Io forse sono arrivato ad un dunque, un pensiero semi condiviso con il batterista. Smettere di capire se ciò che pratichiamo è Do, perchè alla fine non è quel che si pratica ma COME. Se io vivo un istante di pratica con la giusta unificazione esso sarà Do, se pratico un Kata tanto per mostrarmi e capire solo la parte tecnica allora sarà rispettivamente sport e jutsu.
Il vero Do lo facciamo noi, quando nella pratica andiamo oltre il corpo e la mente e ci allacciamo ad uno stato diverso, faticoso magari, ma sicuramente positivo quello è Do. E non parlo di functional training, parlo di esercizio tecnico che mi porti a voler migliorare, alla voglia di essere perfetto. Sia esso, karate, judo o lotta a terra. Quando ricerco il profondo, quando vado oltre ciò che vedono gli occhi e ciò che sente il corpo, sono nel Do.
Credo che alla base di questo concetto ci sia una buona base di ripetizione continua ma ditemi è più Do un praticante di Brazilian Jiu-jitsu che studia per il gusto della perfezione e del superamento dei suoi limiti o un praticante di karate che studia un Kata per la garetta domenicale?
Io credo, ed è solo un mio pensiero ci mancherebbe, che alla fine il Do siamo noi a renderlo tale, certo l'atmosfera che si crea nell'ambiente di pratica è un altro aspetto fondamentale ed è per questo che l'illuminazione la si trova (almeno io credo) in un silenzioso tempio e non in discoteca (che io odio).
Forse è bene che il Do diventi un aspetto individuale che punti all'esaltazione della propria pratica con certi fini e una certa mentalità che voglia trascendere la fisicità. Che si parli di kata, kumite o lotta è il nostro approccio che cambia che forma il jutsu o il Do, quindi la difesa personale è tale che può essere compresa tranquillamente anche nel Do, si tratta di impostare se stessi.
Ho aperto questo topic per discutere di aspetti a volte trascurati perchè troppo presi dalla parola sport o dalla parola arte, dimenticando il marziale, che comunque rievoca il jutsu, solo che affiancato alla parola arte da un significato diverso, più evoluto.
Credo poi in una pratica diversa, più completa, come mi disse un vecchio internauta :- Se ci pensi le tecniche del karate puoi applicarle anche a terra...
Non aveva torto, e ad oggi voglio poter sviluppare un Karate veritiero, continuativo, artistico e realmente istruttivo. Certo consideratemi pure un idiota, è lecito non sono nessuno e spero di continuare a vivere nella massima discrezione e umiltà però ieri ho provato un approccio diverso al Karate, le tecniche portate a terra. Una fusione delle tecniche di base con un'applicazione pratica abbastanza veritiera e che poi viva anche nel lato artistico del Do, e soprattutto un esercizio realistico dove il compagno non è un manichino ma oppone una certa resistenza, atta a capire che tutte le tecniche son facili quando il compagno è fermo ma la realtà è ben altra e il più delle volte non si ha mai l'opportunità di attaccre per primi, vuoi la paura, vuoi la sorpresa, vuoi la nostra filosofia al combattimento.
Il Do è solo dentro di noi e si fonde con lo spirito dei compagni di pratica, la difesa personale è il risultato di uno studio vero, sincero e completo e senza la necessità di prevalere sugli altri se non su se stessi, la tecnica non come mezzo di offesa ma come mezzo di comunicazione.
OSU (scusate la lunghezza)