Penso che ci si debba sempre porre in modo coerente e limpido.
La ritualità ci sta, anche nell'abbigliamento, purchè si mantenga contatto con la realtà
Quando si va a parlare di "situazioni reali", a parte la necessità di avere un minimo di cognizione di causa, occorrerebbe far presente certe cose e distinguere rispetto alla pratica ortodossa.
Il discorso del Giubbotto da motociclista è verissimo, come lo è ribaltandolo su una T-Shirt se si parla di proiezioni (penso a quelle prevalentemente dal Judo) perchè la T-Shirt si strappa.
Ma anche riguardo l'essere scalzi, cosa che ha una sua funzione rispetto l'equilibrio e il baricentro, se si parla di certe situazioni non si può fingere di scordare che usiamo tutti le scarpe, che certe posizioni delle dita, dell'avampiede, vanno a farsi benedire.
Idem per i calci Jodan pensando ai Jeans, ma anche a un pantalone in lino che si straccia al primo calcio.
Insomma, credo che sia sempre una questione di coerenza e onestà intellettuale, nell'insegnare solo ciò che si conosce, nel non vendere chimere agli allievi, nel portare ogni cosa più terra terra possibile, anche nelle spiegazioni della parte più ortodossa.
Mi capita spesso di sentire spiegazioni che mi fanno incazzare, gesti e posizioni atti a raccogliere l'energia dell'universo e roba simile, non tanto perchè debbano necessariamente essere delle minchiate, ma perchè possono essere accezioni cui pinco pallo è arrivato per conto suo, partendo da un movimento che ha una funzione pratica e precisa.
Ecco, mi basterebbe che, oltre a insegnare solo e soltanto ciò che si conosce, lasciando perdere i "sentito dire", si facessero presente le cose più basilari se proprio si vuol parlare di DP, distinguendo ciò che è "ritualizzato" da ciò che è riproponibile senza adeguamenti.