parliam del kiai

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Offline Hitotsu

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Re:parliam del kiai
« Reply #30 on: January 14, 2012, 11:46:12 am »
+2
Argomento molto interessante.

KIAI, ovvero "liberazione di energia". Dobbiamo essere sempre attenti ai termini nipponici perchè sono molto più chiari, semplici, grezzi ed immediati, rispetto a tutto quello che poi noi occidentali ne abbiamo ricavato dalla loro interpretazione spesso falsata o montata ad "hoc" in base a certe idee che ci siamo fatti di una cultura straniera.

Liberare l'energia, ovviamente, già esclude a priori la semplice "azione vocale" come interpretazione del Kiai: c'è chiaramente qualcosa di più profondo.
Questo qualcosa è analizzabile sotto due aspetti prettamente scientifici. Il primo anatomico-funzionale ed il secondo psichiatrico (o contestualmente psicologico).

Per quanto riguarda l'aspetto anatomico-funzionale, nel momento di massima espressione fisica del nostro corpo, in qualunque gesto noi compiamo, il nostro cervello automaticamente protegge ciò che abbiamo di più debole, ovvero sia gli organi interni.
La contrazione, in generale, ma in particolare durante un gesto fisico, innanzitutto permette un rafforzamento della connessione fra arti inferiori e tronco, uno dei punti deboli. La contrazione delle fasce addominali, lombari, dorsali e glutei permette di stabilizzare la colonna rispetto al bacino, bloccando il loro movimento nel momento critico, ovvero l'impatto. In secondo luogo la contrazione abnorme della muscolatura permette di realizzare una corazza naturale a protezione degli organi più esposti ovvero intestini, fegato, milza, stomaco. L'uomo, come tutti i bipedi è il meno indicato al combattimento perchè per forza di gravità i visceri sono belli esposti anzichè essere protetti come nei quadrupedi ad esempio. Durante la contrazione l'aria viene compressa ed in alcuni casi "sparata fuori" come conseguenza naturale. Per questo si dice che il Kiai corretto è ventrale e non di gola.

L'aspetto funzionale e di protezione, funziona non solo nel karate, ma in tutte le discipline. Basti pensare agli sportivi di ogni tipo.

Ma veniamo all'aspetto psichiatrico.
I giapponesi fecero dei primi studi, riportati peraltro da Nakayama nel libro sul karate.
Erano probabilmente i primi studi di questo tipo che facevano, ma sono veramente molto chiari.
Il dilemma sorgeva dall'osservazione di alcuni comportamenti. Illuminante è l'esempio di una vecchietta che in condizioni normali era in grado a malapena di scendere le scale, mentre nel momento in cui va a fuoco il suo appartamento non solo scende da sola, ma si porta dietro l'armadio di casa!!!
Come si spiega ciò?
Si spiega che il nostro cervello in condizioni normali, agisce da "limitatore" (proprio come quello dei motori) ragionando sui limiti che può raggiungere il nostro corpo (apparato muscoloscheletrico). Solo che questi limiti sono normalmente tarati verso il basso, perchè il nostro corpo può esprimersi ben oltre essi.
Ne consegue che durante alcuni stati ALTERATI della nostra psiche (terrore, panico, paura, rabbia, ecc), questi limiti vengono alzati o levati completamente, permettendo quindi di superare le normali capacità fisiche. Questi stati possono essere causati (appunto paura, ecc), innati (come negli stati di malattia psichiatrica o danno neurologico) e indotti (psicologia, training, ecc...)
Lo scopo del Kiai, è quindi quello di portare uno stato di alterazione psichica che permetta di raggiungere questi obiettivi.
Nel karate questa cosa è macroscopica rispetto ad esempio un gesto analogo con l'uso di attrezzi/armi, perchè è il corpo che deve agire come arma ed elevare moltissimo i suoi standard.
Una cosa molto simile avviene ad esempio per i pesisti, o anche i tennisti quando colpiscono violentemente la palla.

Da queste spiegazioni, si evince come il Kiai sia molto vincolato da questo punto di vista proprio al concetto dell'efficacia, anche se evidentemente potrebbe essere discusso dal punto  di vista tattico e strategico nella filosofia del combattimento. Ma questa, come si dice, è un'altra storia!
« Last Edit: January 14, 2012, 11:55:37 am by Hitotsu »
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Re:parliam del kiai
« Reply #31 on: January 14, 2012, 12:02:48 pm »
0
Bel post Hitotsu.
To +1.

L'unica cosa che non mi torna é quella del kiai per cercare di avere uno stato di coscienza alterato,so di preghiere e formule dette a voce per creare stati di coscienza modificati.

Mi puoi spiegare meglio come questo in teoria dovrebbe accadere?

Anche pm se vuoi ma penso che sia meglio pubblico così magari tutti ampliamo le nostre conoscenze a riguardo.
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Re:parliam del kiai
« Reply #32 on: January 14, 2012, 12:32:00 pm »
0
Argomento molto interessante.

CUT
Hai ragione.

Vorrei però distinguere questi punti:

1. Posso allenare volontariamente il kiai con esercizi di contrazione addominale e conseguente espirazione forzata. Il corpo può rimanere perfettamente immobile. Questi esercizi ci sono dallo yoga alle AM, dal tennis alla lirica. Questo kiai è un esercizio come fare le flessioni a terra.

2. Stessa tecnica, ma a supporto di uno sforzo che per essere concluso richiede un ultimo sacrificio che unisca "anima e corpo" nell'atto finale di esecuzione della tecnica. Può essere più o meno violento: nel pugilato espiro volontariamente per dare supporto alla tecnica senza che ogni espirazione, con suono annesso, debba essere vista come un ultimo atto definitivo. Posso dare questo supporto volontario pur facendo una tecnica non perfetta.
Sono all'ultima ripetizione su panca, pettorali e tricipiti morti, cerco nella contrazione volontaria della fascia addominale, con urletto a volte poco maschile, ulteriore supporto per concludere la ripetizione (e non morire schiacciato dal bilanciare :) ).

3. Fino a questo momento il kiai è qualcosa che alleno o che uso a supporto. In entrambi casi l'uso è volontario e in quanto tale non può certificare che la tecnica a contorno del kiai sia corretta perché urlo: ha ragione muteki non serve a niente urlare. Al massimo è rappresentativo del supporto che si sta dando alla tecnica. Tenendo presente che ci sono stili, tipicamente quelli armati, dove il kiai è emesso prima della conclusione della tecnica e quindi solo come parte rappresentativa del significato di unione ed energia e non a supporto della tecnica.
Gli stessi tennisti spesso vengo richiamati dall'arbrito quando evidentemente ci stanno mettendo troppo del loro nell' urlare a supporto della tecnica.

Ora veniamo invece al kiai, scusate se uso un termine che fa ridere, "segreto". Cioé quello che non è usato a supporto della tecnica, ma quello che è necessaria conseguenza involontaria di una tecnica correttamente eseguita.
Posso tirare pugni e calci senza usare il kiai senza che ci sia kiai né volontario né involontario. Il punto quindi è come facciamo a eseguire una tecnica perfetta.
Non sono esperto di karate, ma visto che la sezione è questa prendiamo in esame un pugno diretto tirato partendo da kiba dachi per concludere in zenkutsu dachi.
Se mettiamo al microscopio la catena motoria questo pugno diventa complicatissimo. Per farla semplice invece non c'è modo migliore che dirla all'orientale: il movimento deve partire ed essere guidato dal dantien. Perché? Perché non c'è alternativa se si vuole muovere il corpo come se fosse una cosa sola: il centro comanda e la periferia segue. La tecnica di pugno diventa quindi un atto solo. Un unico movimento. Non c'è il tempo del richiamo della gamba, il tempo dell'avanzare, il tempo del ruotare l'anca. Diventa un unico atto motorio se guidato dal dan tien. A questo punto manca il passo successivo: su cosa mi devo concentrare? Sul Kiai? No. Mi devo concentrare sull'obiettivo: scaricare tutta l'energia sul punto di impatto. Come faccio a sapere se ho scaricato tutta l'energia sul punto di impatto? Il kiai involontario. Se quell'unico movimento motorio il cui obiettivo è quello di scaricare tutta l'energia sul punto di impatto produrrà un kiai involontario vorrà dire che la tecnica è perfetta e l'energia completamente scaricata. Sapendo questo anche i kata assumono un valore didattico fondamentale. Quale enorme vantaggio il poter verificare se stiamo scaricando tutta l'energia sul punto di impatto anche nelle tecniche a vuoto. Io faccio la stessa cosa tanto nella Thai quanto nel Taiji.

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Offline Hitotsu

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Re:parliam del kiai
« Reply #33 on: January 14, 2012, 12:33:05 pm »
0
Bhe...

Affrontando un discorso generale, gli sportivi professionisti delle discipline individuali  fanno training autogeno.
Basti vedere, rimanendo in tema, i pugili quando salgono sul ring per capire che c'è qualcosa di più dietro i loro occhi che la semplice concentrazione. Lo stesso dicasi per altri sportivi.
Per quanto riguarda il campo del training mentale, ho avuto esperienza diretta in altra disciplina, e posso affermare che è un elemento essenziale se si vuole praticare ad alto livello.
Nel karate l'aspetto di stato mentale indotto può avvenire sostanzialmente in due modi.
Nella pratica di tutti i giorni, specie quando il maestro insiste su aspetti mentali, concentrazione, attenzione, mentalità aggressiva.
Anche qui il famoso "mu-shin", cioè senza mente, non è qualcosa di spirituale o filosofico, ma non è nemmeno così facile da praticare come si vede nei film dove ci mettono "due secondi" a liberare la mente. E' uno stato psicologicamente alterato.

Per raggiungere questo stato nel Kiai, le ipotesi convergono proprio sulla dinamica del "grido".
Nota banale... provate a pronunciare la parola KIAI, ma semplicemente a dire I-AAAAAA come nei cartoni animati o nei classici luoghi comuni del karate.
Ebbene...la dinamica "vocale" è proprio quella. Una fase rapida di inspirazione ed una di contrazione (vedi il post precedente) prolungata più del normale nella quale  "succede" qualcosa.
Tutti noi possiamo effettuare una prova empirica.

Ci mettiamo di fronte ad un colpitore e colpiamo senza pensarci troppo. Poi attendiamo un paio di secondi, ci concentriamo, gridiamo fortissimo ai limiti della denuncia del vicino di casa e poi colpiamo...
Per capire scientificamente cosa succede andrebbero analizzate le aree neurologiche che si accendono e si spengono, ma non è difficile capire che qualcosa si spegne sicuramente. Ci sentiamo quasi più forti e non pensiamo più a niente. Alle volte perfino il dolore di un colpo avversario non è sentito. Una delle situazioni-madre è ad esempio quella delle rotture estreme.
La capacità è quella ovviamente di non attendere per raggiungere questo stato, ma renderlo immediato con il grido, fluido e rapido.
A questo punto potrebbe nascere la disquisizione sul fatto che in realtà il Kiai avviene dopo l'esecuzione della tecnica, riducendo il tutto alla cinematografia. Ed in effetti molte volte succede così in maniera assolutamente errata.
Per questo il Kiai inizia prima e si conclude sulla tecnica.

Accando a questo, ovviamente ci sono anche tutti gli aspetti mentali che vengono concentrati nel singolo gesto finalizzato al colpo definitivo, che ricadono appunto nel training autogeno.

Ribadisco poi, come nelle ultime righe del post precedente, che il Kiai ha una valenza maggiore proprio nelle discipline dove si enfatizza il todome, o finishing blow.


"Se fate in quattro tempi anzichè due, campate poco". H.S.

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muteki

Re:parliam del kiai
« Reply #34 on: January 14, 2012, 12:53:18 pm »
+1
bella analisi. solo devo specificare che il termine kiai significa non liberare energia ma armonizzare energia.


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Offline Max

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Re:parliam del kiai
« Reply #35 on: January 14, 2012, 14:12:20 pm »
0
Posto che non ho tempo di leggere il thread voglio solo dare quello che per me è il kiai e il suo uso.

Fondamentalmente è utile a chi lo fa, senza voler scomodare Energia, Karma e Ki (o Chi) semplicemente la contrazione del plesso solare e della muscolatura circostante, tutta la fascia addominale, forniscono ulteriore energia elastica e cinetica al movimento del corpo, qualunque esso sia. Questo è da noi detto kumi kiai e non prevede ancora l'uso della voce (Au è un verbo giapponese che significa parlare). Laddove si utilizza anche la voce, e quindi si fa Kiai, si fa uscire la compressione interna tramite la bocca.[1]
In parte viene fatto senza chiamarlo kiai da chiunque si trovi a sostenere un grosso sforzo, ad esempio sollevare o spingere un peso, il grugnito è un kiai grezzo, ed anche il secondo uso della manovra riportata nel Nb1 spesso da luogo a dei kiai grezzi.
Dal punto di vista del ricevente è ovviamente possibile che si spaventi visto che urlare è uno dei modi più antichi per impressionare gli altri. Direi però che non è assolutamente lo scopo.

Max
 1. A volte se non fate attenzione prende altre strade visto che la tecnica è simile a quella conosciuta anche come manovra di Valsalva utile per sturare le orecchie ma anche per defecare

Gran bel post beccati sto +1
Condivido quanto hai detto.
Volevo dire che anche nella scherma si studia il grido che si chiama "Appello"in realtà non so se si studia ancora nella scherma sportiva bisognerebbe chiedere a Crux.
Comunque ogni tanto in alcune azioni di scherma sentite gli schermidori che emettono uno specie di urlo,penso comunque che sia una cosa anche molto istintiva un po come quando uno deve alzare un peso molto pesante e dice OISSA oppure OPLA'.
E io che pensavo che OPLA' servisse a sbertucciare l'avversario  :D

OISSA lo vedo più come un qualcosa che in caso di sforzo congiunto, due persone che sollevano qualcosa, serva a coordinare. Ma in generale ci stà, quando si deve fare uno sforzo superiore al nostro "normale" spesso si grugnisce, oppure si invocano gli spiriti (ognuno quelli della sua religione) oppure si "parla" tipo oissa.

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Offline Max

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Re:parliam del kiai
« Reply #36 on: January 14, 2012, 14:23:35 pm »
0
Posto che mi sono piaciuti sia il post di Bingo Bongo che di Hitotsu e ne apprezzo i concetti esposti mi sento di aggiungere, almeno per quello che è la mia esperienza di apprendimento.
Il fare kiai e soprattutto il kumi kiai, cioè il kiai muto, è una "tecnica" che si aggiunge al movimento che intendiamo fare, sia esso un calcio un pugno una parata o una leva.
Il surplus di energia cinetica data dalla contrazione della fascia torace/addome, o per dirla in giapponese dell'hara[1] incrementa la nostra prestazione.
Dissento invece sul fatto del "colpo finale" in quanto ogni colpo dovrebbe essere efficace e privarlo di un quid lo rende di fatto meno efficace.
Concordo ovviamente sul fatto che il kiai deve avvenire durante, o meglio da prima e durante, la "tecnica" e non dopo in quanto sempre senza scomodare il Ki se io contraggo l'hara dopo il colpo ottengo una beneamata sega di surplus.
Per allenarlo, sebbene in parte lo renda non propriamente corretto, io quando conto (strettamente in giapponese) le ripetizioni di kihon spesso associo la tecnica del kiai. Serve a me per studiare sempre e anche per farmi sentire meglio.
 1. Mica credevate che scrivessi in kangi nevvero :) il mio giapponese si limita a poco e nulla

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Offline Ebony Girls Lover

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Re:parliam del kiai
« Reply #37 on: January 14, 2012, 18:53:48 pm »
0
Cosé il todome?
Bellissimi post sia quello di Bingo Bongo che quello di Hitotsu.
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Re:parliam del kiai
« Reply #38 on: January 15, 2012, 13:38:20 pm »
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ma una cosa del genere potrebbe rientrare nel discorso kiai?
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Re:parliam del kiai
« Reply #39 on: January 15, 2012, 14:16:13 pm »
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Si per  quel che so io si ci può rientrare tranquillamente,essendo che esistono anche diversi tipi di Kiai.
Comunque lascio la parola hai più esperti.
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Offline Dipper

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Re:parliam del kiai
« Reply #40 on: January 15, 2012, 15:16:23 pm »
+1
Non ci vedo nulla di diverso da quello che dovrebbe essere un kiai, sono emissioni sonore derivanti dall'uso dell'addome, correlate all'espressione della massima energia :thsit:
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Offline Bingo Bongo

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Re:parliam del kiai
« Reply #41 on: January 15, 2012, 15:24:34 pm »
0
ma una cosa del genere potrebbe rientrare nel discorso kiai?
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Può rientrare nel discorso dell'espirazione forzata a supporto della tecnica e del kiai involontario. Quindi quello che interessa soprattutto chi, con la tecnica, vuole scaricare tutta l'energia nel punto di impatto.

Prima di parlare del thai, del suo six pack e del suo kiai vorrei aggiungere che lo studio del kiai pur essendo profondamente legato alle AM tradizionali è indipendente da esso. E' una disciplina a se stante.
L'aria compressa dal diaframma produce un suono non solo potente, ma la cui modulazione non sembra quasi umana. Ho avuto occasione di "sentire nello stomaco" il kiai prodotto da un karateka. Questo perché l'aria viene compressa dal diaframma a partire dal basso. Non era un urlo dato con l'area contenuta nella parte alta dei polmoni. La modulazione cambia completamente. In questo caso il kiai è esso stesso una tecnica indipendente. Da qui tutte le varie leggende di kiai che si sentivano a 1km di distanza ecc...

Questo è un esempio di studio. Minuto 1.10:

kototama kiai

Per quanto riguarda il thai è evidente che non è certo interessato a fare un kiai fine a se stesso.
Per i nostri scopi più direttamente legati all'obiettivo di scaricare l'energia durante un colpo è però interessante quello che fa il thai. Tutte le tecniche sono supportate dalla fascia addominale con conseguente espirazione. La differenza fra il suono prodotto quando tira i pugni e quando tira i prima calci circolari. Nel secondo caso la compressione dell'addome dura di più e quindi anche il tipo di suono prodotto in espirazione. Più il tempo di compressione si riduce più l'espirazione diventa "secca".
Qui ci sarebbe da approfondire un punto secondo me trasversale a diversi topic e che riguarda l'importanza della fascia addominale a supporto della tecnica. Di qualunque tecnica. E l'importanza della postura per "connettere" la fascia addominale a tutto il corpo.

Penso comunque che questo topic faccia venire più voglia di provare che di discutere  :)


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Offline Hitotsu

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Re:parliam del kiai
« Reply #42 on: January 15, 2012, 18:47:18 pm »
0
Certamente l'esempio del video postato, ovvero del praticante di Thai,  rientra nella discussione.

La prima parte di cui parlavo, ovvero quella anatomico funzionale, è uguale per tutte le discipline.
Il boxeur "spara" fuori l'aria per contrazione naturale.
Rientrano anche le vocalizzazioni che fa.

Valutare anche la seconda parte, ovvero se tramite questo esercizio sia realmente in uno stato alterato indotto proprio da questa dinamica è ovviamente difficile se non impossibile. L'unico che realmente se ne rende conto è il praticante, ed, in secondo luogo, un esaminatore che potrebbe analizzare elementi scientifici. Ad esempio, come ho accennato, provare a colpire normalmente, vocalizzando, gridando o esagerando macroscopicamente la contrazione con l'immagine (*) mentale che sviluppa. E misurare le eventuali diversità in termini di potenza.
Ma certo che la parte psichica non può essere giudicata da un video. Anche perchè si può eseguire un kiai silenzioso, o un training apposito precedente e riuscire a mantenerlo, con dei picchi nel momento del massimo impatto.

(*) ecco qui un aspetto non trascurabile: l'immagine mentale. Ovvero la proiezione mentale di ciò che vuole ottenere la sua tecnica.
Nel karate potrebbe essere lo Zanshin, me quello che viene definito quasi come una sorta di controllo finale, ha origine dalla tecnica, dalla sua esecuzione ed anche quindi dal Kiai.
Nelle discipline di tiro (tiro a segno e tiro con l'arco) quando si lascia la freccia o si preme il grilletto, il tiratore mentalmente si costruisce (ovviamente con l'allenamento) l'immagine del suo colpo che prende perfettamente in bersaglio.
Radicando maggiormente il discorso in un quadro originario marziale, questa cosa potrebbe essere vista anche con una volontà superiore ed assoluta non semplicemente di colpire l'avversario, ma realisticamente ucciderlo.
Stiamo discutendo di aspetti prettamente psicologici e questi ultimi (l'evoluzione e la costruzione del "killer instinct") sono magari rimasti chiarissimi solo in campi militari.
Non se se alcuni di voi hanno avuto esperienza, ma per chi ha fatto un minimo di addestramento con la baionetta anche solo nella naja, sa bene che gli istruttori molto spesso durante l'assalto e l'affondo conseguente, dicono di gridare.
Rimanendo nel campo agonistico, ho visto parecchi atleti non solo durante lo sforzo estremo, ma anche prima di eseguirlo, sparare fuori un Kiai per caricarsi.

Il termine TODOME, significa "colpo definitivo", è un sinonimo di Issen Hissatsu.


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Offline Bingo Bongo

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Re:parliam del kiai
« Reply #43 on: January 15, 2012, 19:11:31 pm »
0
Sicuramente c'è un aspetto psicologico del prima, del durante e anche del dopo:   :)

Mondiali Atletica Berlino 2009: Finale lancio del martello Uomini

Molti considerano il kiai come l' "esercizio del kiai" e quindi lo allenano volontariamente.
Personalmente sono più interessato al kiai come conseguenza involontaria di una tecnica che non dalla tecnica del kiai stesso.
Preferisco usarlo come metro di misura.
Concordo che l'immagine mentale sia un elemento non trascurabile e lo è per tutte le AM e in molte fasi dell'allenamento.
Avevo già parlato del condizionamento che può produrre un'immagine mentale. Basti pensare alla facilità con la quale un maschio può eccitarsi "fisicamente" solo immaginando l'eventuale oggetto del desiderio. Quindi senza che ci sia un solo senso (odore, vista, tatto...) direttamente stimolato.
Questo è facilmente dimostrabile perché legato a un istinto naturale e forte. Più difficile e apportare altre modificazioni, ma è evidente che è possibile.
Vado un attimo OT: quante volte avete sognato e percepito delle sensazioni a volte anche "straordinarie", tipo quella di volare...Insomma il tema è molto interessante.

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Offline SassoDiBosco

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Re:parliam del kiai
« Reply #44 on: January 15, 2012, 20:15:29 pm »
+3
Basti pensare alla facilità con la quale un maschio può eccitarsi "fisicamente" solo immaginando l'eventuale oggetto del desiderio



 :sbav:
But a smile never grins without tears to begin
For each kiss is a cry we all lost