Premessa: adoro scrivere, anche perché è una delle poche cose che posso dire di saper fare.
Posso dire con certezza che avere un metodo è una cosa fondamentale - un grande errore, molto comune, è quello di avere un'idea e mettersi a scrivere a fiume; inesorabilmente, dopo un numero più o meno elevato di pagine, ci si bloccherà.
Purtroppo per questioni di tempo e di altri cetrioli non sono riuscito ancora a completare nulla (anche perché fondamentalmente scrivo tutto il giorno per lavoro e nel "tempo libero" mi risulta difficile) a livello narrativo, tranne un libercolo che scrissi ormai tanti anni fa ma che non ho mai neanche provato a pubblicare perché era una sorta di testamento.
A ogni modo il mio metodo è molto simile a quello di PaguRonin, e lo trovo ottimo per i motivi che lui ha già spiegato. A grandi linee i primi elementi che è importante fissare sono l'inizio del romanzo, la fine e gli eventi topici che avvengono (in ogni romanzo ci sono SEMPRE uno o più situazioni catartiche che cambiano le carte in tavola/provocano grossi sconvolgimenti al livello pratico o psicologico/sono delle pietre miliari per lo svolgimento della storia). Poi ci sono altri dettagli, anche importanti, che dipendono dal tipo di romanzo che si vuole scrivere. In generale, è importante che prima di mettersi a scrivere sistematicamente si sia creato nei dettagli il mondo nel quale è ambientata la storia, in modo da potersi muovere con maggiore facilità in un ambiente già noto (il che non esclude che scrivendo non saltino fuori sorprese e novità da dietro un angolo, naturalmente)
Faccio tre esempi personali:
- Romanzo a tema vampiristico: Per mesi mi sono fatto una serie di domande (Cosa sono i vampiri? Perché esistono? Come avvengono, nel dettaglio, creazione e trasformazione? Perché devono bere sangue per vivere? Se esistono i vampiri esisterà una società parallela - devono procurarsi sangue, vestiti, un'abitazione, comunicare tra loro, il tutto senza farsi scoprire dagli umani. Come fanno? E così via), le cui risposte hanno portato alla definizione di un mondo più o meno preciso e articolato. Poi ho smesso di scrivere, ma quello è un altro discorso
- Thriller: Prima ancora di cominciare a scrivere ho creato le vittime e descritto esattamente come e perché sono state uccise, come si presenta la scena del crimine e tutti gli indizi che verranno individuati in seguito. Ho preparato schede dettagliate di tutti i personaggi che appaiono nel romanzo, definendone carattere, inclinazioni, abbigliamento eccetera. In questo modo non devo fare altro che "riempire" con l'indagine le parti vuote tra i vari omicidi. Prima o poi mi deciderò :'(
- Romanzo fantasy: Una notte mi venne un'idea fulminante su un "nuovo" tipo di magia (che non fosse una cosa alla D&D, per intenderci). Da lì mi sono messo e ho creato un mondo completo di storia, geografia, mitologia, personaggi, politica, fauna, flora, armamenti... Tutto fantastico, adesso devo solo pensare alla storia
Un consiglio che do a chi scrive (e che io non seguo mai), soprattutto nel caso della narrativa di genere (fantasy, horror, thriller ecc.) è non lasciare le cose troppo nel cassetto, perché le idee non sono nostre, ma sono come delle onde radio che volteggiano nell'etere... prima o poi qualcuno le capta e le usa. Negli anni ho visto molte idee mie, che reputavo non dico geniali ma sicuramente molto originali, apparire in libri, film e serie TV. A volte è stato davvero uno shock. Perché è successo? Perché non ho messo a frutto quello che avevo "captato", ma l'ho lasciato riposare nei cassetti in attesa di tempi migliori per svilupparle... e i tempi migliori non arrivano mai.
E ora, gli aneddoti editoriali.
1- Famoso scrittore di best seller di genere dedice di scrivere un romanzo storico. Si mette di buzzo buono e tira fuori tremila pagine di roba. Porta tutto al suo editor che gli dice "è una cagata illegibile". Tuttavia c'è del potenziale e si mette su un team di specialisti (medievalisti, architetti, ghost writer e altra gentaglia) per sistemare quella merda... ed esce fuori un CAPOLAVORO.
2- Ragazza di belle speranze si alza la mattina e decide di scrivere un fantasy perché le gira così. Scrive un ammasso di parole più o meno inutili sparso su tante pagine e manda il tutto a UNA casa editrice. Nello stesso momento, in quella casa editrice cercano un romanzo fantasy scritto da una donna, meglio se molto giovane, e abbastanza corposo da poter essere diviso in una trilogia (queste precise caratteristiche erano dettate dalle tendenze del mercato editoriale di genere in quel periodo). Un editor una mattina si ritrova il malloppo della ragazza di cui sopra sulla scrivania e non gli sembra vero. TRE giorni dopo la giovine è sotto contratto (ATTENZIONE: fino a questo momento il libro non è stato MAI LETTO). Firmato il contratto ci si mette al lavoro ed esce fuori una trilogia di grandissimo successo (sorvoliamo sul valore).
3- Casa editrice è sull'orlo del fallimento, anche perché un editor ha rifiutato due libretti da qualche milione di copie ciascuno e non è stato impalato solo perché non c'erano i soldi per assumerne un altro. Arriva un dattiloscritto pruriginoso scritto da una ragazzina e si decide di provare l'ultimo canto del cigno. Vai di taglia e cuci ed esce il libro. Accoglienza tiepida. In casa editrice stanno già con gli scatoloni per andarsene, quando la responsabile dell'ufficio stampa tenta la carta della paraculaggine. Telefona a vari quotidiani e racconta di essere stata sommersa, inondata, travolta da mail di apprezzamento per il romanzo, mail che descrivono e testimoniano un'Italia che blablabla palle varie (in realtà le mail ricevute erano state DUE: una di un vecchio porco e un'altra di un ragazzino arrapato). I giornali abboccano cominciano a montare il caso sul nulla. Aumentano le copie vendute, finché la ragazzina si presenta a un noto talk show e da lì la tipografia deve fare i tripli straordinari. In casa editrice si brinda nella nuova sede da un milione e mezzo di euro acquistata con i primi incassi del libro e vissero tutti felici e contenti (in realtà no, ma questa è un'altra storia).
4- Personaggio televisivo ormai praticamente dimenticato è in pesante crisi depressiva e quasi sull'orlo del suicidio. Si rinchiude in isolamento in un eremo e decide di scrivere un thriller. Tira fuori un mattone di ottomila pagine e lo manda in giro. Lo leggono un po' tutti incuriositi dal fatto che l'abbia scritto lui, ma c'è troppo da lavorarci sopra e nessuno crede che ne valga la pena. Un giorno un editor di una casa editrice che non aveva ricevuto il manoscritto si trova in visita presso un'altra casa editrice e vede il romanzo. Ma che davero, XXX ha scritto un libro? E com'è? Ma sai, l'idea è anche carina però così com'è non si riesce nemmeno a leggere, ci sarebbe da sistemare questo, tagliare quell'altro, vuoi un caffè, dicevo bisognerebbe limare lì e riscrivere là, du palle, ahahahah occhei se beccamo.
L'editor torna a casa e chiama il depresso, sai ho letto attentamente il tuo libro perché non ci vediamo? Morale della favola: il libro viene rilavorato e riscritto in base alle indicazioni sciorinate durante il caffè e diventa un caso letterario.