C'è una parabola difficilmente evitabile nell'evoluzione di un combattente/maestro, che contempla un certo numero di anni per raggiungere il picco della prestanza fisica e tecnica, mutuate da reattività, muscolatrità, allenamento, prontezza, istinto omicida (per gli agonisti) o foga giovanile e via discorrendo, che poi declina inevitabilmente, nonostante ci si possa tenere in forma, per lasciare spazio a percorsi più cultural/filosofici, di maggiore e più profonda comprensione, attenzione ai dettagli, padronanza della didattica.
Il maestro 60enne, ci si augura abbia meditato, ragionato e capito molte più cose di noi, ragion per cui ce le insegna, se poi si tiene in forma ci stupirà con la sua padronanza, ma dovrebbe essere lui per primo a sperare che, l'allievo con 20 anni di studio, magari non ancora 30enne, pienamente all'apice del suo potenziale, in un match lo ammazzerebbe, perchè se così non fosse ci sarebbe molto da dubitare su cosa e come il maestro ha insegnato o meno.
Che poi, per la strada, il maestro possa avere la meglio, in una situazione da qualche secondo, è tutt'altro paio di maniche e attiene a tutt'altri fattori, ma anche li ci si dovrebbe aspettare che la tenuta non vada oltre quella del 20enne e che nemmeno gli si avvicini.