Anch’io sono convinto di quello che dicono Paguro e XinYiMan, la guardia è prima di tutto un atteggiamento mentale ed è utile allenarsi a reagire anche dalle posizioni più naturali. Quando faccio jiyu kumite insieme a persone nei confronti delle quali noto un divario tecnico consistente, mi diverto a provarle. Da questa situazione svantaggiosa si riequilibrano un po’ i livelli e nascono interessanti spunti di studio.
A parte questo, in generale, la guardia che adotto principalmente è simile a quella descritta dal grande e simpaticissimo Bas. Il seiken è tendenzialmente rivolto verso il viso del compagno. Larhezza e lunghezza uguale a quella delle spalle.
Cerco di avere le spalle rilassate e i dorsali gli addominali e i glutei solo leggermente contratti, appena il necessario per contrarli di più al momento giusto. I gomiti vicini ai fianchi ma non schiacciati su di essi. Tengo le ginocchia solo appena flesse e le piante dei piedi completamente appoggiate a terra, ma con il peso che grava soprattutto sull’avampiede. Il peso è più o meno equamente distribuito, ma tanto più la distanza si accorcia è più libero la gamba anteriore per attaccare, disturbare, bloccare o uscire in tai sabaki.
Una differenza rispetto a quella del video è la posizione delle anche, non mi piace avere la linea centrale e i gioielli così esposti, anche se so che il compagno non può attaccarmi lì, così mi metto un po’ più in hanmi, per avere una sana abitudine, non si sa mai.
Ci sono anche altri tipi di atteggiamento, che adotto occasionalmente in alcuni passaggi, ad esempio una posizione un po’ più lunga in sochindachi quando in uno spazio ampio io e il compagno siamo rispettivamente fuori portata (oppure io sono fuori dalla sua portata ma lui è nella mia) e c’è bisogno di uno spostamento necessariamente in linea retta per attaccare.