non può in nessun modo considerarsi "pacifico", non fosse altro perchè....tagliano!!!
Quindi è ovvio che, se O'Sensei lega le mani nude alle armi, non intende, nella pratica, alcun gesto di pace.
I gesti di pace li intende nel momento in cui ammorbidisce gli effetti delle tecniche, portando avanti una sua interpretazione, una sua scelta, mutuata anche dalla moltissima violenza che ha pervaso la sua vita.
Occorrerebbe tenere distinte le idee di vita del Fondatore, dalla pratica dell'Aikido, pratica che è rimasta (o dovrebbe esserlo) sempre quella, con quelle radici, con quel legame stretto rispetto alle armi.
Solo così ci si mette in condizione di comprendere (o provarci) i processi che hanno portato Ueshiba a determinate scelte di vita, capendo, conoscendo, sperimentando ciò che ha capito, conosciuto e sperimentato lui, almeno per quanto ragionevolmente possibile.
La pratica è fatta di quei gesti, volti a produrre quegli effetti, ricorretti in modo da consentire di non far danni, purchè si sappia che quei danni si possono ben fare.
La filosofia e l'illuminazione delle scelte di vita, sono altra materia, interessantissima, ma altra.
E' vero "la spada" e il yamato-damshii (il principo che sta dietro la spada) erano concetti ampiamente abbracciati da Ueshiba.
Nell'Aikido però Tori dalle armi si difende e basta (gli allenamenti con il legno di Tori sono sempre finalizzati nell'Aikido a far capire da dove arriva la tecnica a mani nude). D'accordissimo con il discorso dell'allievo che se non sa rompere un gomito finisce che lo rompe per sbaglio e con il resto.
Voglio però fare un passo avanti riguardo il "significato della pratica" e voglio esasperare l'idea che ho dell'Aikido così come penso che Ueshiba abbia voluta tramandarla. Il percorso di Ueshiba non finisce è stato sempre in continuo sviluppo "questo povero vecchio deve allenarsi ancora e ancora" disse sul letto di morte perché era alla ricerca della perfezione, dell'unione perfetta fra la sua idea dell'Aikido come "manifestazione d'amore" (parole sue) e la tecnica.
Sai cosa penso? Che se si fosse allenato ancora alla fine gli avversari avrebbe smesso anche di toccarli (non perché li cappottava con il ki, semplicemente avrebbe schivato tutti i colpi). Neutralizzo la tua carica aggressiva facendola sfogare nel vuoto. Non ti tocco neanche. Avrebbe risolto anche gli ultimi aspetti di violenza legati alle leve o alle proiezioni.
Sarò romantico e utopistico però l'Arte Marziale del futuro in armonia con l'Universo e di Amore Universale dovrà partire da questo punto.
Se vedo il mondo quello che penso è che la cosa difficile è il
non farsela la guerra e il
non rompere le ossa.
Si può anelare a questo ideale e vederlo filosoficamente parlando come qualcosa di auspicabile, ma non realizzabile.
Io credo che il tentativo di aver portato questa idea nelle Arti Marziali laddove questa idea era all'opposto rispetto ai principi che finalizzavano le AM stesse alla guerra fa di Ueshiba non solo un Maestro e un Saggio di quelli delle fiabe, ma un genio (nel campo delle Arti Marziali).
Se un domani ci fosse uno stile in grado di realizzare questo ideale di pace e questo stile si basasse su tecniche che non prevedono neanche il toccare il nostro aggressore (dico aggressore perché 2 consenzienti che fanno sport anche se si picchiano è un fatto loro) non sarebbe l'arrivo, la conclusione perfetta, l'apice dell'Arte?
Qualcuno dirà che è impossibile. Io dico che è dove dobbiamo arrivare e sono il primo a non riuscirci, ma questo non mi impedisce di capire che la Via per la pace e l'amore sia solo e solamente questa. L'ho detto scherzosamente, ma non era una battuta: quando non ci sarà più Uke non ci sarà più Aikido. Questo è il significato della pratico dell'Aikido per me. Però se volete posso parlare del significato della pratica di tutte le AM prima dell'Aikido e dire che il significato della pratica è difendere la propria vita in qualunque modo a fronte di un problema di combattimento, in guerra.
E abbiamo finito il topic