IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA

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Offline Davide.c

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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #90 on: December 12, 2011, 12:59:06 pm »
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Ma infatti penso che John intenda sottintendere che nel momento in cui parla di combattimento significa che già non si hanno più scelte, ma magari sbaglio =)

In ogni caso per quanto riguarda l'articolo io sono un po sconcertato su sta cosa delle arti marziali e di Marte, mi sembrano un po' cose già sentite dire e soprattutto mi domando perché appiccicare cose provenienti dalla cultura latina/greca a cose che vengono da luoghi la cui cultura è ben diversa. Arte marziale è un termine che viene usato qua in Italia per comodità, perché appioppare al karate, o al silat, o a qualunque altra am che non siano fondamentalmente pugilato e lotta valori che non gli appartengono culturalmente?

Mah

Scusate eventuali errori di ortografia/grammatica, sono un attimo assonnato e non connetto bene
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Offline Bingo Bongo

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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #91 on: December 12, 2011, 13:09:23 pm »
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E sempre riguardo al tema del topic mi piacerebbe sapere che significato ha per voi quando in una dimostrazione di Aikido su un attacco di coltello si porta a terra l'aggressore, senza fargli male, e gli si restituisce gentilmente il coltello per dargli la possibilità di sbagliare ancora. Per me il senso è fargli capire che sta sbagliando. Che può tentare di accoltellarci fino a quando non si stanca, ma noi che siamo bravi Aikidoka continueremo a neutralizzare la sua aggressività senza fargli male. Fino a quando non capisce che la sua aggressività non è in armonia con l'universo.
Non ditemi che serve per permettere alla dimostrazione di continuare... :)

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Offline Dipper

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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #92 on: December 12, 2011, 13:15:30 pm »
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Personalmente se uno mi aggredisce col coltello e io ho il culo di portarlo per terra minimo gli arriva un fumikomi (stomp per gli amici) in testa... :halo:
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #93 on: December 12, 2011, 13:16:52 pm »
+4
E sempre riguardo al tema del topic mi piacerebbe sapere che significato ha per voi quando in una dimostrazione di Aikido su un attacco di coltello si porta a terra l'aggressore, senza fargli male, e gli si restituisce gentilmente il coltello per dargli la possibilità di sbagliare ancora. Per me il senso è fargli capire che sta sbagliando. Che può tentare di accoltellarci fino a quando non si stanca, ma noi che siamo bravi Aikidoka continueremo a neutralizzare la sua aggressività senza fargli male. Fino a quando non capisce che la sua aggressività non è in armonia con l'universo.
Non ditemi che serve per permettere alla dimostrazione di continuare... :)

se fosse come dici tu, perché usare un coltello finto, di legno, anziché uno vero e ben affilato?

occrìsto, ma come diavolo è possibile? se io ti tiro un pugno in bocca non è per farti male, ma per manifestare il mio disappunto... EDDAI CAZZO!! nessuno impara ad eseguire ed applicare perfettamente qualcosa provandoci una sola volta, allora gli si restituisce il  pezzo di legno di modo che possa continuare ad allenarsi. anche perché, non so se l'hai mai notato, in genere nessuno di quelli che pratica con te vuole davvero ucciderti, e ti attacca in continuazione solo per permetterti di studiare.. altrimenti ti attaccherebbero anche negli spogliatoi, e fuori dal dojo, e probabilmente saresti già morto
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #94 on: December 12, 2011, 13:17:48 pm »
0
John, mi pare che tu ti faccia un mazzo al cubo simulando e provando ogni scenario possibile con estremo realismo, con la professionalità e la bravura che ti riconosco sempre anche senza conoscerti di persona.
Ma poi spieghi sempre che la prevenzione è la parte più importante della DP. Penso che Paguronin stia dicendo la stessa cosa. Anche tu impari a combattere per scegliere di non farlo (finchè possibile, aggiungo io).

Quando puoi...
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #95 on: December 12, 2011, 13:19:11 pm »
0
E sempre riguardo al tema del topic mi piacerebbe sapere che significato ha per voi quando in una dimostrazione di Aikido su un attacco di coltello si porta a terra l'aggressore, senza fargli male, e gli si restituisce gentilmente il coltello per dargli la possibilità di sbagliare ancora. Per me il senso è fargli capire che sta sbagliando. Che può tentare di accoltellarci fino a quando non si stanca, ma noi che siamo bravi Aikidoka continueremo a neutralizzare la sua aggressività senza fargli male. Fino a quando non capisce che la sua aggressività non è in armonia con l'universo.
Non ditemi che serve per permettere alla dimostrazione di continuare... :)

Nn capisco se la cosa è ironica nei confronti dell'aikido...
Altrimenti ve le cercate proprio... :sbav:
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #96 on: December 12, 2011, 13:22:37 pm »
+2
Anche Musashi Miyamoto sceòse la pace e l'ammore, ritirandosi per i cacchi suoi e dedicandosi alla letteratura e alla poesia, dopo avere abbandonato la Katana in favore del meno tagliente Bokken.
Diciamo che non dovrebbe essere tema di discussione il fatto che la sua fosse una scelta consapevole, basata su una certa conoscenza dell'argomento da cui prendeva le distanze.....una qualche decina di cadaveri era li, sul groppone della sua coscienza a testimoniarlo.
Cosa un filo differente è quella di chi, partendo dal suo arrivo, senza aver percorso la sua strada (diciamo una bella scorciatoia) passa il tempo a scrivere poesie e a far gesti in aria col Bokken conivncendosi di divenire un imbattibile Samurai.
Che lo scopo sia di imparare a "non rompere" ci sta eccome, sebbene fosse lo scopo di Ueshiba e possa non essere quello di altri, ma se uno non ha idea di come si rompe, non sta "scegliendo" di  non rompere, semplicemente non lo sa fare e stop.
Peccato che in ogni gesto dell'Aikidoka si celi la rottura di qualcosa.
Il non saperlo crea i rischi, ignorare quell'aspetto è solo ignoranza, non scelta di pace.

Per quanto riguarda l'evitare coltellate senza soluzione di continuità, cioè fino a che l'animo di chi ci vuole squatrare non si sia tramutato in petali di rosa.......beh ogni tanto occorrerebe uscire dagli schemi del Kihon per verdere se e quanto ci sia di vero. ;)
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #97 on: December 12, 2011, 13:23:12 pm »
0
John, mi pare che tu ti faccia un mazzo al cubo simulando e provando ogni scenario possibile con estremo realismo, con la professionalità e la bravura che ti riconosco sempre anche senza conoscerti di persona.
Ma poi spieghi sempre che la prevenzione è la parte più importante della DP. Penso che Paguronin stia dicendo la stessa cosa. Anche tu impari a combattere per scegliere di non farlo (finchè possibile, aggiungo io).

Quando puoi...
Spesso e volentieri la scelta la subisci.
In tal caso, come ho scritto altre volte e poco sopra, sono d'accordo che non c'è più spazio per le indulgenze, ma se lo conosco bene credo che anche PaguRonin sia dello stesso avviso.
Evitare finchè si può e puntare alla neutralizzazione della minaccia nel modo più rapido ed efficiente possibile (qualunque cosa questo comporti) sono per me due facce della stessa medaglia.
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #98 on: December 12, 2011, 13:28:08 pm »
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Si Ryujin, la penso esattamente così, sopporto pure l'occhio nero, uno più uno meno non fa catastrofi irreparabili e se poi finisce li.
Ma alle strette, non mi faccio problemi ne scrupoli, semmai mi preoccupo di non ritrovarmi a dire quelle robe che mi danno la nausea, del tipo "non volevo, non credevo, non mi sapettavo, non immaginavo" eccetera.
No io quello che combino al tipaccio della situazione, lo sò eccome, senza se e senza ma.
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #99 on: December 12, 2011, 13:29:44 pm »
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Da quanto ho capito dai vostri post, chi pratica MMA è un killer sanguinario.

Volendo, mi chiedevo, come mai ogni colpo ed ogni leva debba per forza sfasciare qualcosa.
Tuttavia, è altrettanto ovvio, che il movimento và eseguito correttamente e che al momento si decide se completare con forza o meno.
Non avere timore, innanzi ai tuoni nemici.
Sii impavido e retto, cossichè Dio possa amarti.
Dì sempre il vero, anche se ti conduce alla morte.
Salvaguardia gli indifesi e non fare torti.
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #100 on: December 12, 2011, 13:33:27 pm »
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Non credo (e non lo sostengo affatto) che ogni colpo o leva debba necessariamente rompere.
Sostengo che ogni gesto di quel genere ha in sè il principio per cui rompere.
Quindi concordo con l'ultima parte del tuo post "Tuttavia, è altrettanto ovvio, che il movimento và eseguito correttamente e che al momento si decide se completare con forza o meno." a patto che si sappia cosa accade non fermandosi.
Altrimenti è solo fortuna o sfiga.
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #101 on: December 12, 2011, 13:42:21 pm »
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E sempre riguardo al tema del topic mi piacerebbe sapere che significato ha per voi quando in una dimostrazione di Aikido su un attacco di coltello si porta a terra l'aggressore, senza fargli male, e gli si restituisce gentilmente il coltello per dargli la possibilità di sbagliare ancora. Per me il senso è fargli capire che sta sbagliando. Che può tentare di accoltellarci fino a quando non si stanca, ma noi che siamo bravi Aikidoka continueremo a neutralizzare la sua aggressività senza fargli male. Fino a quando non capisce che la sua aggressività non è in armonia con l'universo.
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se fosse come dici tu, perché usare un coltello finto, di legno, anziché uno vero e ben affilato?

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Quoto e voto il pragmatismo. Se ti tiro un pugno in faccia è per farti male, per difendermi facendo male. Io parlo però di ciò che viene rappresentato per applicare attraverso la pratica dello stile i principi.
Se Ueshiba fosse stato attaccato con una lama vera avrebbe reagito così come nella dimostrazione descritta sopra. E non lo dico perché mi piace pensarlo o perché sono romantico. Lo dico perché è questo l'insegnamento che O Sensei ha voluto tramandare. E non credo fosse uno che predicava bene e razzolava male. Io sono contro le guerre eppure continuiamo a farne. Posso non essere capace di non romperti un braccio, di non farti male, di non provare amore per chi mi vuole uccidere. Ma questo si che è un mio problema. Non dell'Aikido.

@John non era una battuta
@Pagu sono assolutamente d'accordo col fatto che devi sapere bene come si rompe un braccio, ma sei poi lo rompi, qualunque sia il motivo, facendo male all'avversario non sei Aikido

P.S. Io ho tirato un sacco di pugni in faccia a un sacco di gente, ma qui non sto parlando di ma del significato della pratica in una disciplina l'Aikido, che per quando mi riguarda, considero rivoluzionaria rispetto al passato.
« Last Edit: December 12, 2011, 13:45:54 pm by Bingo Bongo »

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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #102 on: December 12, 2011, 13:52:05 pm »
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Altro cenno storico che dovrebbe far riflettere sui danni che si creano fraintendendo e mischiando le cose.
Ueshiba lega inscindibilmente la pratica a mani nude con quella armata, stessi gesti, stesse tecniche, distanze differenti (Jo, Ken, Tanto, Mani) e non smette mai (salvo un periodo) di usare le armi.
Con il divieto imposto nel dopo guerra, a differenza di Iwama, dove scelgono di continuare lo studio armato cammuffando le armi con manici di attrezzi da lavoro, a Tokyo vengono, in osservanza alle disposizioni Americane, lasciate da parte le armi.
Molti hanno proseguito trascurando le armi, non considerando i perchè di quell'accantonamento, proseguendo con una pratica priva delle sue radici (è Ueshiba stesso che radica il Tai Jitsu nel Buki waza) armate.
Ora occorrerebbe considerare che, l'uso del Jo (la lancia) o del Ken (la katana) piuttosto che del Tanto (il pugnale) non può in nessun modo considerarsi "pacifico", non fosse altro perchè....tagliano!!!
Quindi è ovvio che, se O'Sensei lega le mani nude alle armi, non intende, nella pratica, alcun gesto di pace.
I gesti di pace li intende nel momento in cui ammorbidisce gli effetti delle tecniche, portando avanti una sua interpretazione, una sua scelta, mutuata anche dalla moltissima violenza che ha pervaso la sua vita.
Occorrerebbe tenere distinte le idee di vita del Fondatore, dalla pratica dell'Aikido, pratica che è rimasta (o dovrebbe esserlo) sempre quella, con quelle radici, con quel legame stretto rispetto alle armi.
Solo così ci si mette in condizione di comprendere (o provarci) i processi che hanno portato Ueshiba a determinate scelte di vita, capendo, conoscendo, sperimentando ciò che ha capito, conosciuto e sperimentato lui, almeno per quanto ragionevolmente possibile.
La pratica è fatta di quei gesti, volti a produrre quegli effetti, ricorretti in modo da consentire di non far danni, purchè si sappia che quei danni si possono ben fare.
La filosofia e l'illuminazione delle scelte di vita, sono altra materia, interessantissima, ma altra.
« Last Edit: December 12, 2011, 13:54:56 pm by PaguRonin »
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #103 on: December 12, 2011, 13:55:07 pm »
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Non credo (e non lo sostengo affatto) che ogni colpo o leva debba necessariamente rompere.
Sostengo che ogni gesto di quel genere ha in sè il principio per cui rompere.
Quindi concordo con l'ultima parte del tuo post "Tuttavia, è altrettanto ovvio, che il movimento và eseguito correttamente e che al momento si decide se completare con forza o meno." a patto che si sappia cosa accade non fermandosi.
Altrimenti è solo fortuna o sfiga.

Certo caro, ma se conosci il movimento esatto, ne conosci anche gli effetti a fine movimento.
Non avere timore, innanzi ai tuoni nemici.
Sii impavido e retto, cossichè Dio possa amarti.
Dì sempre il vero, anche se ti conduce alla morte.
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Re:IL SIGNIFICATO DELLA PRATICA
« Reply #104 on: December 12, 2011, 14:01:56 pm »
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Non credo (e non lo sostengo affatto) che ogni colpo o leva debba necessariamente rompere.
Sostengo che ogni gesto di quel genere ha in sè il principio per cui rompere.
Quindi concordo con l'ultima parte del tuo post "Tuttavia, è altrettanto ovvio, che il movimento và eseguito correttamente e che al momento si decide se completare con forza o meno." a patto che si sappia cosa accade non fermandosi.
Altrimenti è solo fortuna o sfiga.

Certo caro, ma se conosci il movimento esatto, ne conosci anche gli effetti a fine movimento.
No Gelo, se conosci solo e soltanto il gesto ammorbidito per non far danni, conoscerai un gesto che non fa danni.
Il guaio è che quel gesto è l'evoluzione di un gesto che i danni li fa.
A quel punto, in un momento di pratica un pò più spinta (parlo di Dojo e non di strada) può accadere che la linea si sposti, la presa non sia perfetta, la direzione si allarghi un pochino e....track....succede il guaio.
Li scopri l'Aikidoka amorevole che impallidisce, balbetta delle scuse, non aveva idea che quel gesto "amorevole" portato in quel modo, facesse tanto casino.
Ecco di cosa parlo.
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