Argomento molto interessante.
KIAI, ovvero "liberazione di energia". Dobbiamo essere sempre attenti ai termini nipponici perchè sono molto più chiari, semplici, grezzi ed immediati, rispetto a tutto quello che poi noi occidentali ne abbiamo ricavato dalla loro interpretazione spesso falsata o montata ad "hoc" in base a certe idee che ci siamo fatti di una cultura straniera.
Liberare l'energia, ovviamente, già esclude a priori la semplice "azione vocale" come interpretazione del Kiai: c'è chiaramente qualcosa di più profondo.
Questo qualcosa è analizzabile sotto due aspetti prettamente scientifici. Il primo anatomico-funzionale ed il secondo psichiatrico (o contestualmente psicologico).
Per quanto riguarda l'aspetto anatomico-funzionale, nel momento di massima espressione fisica del nostro corpo, in qualunque gesto noi compiamo, il nostro cervello automaticamente protegge ciò che abbiamo di più debole, ovvero sia gli organi interni.
La contrazione, in generale, ma in particolare durante un gesto fisico, innanzitutto permette un rafforzamento della connessione fra arti inferiori e tronco, uno dei punti deboli. La contrazione delle fasce addominali, lombari, dorsali e glutei permette di stabilizzare la colonna rispetto al bacino, bloccando il loro movimento nel momento critico, ovvero l'impatto. In secondo luogo la contrazione abnorme della muscolatura permette di realizzare una corazza naturale a protezione degli organi più esposti ovvero intestini, fegato, milza, stomaco. L'uomo, come tutti i bipedi è il meno indicato al combattimento perchè per forza di gravità i visceri sono belli esposti anzichè essere protetti come nei quadrupedi ad esempio. Durante la contrazione l'aria viene compressa ed in alcuni casi "sparata fuori" come conseguenza naturale. Per questo si dice che il Kiai corretto è ventrale e non di gola.
L'aspetto funzionale e di protezione, funziona non solo nel karate, ma in tutte le discipline. Basti pensare agli sportivi di ogni tipo.
Ma veniamo all'aspetto psichiatrico.
I giapponesi fecero dei primi studi, riportati peraltro da Nakayama nel libro sul karate.
Erano probabilmente i primi studi di questo tipo che facevano, ma sono veramente molto chiari.
Il dilemma sorgeva dall'osservazione di alcuni comportamenti. Illuminante è l'esempio di una vecchietta che in condizioni normali era in grado a malapena di scendere le scale, mentre nel momento in cui va a fuoco il suo appartamento non solo scende da sola, ma si porta dietro l'armadio di casa!!!
Come si spiega ciò?
Si spiega che il nostro cervello in condizioni normali, agisce da "limitatore" (proprio come quello dei motori) ragionando sui limiti che può raggiungere il nostro corpo (apparato muscoloscheletrico). Solo che questi limiti sono normalmente tarati verso il basso, perchè il nostro corpo può esprimersi ben oltre essi.
Ne consegue che durante alcuni stati ALTERATI della nostra psiche (terrore, panico, paura, rabbia, ecc), questi limiti vengono alzati o levati completamente, permettendo quindi di superare le normali capacità fisiche. Questi stati possono essere causati (appunto paura, ecc), innati (come negli stati di malattia psichiatrica o danno neurologico) e indotti (psicologia, training, ecc...)
Lo scopo del Kiai, è quindi quello di portare uno stato di alterazione psichica che permetta di raggiungere questi obiettivi.
Nel karate questa cosa è macroscopica rispetto ad esempio un gesto analogo con l'uso di attrezzi/armi, perchè è il corpo che deve agire come arma ed elevare moltissimo i suoi standard.
Una cosa molto simile avviene ad esempio per i pesisti, o anche i tennisti quando colpiscono violentemente la palla.
Da queste spiegazioni, si evince come il Kiai sia molto vincolato da questo punto di vista proprio al concetto dell'efficacia, anche se evidentemente potrebbe essere discusso dal punto di vista tattico e strategico nella filosofia del combattimento. Ma questa, come si dice, è un'altra storia!