Altro cenno storico che dovrebbe far riflettere sui danni che si creano fraintendendo e mischiando le cose.
Ueshiba lega inscindibilmente la pratica a mani nude con quella armata, stessi gesti, stesse tecniche, distanze differenti (Jo, Ken, Tanto, Mani) e non smette mai (salvo un periodo) di usare le armi.
Con il divieto imposto nel dopo guerra, a differenza di Iwama, dove scelgono di continuare lo studio armato cammuffando le armi con manici di attrezzi da lavoro, a Tokyo vengono, in osservanza alle disposizioni Americane, lasciate da parte le armi.
Molti hanno proseguito trascurando le armi, non considerando i perchè di quell'accantonamento, proseguendo con una pratica priva delle sue radici (è Ueshiba stesso che radica il Tai Jitsu nel Buki waza) armate.
Ora occorrerebbe considerare che, l'uso del Jo (la lancia) o del Ken (la katana) piuttosto che del Tanto (il pugnale) non può in nessun modo considerarsi "pacifico", non fosse altro perchè....tagliano!!!
Quindi è ovvio che, se O'Sensei lega le mani nude alle armi, non intende, nella pratica, alcun gesto di pace.
I gesti di pace li intende nel momento in cui ammorbidisce gli effetti delle tecniche, portando avanti una sua interpretazione, una sua scelta, mutuata anche dalla moltissima violenza che ha pervaso la sua vita.
Occorrerebbe tenere distinte le idee di vita del Fondatore, dalla pratica dell'Aikido, pratica che è rimasta (o dovrebbe esserlo) sempre quella, con quelle radici, con quel legame stretto rispetto alle armi.
Solo così ci si mette in condizione di comprendere (o provarci) i processi che hanno portato Ueshiba a determinate scelte di vita, capendo, conoscendo, sperimentando ciò che ha capito, conosciuto e sperimentato lui, almeno per quanto ragionevolmente possibile.
La pratica è fatta di quei gesti, volti a produrre quegli effetti, ricorretti in modo da consentire di non far danni, purchè si sappia che quei danni si possono ben fare.
La filosofia e l'illuminazione delle scelte di vita, sono altra materia, interessantissima, ma altra.