Questo 3D nasce da un post di Dorje
Non penso siano i principi a non essere validi. Ad essere sbagliata è solo la modalità d'addestramento per affrontare uno scontro. Questa poi "contamina" anche altri aspetti della pratica.
In questo 3D
https://www.artistimarziali.org/forum/index.php?topic=10631.0spiegavo come, se si comprende la base di un sistema tutto il resto è chiaro (che poi possa piacere o meno è un altro discorso) e che allo stesso modo, una volta fatta confusione sui campi di applicazione dell’arte praticata la si stravolge talmente tanto da creare delle vere e proprie aberrazioni.
Tornando al posto di Dorje e legandolo al mio discorso sulla iperspecializzazione del Wx c’è da chiedersi come, oltre che ad una mal comprensione delle tecniche , si sia arrivati anche ad una metodologia di allenamento errata. Anche stavolta non mi basta un semplice “
eh, è stato ammorbidito il tutto per ragioni di marketing”, oppure “
non funziona punto e basta” ma tento un ragionamento a prova di smentita.
E' vero, come dice Dorje, che la modalità di allenameto in qualche modo contamina anche altri aspetti della pratica, tecniche comprese?
Parto con un episodio reale vissuto in prima persona e lo uso come esempio esplicativo.
Tempo fa ero ad un allenamento di Wx (non nella mia palestra e non con miei allievi e non ero io a tenere la lezione) e dei ragazzi stavano eseguendo una sequenza preordinata del tipo “botta e risposta” uno dei tanti cicli di tecniche collaborative che si vedono spesso in rete.
Il tutto iniziava con una difesa da gancio. Un ragazzo mi chiama e mi dice che non riesce a fare bene quella difesa, che il suo braccio non regge il gancio dell’altro e quindi poi non si innesta tutto il resto dell’esercizio (che aveva un altro scopo, non era incentrato sulla difesa da gancio).
Io gli chiedo “
secondo te, perché?”.
Speravo mi rispondesse che quella tecnica non era adatta contro un gancio, a quel punto gli avrei consigliato di isolare quel gesto dall’esercizio e di chiedere lumi al suo insegnante , e che comunque il “tema” dell’esercizio non era la difesa da gancio, motivo per cui la stessa doveva essere un minimo collaborativa se si voleva proseguire nella sequenze che allenava altre qualità.
Ed invece al mio “
Secondo te, perché?” lui mi risponde con un “
vabbhè, nel caso gli dò un calcio”.
Resto perplesso, ma anche no.
Anche no perché questo modo (errato) di vedere l’allenamento è frequentissimo in ambito Wx (ma non solo).
A chi non fosse addentrato in alcuni ambienti, invito a rileggere ed analizzare con attenzione l’aneddoto da me riportato in quanto è rappresentativo del perché la metodologia finisce per essere errata, di come una certa
forma mentis influenzi poi le tecniche.
E’ tutto in quella domanda/risposta.
Il sol fatto di rispondere male ad un dubbio genera errori su errori , come le scatole cinesi, aperta la prima continui a farlo e se la prima è la scatola errata più vai avanti, più apri, più ti ritrovi circondato di scatole errate.
Analizziamolo assieme i diversi passaggi che si innestano nella pratica.
Edit: Se in una palestra di boxe ti dicono ti allenare jab/schivata /jab, e la schivata non viene bene, a nessuno passa per la mente di dire “vabbhè, faccio un'altra cosa” . Stai lì ore, giorni, mesi se necessario, finché non fai quella benedetta schivata. Il ragazzo che alla mia domanda ha risposto “
nel caso dò un calcio” commetteva due gravi errori:
Il primo è che finiva per non allenare mai quella sequenza in quanto l’ipotesi del calcio vanificava il lavoro su cui si concentrava l’esercizio (che , ripeto, non si focalizzava sulla difesa da gancio).
(Ai fini di questa discussione è irrilevante se quella sequenza fosse davvero allenante)
Il secondo è che avendo l’opzione “
dò un calcio” il ragazzo non va dall’insegnante a dire “
ma questa difesa da gancio non funziona “ , lui continua ad allenarla male tanto nel caso “ci mette il calcio e risolve”.
Ma perché c’è questa mentalità?
La colpa è del cattivo utilizzo di un sistema (che si crede) “totalitario”.
Se (credo che) la mia arte ha a disposizione un arsenale vastissimo di tecniche, potrei erroneamente pensare che quando non mi vanno bene i pugni userò i calci, se i calci non fungono ho le gomitate e le ginocchiate e se va male pure con il clinch sò proiettare e perché no, pure colpire al suolo se serve..come se avere la competenza su delle distanze di combattimento in più serva a compensare le eventuali mancanze negli altri ambiti, invece di essere un pesante onere in quanto se devi allenare più cose ti ci devi dedicare molto più tempo.
E così finisce che allenare un repertorio vasto e completo (ammesso che ci sia nella propria arte) da qualcosa di utile, diventa un insieme di scuse e giustificazioni per non approfondire ogni singola cosa, all'insegna del “
tanto io ho a disposizione l’altra”.
Ed ecco che “
col pugile non faccio a pugni ma uso i calci” , “
con il lottatore non vado a lottare ma uso i colpi” e “
con quello della kick boxing vado di ginocchiate e gomitate”.
Ammesso di avere un repertorio tecnico simile, in combattimento sarebbero scelte sagge ma in allenamento la visione delle cose deve essere opposta: vado a fare di soli pugni con il mio amico pugile così miglioro la mia boxe, mi rotolo con i lottatori senza usare i colpi così miglior il mio gioco a terra..
Ma a questo modo si scoprirebbe ben presto che si sanno molte cose su niente, che si sa fare pochissimo di tutto, e soprattutto che il proprio sistema è confinato ad un piccolo aspetto di tutto il combattimento.
Eppure anche chi pratica sistemi in cui sono presenti tutte o più distanze di combattimento sovente si allena in maniera settoriale e così fa sparring di solo striking e poi si mette il kimono e va a fare bjj (tanto per citare due sistemi striking/lotta).
Nelle AM cosiddette per DP ciò non avviene in quanto con la mania di dover mettere fuori combattimento l’avversario nel più breve tempo possibile si evita di “giocare con delle regole preimpostate” (sparring) senza capire che è proprio a quel modo che si migliora il combattimento e che una cosa è il combattimento, un’altra è il metodo con cui ci si allena per affrontarlo.
Il paradosso più grande è che proprio quei sistemi che rifuggono il confronto regolamentato (non mi riferisco per forza a dei match ma anche al metodo di allenamento in palestra) poi passano tutto il tempo a fare sequenze preordinate (quindi “regolate”).
Occorre un “reset” di base e se si apre la scatola corretta poi tutto scorre per il verso giusto…