Dico la mia, in modo “eretico”.
Il chi sao, “dovrebbe” essere un esercizio, la cosa buffa è che non si sa bene a cosa serva…tu incontri un’altra persona che pratica wing chun con l’idea di allenarti un poco, e TA-TAC!, prima cosa che fa si mette in una posizione buffa invitandoti a fare un bel poon sao…ma perché? Che cavolo di allenamento sarebbe?
Posto che il chi sao lo DEVI insegnare, perché altrimenti non pratichi Wing Chun (sic!
), se voglio o mi trovo ad utilizzare la distanza corta, me la devo saper guadagnare…ma quando arrivo a distanza corta, magicamente mi accorgo che tutto il mio allenamento nel chi sao non mi serve a granché. Con un grappler, vengo stuprato, con un judoka proiettato, con uno che fa bjj finalizzato… a che serve?
Se arrivo a quella distanza, devo tener presente che per controllare il mio avversario, ho bisogno non di una struttura scoliotica, e pugnetti vari, quanto di un esercizio lottatorio che mi abbia permesso di imparare a tenere sotto controllo il partner…a mio avviso, quello che fa Alan Orr non è né carne, né pesce, pur essendo interessante, a modo suo.
Personalmente, cerco di insegnare a gestire la distanza, a guadagnarsela…quello che mi insegna il chi sao “Classico” lo uso a sprazzi, quando serve: imbocco\finta, ne risulta un contatto, uso l’informazione per controllare\tenere e nel contempo colpire. Sono attimi. Dentro e fuori, di poco ma quanto basta, e mantenendo il contatto. Uso il corpo, non le braccia. O meglio, cerco di…
A volte mi si dice che quello che pratico, non è wing chun, che somiglia al silat, ad una boxe sporca…che uso troppe leve, troppe ginocchiate, eppure pratico wc. Gli inutili smanacciamenti da distanza chi sao, servono a poco, se “giochi” con un pugile dilettante te ne rendi conto subito, un momento è alla distanza dove tu vorresti tenerlo, l’attimo dopo è fuori di quel tanto che gli basta per smontarti il fegato.
Sempre IMHO, semplificando vi è la distanza di scherma (riesco a calciare in modo efficace, un passettino e mi può entrare un “uno\due), quella di scambio (colpi corti, ganci stretti e montanti), quella lottatoria, che non varia di molto dalla precedente, varia l’approccio…il chi sao (dan chi, chi sao ad una mano a distanza media, chi sao classico…) dovrebbe insegnarmi a colmare e variare le distanze. Ma allora, l’allenamento dovrebbe essere diverso, e qui sono in accordo con Gibi, quando dice che nel classico chi sao a due mani, l’approccio è scorretto. Mancano troppe cose nell’insegnamento classico, storicamente perse di qua e di là, ed il wing chun si è accorciato troppo, mettendo troppa enfasi su un singolo esercizio, volendolo fare passare come il “core” dello stile. Mentre a volte é solo un utile sistema per allungare il brodo a dismisura, vendendo quello che é diventato "un gioco" come un esercizio propedeutico al combattimento.
Umilmente, mie idee.
Ciau