Tokitsu nel suo libro effettua una classificazione dei kata che credo ormai tutti conoscono:
- Hyoen gata: le forme di esibizione
- Rinto gata: le forme di combattimento
- Rentan gata: le forme di respirazione e di rafforzamento
Premetto che questa classificazione secondo me è dubbia, in quanto a parte il suddetto autore, non ho trovato altrove (se non le citazioni dello stesso) una distinzione simile.
Inoltre sarebbe stato un po' meno vago se almeno si fossero collocati i kata, o almeno alcuni di essi nelle varie scuole, dentro queste categorie.
Di sicuro è possibile però distinguere alcuni rentan gata da altri. Gli esempi principali sono Sanchin e Tensho, a cui si potrebbero aggiungere ad esempio Hangetsu / Seishan e magari Tekki / Naihanchi secondo alcune interpretazioni.
Tutti gli altri... mah?
Ora, se lo scopo è un'esibizione qualunque cosa può andare bene in realtà.
Se lo scopo è il combattimento, beh... ci sono molti elementi che indicano che il kata non abbia una reale utilità in combattimento. Prima che cominciate a scrivere premetto che in questa discussione
non mi interessa parlare del rapporto tra kata e combattimento, chi avesse degli elementi a sostegno da aggiungere sull'argomento può scrivere
qui o
qui.
Mi interessa invece aprofondire i rentan gata in questa sede. Dunque, a livello di rinforzo fisico anche qui l'utilità è dubbia e non entro nuovamente nel merito rimandando ai link di cui sopra.
Però se c'è una qualità che non si può negare ai kata è quella di corroborare lo spirito, di dare un benessere psicofisico difficilmente descrivibile altrimenti. Potremmo usare la definizione di "meditazione in movimento", e secondo me non siamo molto lontani dalla verità.
E' una sensazione che secondo me chiunque abbia praticato kata con piacere e costanza conosce
[1].
Tale stato credo possa portare anche a delle degenerazioni, come la masturbazione dell'ego, o la credenza che questo benessere sia indice di essersi allenati in modo completo.
Tuttavia, abusus non tollit usum, non credo che queste degenerazioni siano necessarie ed inevitabili. Facendo kata all'aperto ad esempio, magari in un posto verde e arieggiato, io ho ottenuto delle sensazioni molto positive di comunanza con la natura e di espansione del mio spirito.
Ultimamente essendo state un po' demolite le convinzioni che avevo sui kata, ne ho diminuito molto la pratica da alcuni mesi, e devo dire che il mio corpo in qualche modo mi sta richiedendo di tornare a praticarlo, soprattutto in questo momento di scarsissima energia psicofisica.
Ovviamente questo implica tornare al kata con un approccio ben differente da quello precedente per i motivi che penso siano stati già spiegati a sufficienza.
Nel topic di Kuramoto Takuan riconosce la forma del video
[url]https://www.youtube.com/watch?v=hf-s0cPM3tI#[/url]
come rentan gata.
Ora al riguardo io vorrei che chi conosce questo aspetto dei kata mi spiegasse:
- Come distinguere un rentan gata, ovvero fornire degli elementi precisi per poter dire "sì questo è un rentan gata", "no, questo non lo è".
- Caratterizzare il rentan gata, cioè spiegarmi che tipo di movimenti e quali atteggiamenti si devono tenere. Respirazione forzata o naturale? Movimenti naturali o in contrazione? Schiena dritta e naturale o addome contratto come nel video? Oppure ci deve essere alternanza?
Essendo molto diverse le forme di respirazione, energetiche (o almeno presunte tali) nelle varie correnti tra loro e anche rispetto alle forme degli stili interni cinesi, sarebbe interessante se ci si potesse orientare.
O ancora, contrariamente a quanto dice Tokitsu, va bene tutto, ma è importante lo stato mentale?
E' richiesto l'intervento di chiunque, karateka e non, purchè costruttivo
sono graditi esempi, spiegazioni, confronti.
Astenersi dall'intervenire i detentori della verità assoluta e coloro che hanno capito tutto mentre gli altri non sanno niente. Grazie.