibilità di miglioramento, sia per i giovani che per i vecchi. Riuscire ad andare veramente al 100%, è il vero obiettivo da perseguire.

Chiaro. Ma come?
Ci vuole un cambiamento di prospettiva. Prima partivo dai livelli di forza e resistenza per cercare poi di far aumentare il risultato. Oggi analizzo il risultato, cerco di capire se è consono con i livelli di forza e resistenza, quindi cerco di individuare ed eliminare il più possibile i freni. Se il rendimento è basso bisogna eliminare i freni. Anche se il grado è alto. Ripeto, rendimento non vuol dire risultato. E' inutile aumentare a dismisura la potenza di una macchina se questa è frenata. Si arriva ad un plafond oltre il quale non si può più pompare energia. Se non si aumenta il rendimento si arriva presto ad una soglia (grado conseguito) che non si riesce più a superare anche se ci si allena tanto e per tanto tempo. E questo è quello che accade alla maggior parte degli scalatori medi: arrivano ad un certo livello, e lì stazionano per sempre, indipendentemente dall'allenamento. Ho smesso di sperimentare allenamenti di forza, e mi sto dedicando allo studio di metodologie per migliorare la fluidità, velocità, sfruttamento dei riposi, memorizzazione veloce delle sequenze, respirazione, paura di cadere e in generale le componenti mentali emozionali. Quella capacità di andare "alla muerte" fino all'ultima presa senza mollare.
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Offline GiBi

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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #2 on: November 16, 2011, 11:43:29 am »
0
Hmm...forse è colpa mia che do per scontati certi parallelismi.
Vediamo se così è meglio compreso (mi sarei aspettato molti commenti, visto che quando questo argomento viene fuori, sono sempre fiumi di carta):

Giustamente..ti rompiamo sempre sulla specificità o meno degli eserczi per le AM ed ora che un bell'articolone è quì..  :-X
Rileggo, così poi non faccio considerazioni o domande banali..
 

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Offline Dipper

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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #3 on: November 16, 2011, 23:31:04 pm »
0
Non so perché questo 3d mi era sfuggito. Me lo leggerò con la calma che merita :thsit:
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Offline Takuanzen

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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #4 on: November 17, 2011, 12:56:34 pm »
0
Questa è la parte che mi ha colpito di più e che ho interpretato come il nucleo concettuale dell'articolo:

Chiaro. Ma come?
Ci vuole un cambiamento di prospettiva. Prima partivo dai livelli di forza e resistenza per cercare poi di far aumentare il risultato. Oggi analizzo il risultato, cerco di capire se è consono con i livelli di forza e resistenza, quindi cerco di individuare ed eliminare il più possibile i freni. Se il rendimento è basso bisogna eliminare i freni. Anche se il grado è alto. Ripeto, rendimento non vuol dire risultato. E' inutile aumentare a dismisura la potenza di una macchina se questa è frenata. Si arriva ad un plafond oltre il quale non si può più pompare energia. Se non si aumenta il rendimento si arriva presto ad una soglia (grado conseguito) che non si riesce più a superare anche se ci si allena tanto e per tanto tempo. E questo è quello che accade alla maggior parte degli scalatori medi: arrivano ad un certo livello, e lì stazionano per sempre, indipendentemente dall'allenamento. Ho smesso di sperimentare allenamenti di forza, e mi sto dedicando allo studio di metodologie per migliorare la fluidità, velocità, sfruttamento dei riposi, memorizzazione veloce delle sequenze, respirazione, paura di cadere e in generale le componenti mentali emozionali. Quella capacità di andare "alla muerte" fino all'ultima presa senza mollare.[/i]
Mi porta a chiedermi:

Qual'è il mio rendimento all'interno della mia pratica marziale?
Quali sono i freni della mia pratica marziali?

Visto che alla prima non riesco a rispondere in maniera chiara, chiedo al buon Nicola un aiuto:
esiste una definizione scientifica di "rendimento", legata all'attività motoria?
Almeno nell'arrampicata, cosa si intende praticamente (aldilà della definizione teorica) con questa parola? A cosa corrisponde nella pratica/esperienza dell'arrampicata?
Grazie.  ;)
« Last Edit: November 17, 2011, 12:58:07 pm by TakuanZen, Maestro di Giustizia »


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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #5 on: November 17, 2011, 14:43:51 pm »
0
Qual'è il mio rendimento all'interno della mia pratica marziale?
Dipende da cosa pratichi.
In generale è il rapporto tra la prestazione reale che hai in quell'arte divisa per le potenzialità massime che hai.

Quote
Quali sono i freni della mia pratica marziali?
I tuoi non li so, né conosco specificamente quelli della tua arte, però ce ne sono alcuni comuni a tutti gli sport, e altri comuni a un certo genere di sport. Così su due piedi mi vengono in mente principalmente i freni mentali, che possono in parte o totalmente diventare anche fisici.
Ad esempio: paura della competizione, paura del confronto, non sufficiente fiducia nei propri mezzi/capacità, paura di non riuscire ad applicare quel che si è studiato, incapacità di focalizzare la mente nel momento della prestazione al problema che ci si pone, incapacità di gestire uno o più tipologie di stress, etc.


Quote
Visto che alla prima non riesco a rispondere in maniera chiara, chiedo al buon Nicola un aiuto:
esiste una definizione scientifica di "rendimento", legata all'attività motoria?
Non so nei testi tecnici come è definita, ma in genere la definizione che ti ho dato dovrebbe calzare.
Il problema è come si quantifica la capacità massima teorica che può dare un individuo in un dato gesto atletico/competizione.
Per questo, io lo ricordo dall'atletica, esistono i "test" pregara. Che non sono strumenti perfetti, ma consentono di effettuare stime con discreta precisione delle proprie capacità.

 
Quote
Almeno nell'arrampicata, cosa si intende praticamente (aldilà della definizione teorica) con questa parola? A cosa corrisponde nella pratica/esperienza dell'arrampicata?
Grazie.  ;)
Lamberti intende, nell'arrampicata, gente che in allenamento a secco e in sala di arrampicata tiene prese e compie movimenti sufficienti per scalare una difficoltà di (dico un numero) 8a, mentre quando poi va in parete non riesce a superare il 7b.
Questa persona teoricamente potrebbe raggiungere, con le sue capacità e il suo livello di forma fisica/tecnica, una certa difficoltà, ma di fatto, a causa di una serie di fattori limitanti, non raggiunge mai quest'obiettivo.
Di solito, almeno nell'arrampicata, il problema è soprattutto a livello mentale.
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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #8 on: November 22, 2011, 09:28:34 am »
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Sono in piena battaglia con un mio neoallievo per fargli lasciare circa l'80% di quello che fa in sala pesi.... XD
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« Reply #9 on: November 22, 2011, 09:40:41 am »
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Che errori fa?
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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #10 on: November 22, 2011, 10:10:03 am »
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Errori nn so perchè grazie a Dio la sala pesi la guardo solo il giorno in cui porto i nani a nuoto e mi basta; diciamo che ha un'impostazione troppo fitness e troppo legata alle macchine...cosa che, tra l'altro, trova conferma in alcuni problemi che lui ha a livello fisico.
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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #11 on: November 22, 2011, 11:33:22 am »
0
http://www.shavemagazine.com/body/fitness/Bulking-Up-Essential-Tips-for-increasing-your-Body-Mass

Grazie John, un ottimo e dettagliato articolo.

E pensare che ho avuto recentemente discussioni con insegnanti di educazione fisica e fisioterapisti, che demonizzano ancora i pesi liberi e difendono le macchine come l'unico giusto modo di lavorare con i pesi, perchè si isola la schiena e bla bla bla... :'(

Siamo ancora arretrati da quel punto di vista. E' chiaro che poi anche la preparazione motoria e teorica dei nostri giovani ne risente e stanno tutti a pomparsi con le macchine, mentre osservano allo specchio come si gonfiano i muscoli...[1] :vomit:
 1. Nelle palestre se chiedi di lavorare coi pesi, la maggior parte ti fanno fare solo macchine e ne trovi una marea di tizi simili. Per fortuna non sono tutti così. Per quello preferisco allenarmi a casa, per ora.
« Last Edit: November 22, 2011, 11:40:47 am by TakuanZen, Maestro di Giustizia »

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« Reply #12 on: November 22, 2011, 11:48:41 am »
0
dipende a che livello e in che sport.
Io nell'atletica ho praticamente quasi sempre lavorato a bilancere libero.
Ovviamente, prima di metter su certi pesi, si sono sprecati gli esercizi a bilancere scarico, per affinare la tecnica, ed evitare infortuni.
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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #13 on: November 22, 2011, 14:17:05 pm »
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Poi quando incontrano i giobbinotti americani o russi che fanno pesi veri dai 16 anni piangono.... :thsit:
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Re:metodologie di allenamento e performance reale
« Reply #14 on: November 22, 2011, 15:41:45 pm »
0
E JBJ intanto si lega ancora di più.... XD
100kg in più di stacco in due anni.... :whistle:

http://mma-connection.com/strength-conditioning/jon-jones-preparing-for-ufc-140/
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