@Gargoyle Non mi stupisco per nulla del prendere in prestito, ho praticato jkd “concepts”
(lì c'era la consuetudine di citare come fonti le discipline da cui proveniva quello che veniva mostrato).
Nei casi che mi ricordo non erano israeliani, comunque mi si storce il naso a sentire chiacchiere a sproposito e vedere gente che sputa nel piatto dove ha preso il cibo che sta cercando di vendere a peso d'oro e centellinandolo.
Cerco di non dilungarmi troppo off topic ma riguardo al coltello filippino ho visto più assetto mentale, semplicità, stress e realismo andando verso la tradizionalità piuttosto che le modernizzazioni che a parte l'integrazione con le armi da fuoco associo a cinture, kata, orpelli, meno fatica e meno lividi.
Il mio intervento era comunque solo successivo a pagine in cui si diceva che gli scenari son cambiati e quindi chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato!
Se per rappresentativo del passato si dipinge l'invincibilità leggendaria di Mariano da Trani (vedi Soldato di Ventura con Bud Spencer) magari con gli occhi a mandorla è un problema di chi ci crede e vada per la benedizione dello sciacquone!
Come scenario di dp del passato io ho più in mente questo (copincollato da un intervento di Carletto sul Fam) che come assetto mentale in certi contesti può essere ancora molto attuale e di spunto per dare il nome a nuove vie.
Firenze, 1480, Messer Gianni cammina per i vicoli verso casa, quando entra nel vicolo dei ratti con la scrofolosi, sente dei passi umani e si gira: vede una faccia che non gli piace per niente, un tizio che ha visto fuori dalla casa dei suoi avversari politici. Decide di non dargli le spalle e di lasciarlo passare, mettendosi a lato del vicolo con le mani "casualmente" vicine all'impugnatura del suo fido sfondagiaco (senza il quale non esce mai e che, per dovere di cronaca, taglia proprio poco). Quando sono vicini, Messer Gianni nota un sinistro bagliore d'acciaio e impugna lo sfondagiaco, proprio mentre lo sconosciuto svela una storta che teneva sotto il mantello. Mentre la storta si alza, Messer Gianni estrae e si mette con la sinistra avanti, si sposta di lato e deflette il colpo col taglio della mano sul polso avversario, infilando al contempo la punta nel palmo o nel polso del suo aggressore, in perfetto stile Vadi. Notare che nessuno ha detto ancora mezza sillaba. Messer Gianni tiene la presa sulla mano avversaria, tira fuori lo sfondagiaco dalla mano e lo pianta una mezza dozzina di volte nel tronco.
Mentre il misterioso assalitore stramazza al suolo, Messer Gianni sentre altri passi e decide di non voler sapere se sono gli amici del sicario, quindi taglia la corda.