Bah, sarà...ma io ormai son anni che sento questa storia del jkd che si deve vivere, respirare, che anche se mi lavo i denti lo posso fare facendo jkd.
Abbiate pazienza ma sti discorsi mi fan sorridere.
Se uno vuol cercare un lato filosofico/spirituale/intimistico, lo può trovare in tantissimi sport, semplicemente perché la pratica sportiva, soprattutto di qualcosa che ci piace e ci affascina, costringe le persone a riflettere.
In modi anche completamente differenti tra loro (riflettere durante una sky-race non è la stessa cosa che farlo durante una sessione di lotta), ci mancherebbe, ma comporta comunque l'esercizio cerebrale a diversi livelli.
Chi poi nel prosieguo della pratica riesce a penetrarne il livello più superficiale (prettamente prestazionale), può riuscire ad avere "qualcosa in più " da quella pratica, che è ciò che si può percepire in certi atleti, certi ex atleti, certi allenatori.
Correre i 100 metri, così come scalare una parete o nuotare per 5 chilometri o fare sparring, posseggono caratteristiche e principi, per essere compiuti al meglio, che si applicano anche a gesti quotidiani, e sono estendibili a parecchie situazioni della vita.
Per queste (ed altre) ragioni la pratica sportiva può essere considerata "terapeutica" anche per la mente, e può aiutare un soggetto a migliorare il proprio approccio alla vita, ma ciò non significa che sparando un cazzotto o segnando un canestro da 3 punti si faccia filosofia.
Bruce Lee stesso è sempre stato una persona che dietro a un certo modo di esprimere un concetto era sostanzialmente un pragmatico, per cui IMHO va bene vedere poter cogliere aspetti del jkd utili anche in altro, ma il jkd è prettamente fatto di spostamenti, pugni e calci, e preparazione atletica. Il tutto fatto usando bene la scatola cranica, ci mancherebbe.