Mi hanno raccontato tempo fa la storia di un tipo grande e muscoloso.
Si iscrisse ad un corso di kick perchè pur essendo grosso temeva lo scontro ed aveva paura di rimanere bloccato in una situazione reale. Non si sapeva difendere, se la dissuasione della stazza avesse fallito.
Infatti, anche in palestra, non aveva il coraggio, la grinta, e si bloccava in difesa quando faceva guanti.
Allora l'istruttore gli disse che c'era un metodo, ma che non era indolore.
fu messo supino a terra, mentre i suoi compagni d'allenamento cominciarono a picchiarlo con calci e pugni, offendendolo nel frattempo.
poi lo stesso trattamento in piedi, e di nuovo supino a terra.
Dopo alcune volte di questo trattamento, aveva superato completamente il timore dei colpi, o il timore di colpire gli altri.
Diventò grintosissimo, e voleva continuamente fare guanti coi più forti, anche se le prendeva.
Il tutto credo sia durato circa 3 allenamenti.
Spero che sia una leggenda metropolitana :-)
Nel caso fosse vera l'istruttore a parer mio non è un buon istruttore,quando una persona si blocca in difesa può essere per mille motivi,mancanza di fiducia nel tuo attacco,mancanza di fiducia sulle schivate dei colpi,sulle coperture,paura di prendere i colpi e queste sono tutte cose che si possono allenare e migliorare.Far pestare una persona non serve a nulla.Poi è chiaro che c'è chi ha la grinta innata e chi non l'avrà mai,ma visto che si combatte prima con il cervello e poi con la cattiveria penso che ci si possa allenare e diventare buoni atleti che possono accrescere la fiducia nei propri mezzi e giocarsela con molti.Chiaro che un atleta non diventerà mai un campione se non ha grinta da vendere.
O quell'istruttore è un pazzo, o è un genio.
Nel primo caso avrebbe fatto quello che ha fatto senza coscienza del perchè, nel secondo avrebbe capito che ognuno di noi è perfettamente in grado di incassare e colpire, ma che il condizionamento anti violenza che abbiamo subito ha trasformato molti di noi in agnelli sacrificali.
Prendere dei colpi forti, significa esorcizzarne la paura, ricevere contatto fisico, porta a togliersi lo shock emotivo da contatto che blocca molte persone.
Questo non è un percorso per tutti. Non è giusto farlo ad una checca.
Ma farlo ad un predatore rivestito con una sottile pellaccia d'agnello socialmente indotta, può spazzare via quel vello maledetto che ci portiamo dietro dall'usanza ebraica dello Yom Kippur, l'agnello sacrificale che si sacrifica per noi a Pasqua, che poi ha dato origine al mito cristiano dell'agnello di Dio che muore sacrificato per noi a Pasqua.
Tutta la nostra cultura è intrisa di belante sacrificio e rinuncia, di sottomissione e prostrazione.
Se 4 calci in bocca possono servire a togliere questo malanno terribile, benvengano.
La differenza tra istruttore pazzo e geniale, a quel punto, sta nel capire a quali allievi riservare questo trattamento e a quali non porterebbe altro che maggiori danni, perchè sono dei remissivi per natura, dei "beta".
Ma per quelli con cui il trattamento funziona, direi che il gioco vale molto più della candela.
Questo metodo, inoltre, è utilizzato anche da quei bastardi che allevano cani da combattimento.
Io però ho parlato di sedute limitate e di contesto controllato che l'allievo capisce e che può fermare.
Il povero cane diventa sì cattivo ed aggressivo, ma in realtà è spaventato e traumatizzato, essendo sottoposto ad una violenza gratuita sulla quale non ha alcun controllo ne colpa.