kihon

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Offline Luca Bagnoli

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Re:kihon
« Reply #15 on: February 28, 2012, 16:28:09 pm »
+7
ti dico la mia name : così come te li ho descritti io e secondo quanto trasmessomi dal mio senpai , i kihon e gli ido kihon dovrebbero essere un continuo studio dei fondamentali e costituiscono un lavoro sia tecnico che organico. può un atleta avanzato sostituire lo studio di questi esercizi con il lavoro al sacco , ai pads e a vuoto ? sì. un atleta che parta direttamente col lavoro al sacco , ai pads e a vuoto può menare quanto e apiù di uno che si sia sbattezzato sui kihon ? sì , tranquillamente. può eseguire le tecniche con la stessa eleganza ed elasticità ? secondo me no. è importante ? mah.

comunque c'è da dire una cosa importante che non può non essere considerata : con i kihon e gli ido kihon puoi far fare a tutti lo stesso lavoro indipendentemente dall'età , dal grado ecc ecc. e dai le stesse correzioni e gli stessi consigli. insomma riesci molto meglio a gestire un gruppo eterogeneo di persone che si allenano in contemporanea.

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Offline nameganai

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Re:kihon
« Reply #16 on: February 28, 2012, 16:36:57 pm »
0
credo tu abbia ragione su tutto Luca.

sul discorso della gestione della classe,però sarebbe lo stesso usando kihon kumite (o esercizi a coppie,chiamiamoli come ci pare)

sul fattore eleganza hai perfettamente ragione,ma personalmente,non m'interessa più molto ;D
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muteki

Re:kihon
« Reply #17 on: February 28, 2012, 17:02:17 pm »
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i kihon kumite servono? e quelli a vasche? quoto in parte luca. comunque li trovo utili almeno x i principianti

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Offline Luca Bagnoli

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Re:kihon
« Reply #18 on: February 28, 2012, 17:07:01 pm »
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i kihon a vasche servono perchè quelli da fermi da soli non bastano. i kihon kumite ... semplice lavoro a coppie , quello si fa in qualunque disciplina.

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Offline nameganai

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Re:kihon
« Reply #19 on: February 28, 2012, 17:07:54 pm »
0
i kihon kumite servono? e quelli a vasche? quoto in parte luca. comunque li trovo utili almeno x i principianti

per servire serve tutto,ma il mio ragionamento è atto a scremare quello che serve di più per determinato scopo.
sarà l'influenza dell jj,ma trovo che lavorare a coppie,oltre che più divertente,sia didatticamente più corretto. senza contare che nel KK mentre tu alleni il tuo tsuki (come se fossi da solo in kihon) il tuo compagno allena altro.
ovvio che se sono fatti a macchinetta non servono ad una cippa manco questi...
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Offline Dipper

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Re:kihon
« Reply #20 on: February 28, 2012, 17:43:28 pm »
+6
La definizione di kihon è stata correttamente data, il kihon non è altro che l'esecuzione a vuoto delle tecniche (ciò che davvero può essere accostato ad essa, rispetto ai kata).
Per quanto Luca non faccia più Karate dimostra di averlo compreso molto profondamente.

Il kihon è il cuore del Karate.
Nel Karate il fine ultimo è la ricerca dell'ikken hissatsu, il colpo definitivo. Questa ricerca necessariamente porta con se' lo studio della perfezione dei singoli movimenti.
Una tecnica perfetta è una tecnica economica, precisa, rapida ed esplosiva. La bellezza è solo la conseguenza eventuale che deriva dalle suddette caratteristiche.

Chiarito il discorso della perfezione, il kihon è importantissimo perchè è lo strumento principe che serve nella ricerca. Con il kihon il karateka lavora allo spasmo sui propri movimenti trova i difetti, li corregge e li ripete con costanza per interiorizzare i continui aggiustamenti.
Allenarsi solo a coppie sposta inevitabilmente l'attenzione sull'altro, mentre il kihon è il momento in cui ci si concentra solo su se' stessi. Banalmente, ad esempio, in un esercizio a coppie, soprattutto un principiante, cercherà volontariamente o meno di andare a toccare il compagno con il suo pugno magari iperestendendo il gomito e arrivando al contatto completamente scarico, e se non lo fa all'inizio, verosimilmente la cosa inizierà a verificarsi quando ci sono accenni di stanchezza, se il movimento non è stato perfettamente metabolizzato prima.
Il continuo passaggio da una pratica interiore e intropsettiva come il kihon, ad una esteriore come il kihon kumite e gli altri esercizi di interazione, permette di massimizzare i vantaggi delle due pratiche.
Un altro aspetto fondamentale del kihon a vuoto è lo sviluppo della capacità di mantenere equilibrio, stabilità e controllo dopo una tecnica andata, appunto, a vuoto, per passare a quella successiva situazione tutt'altro che infrequente e che va saputa gestire.
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Offline Luca Bagnoli

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Re:kihon
« Reply #21 on: February 28, 2012, 17:52:19 pm »
0
e bravo Ryu  :thsit: :thsit:

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muteki

Re:kihon
« Reply #22 on: February 28, 2012, 22:00:36 pm »
-3
e non bastano i kata per questo?

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Offline Paguro49

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Re:kihon
« Reply #23 on: February 29, 2012, 08:43:02 am »
0
C'è una parte del lavoro, specialmente in fase iniziale, dove occorre capire e acquisire molte componenti di una tecnica.
Anche il solo tsuki, necessita di un certo tipo di rotazione, una linearità, la posizione del polso in linea, le nocche, il passaggio corretto lungo il tronco, cui aggiungere la postura del busto, la rotazione delle anche, il posizionamento del baricentro, il caricamento sulle gambe, la posizione dei piedi.......
Ovviamente sono tutte cose che tendono a diventare acquisite, ma prima vanno spiegate, insegnate, capite, acquisite, messe insieme....
Tornarci sopra anche da esperti, serve a recuperare parte di quei dettagli che vanno persi nel lavoro dinamico.
Tutto questo necessita del lavoro a vuoto.
Quando si è in possesso dei movimenti corretti, si trasportano nel lavoro a coppie, che è il lavoro ma necessita di una fase propedeutica per non essere arraffazzonato.
Se è la perfezione che si cerca, la base da cui partire deve essere perfetta.
Scrivere è un processo naturale, che può venire più o meno bene, ma esiste una fase propedeutica che consiste nell'imparare a disegnare le lettere, a legarle fra loro, a inserirci la punteggiatura eccetera.
Sono fasi simili al lavoro a vuoto, che sono indispensabili per poter passare a esercizi più complessi, così come, ogni tanto, non fa male tornarci sopra per recuperare basi perdute.
L'importanza dei dettagli è palese quando si lavora sulle leve, dove è necessaria una esecuzione eccellente, oppure la leva entra solo in situazione totalmente collaborativa, mentre con chi non collabora, occorre che ogni angolo sia proprio quello, o si va allo scontro di forze inutile e dannoso.
Per poter fare un lavoro a coppie che sia efficacemente propedeutico al Kumite, occorre farlo su basi corrette, sviluppate appunto nel lavoro a vuoto  dove si è badato ai dettagli.
Vale anche per il Kata, dove prima di mettere insieme, colpo, parata, uscita, calcio, cambio di direzione, sarà il caso di avere ben imparato ognuna di quelle cose.
La divina scuola dello schiaffazzo argenteo vigila su di voi, mentre la divinissima università dello sputazzo ligneo vi inumidisce la vita

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Offline Shurei-Kan

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Re:kihon
« Reply #24 on: February 29, 2012, 08:46:06 am »
0
La definizione di kihon...............

Oss!

e non bastano i kata per questo?

I Kata sono cosa molto più complessa.
I Kata, per quello che mi riguarda, sono anch'essi Kihon, ma sono anche tanta altra roba.
Sono il patrimonio storico di uno stile, hanno varianti tecniche numerose che nello specifico servono a rafforzare tecniche e posizioni e prendere confidenza con movimenti particolari di quello stile, ma che hanno spostato molto (per qualcuno troppo) la tecnica propria del Kata con quella utile all'applicazione reale. Sono passaggi concatenati tra loro con cambi di direzione continua e che rendono difficile mantenere la corretta postura, l'equilibrio, la forza, la concentrazione.....lo Zanshin unito alla tecnica.
I Kata giocano a rendere difficile, ma ideale quello che nel Kumite dovrebbe essere facile, istintivo, immediato e efficace.
I Kata veicalono il sapere proprio di uno stile che detemina l'impostazione generale del praticante.
I Kata sono considerati da molti Maestri, ma anche da molti "bonzi" giapponesi come una forma di meditazione in movimento.
La particolarità dei Kata soprattutto Shotokan è che che sono eseguiti in modo energico, eplosivo e per questo rendono quella forma di meditazione, perfezione, idealizzazione, molto difficile da raggiungere.
Con i Kata si lavora su un insieme, per lavorare bene e sullo specifico ci sono i Kihon (sennò che li abbiamo creati a fare?)
Potrei andare avanti per ore a scrivere cazzate sui Kata ma poi non ho il tempo di ragionare[1] e di rispondere a tutte le puntualizzazioni che già mi aspettano.....e poi quì non si parlava di Kihon?  :P
 1. soprattutto di ragionare :dis:


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Offline steno

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Re:kihon
« Reply #25 on: February 29, 2012, 09:54:18 am »
0
ma tecnica,posizioni ed equilibrio,non si possono acquisire anche nei kihon kumite? idem per la muscolatura.

cioè,se studio,ad esempio jun-tsuki,teoricamente e tecnicamente,che differenza passa dall'eseguirlo in solitaria o mirando al compagno?
La questione è più semplice di quel che potrebbe sembrare :)
Prima di scrivere un tema (kumite libero), devi imparare a scrivere le parole (kihon kumite), ma è ovvio che prima ancora devi sapere scrivere ed usare appropriatamente le lettere (kihon).
Quindi tu fai le tue vasche nelle varie posizioni, che sono sempre più forzate di quel che si fa poi in kumite, proprio per abituarsi a sforzi di intensità e tempo maggiore del necessario, cosa indispensabile nella DP.
In questo modo, imparerai ad usarle senza il problema dell'avversario, quindi potrai concentrarti solo sulla corretta catena cinetica, indispensabile per ottenere efficacia e precisione.
ecco che quindi, appresa almeno grossolanamente la catena cinetica ed il senso, puoi cominciare a fare kumite, affinandola quindi nel senso dell'efficacia, del tempismo ed in generale del momento giusto per la tecnica giusta.
Ovvio che l'efficacia di una tecnica di attacco, si testa sullo scudo sorretto correttamente da un compagno, il quale contrariamente al sacco, non si limita a dondolare, ma si sposta, rendendo il tutto più sensato al risultato cercato: "un colpo, un KO" (libera interpretazione personale di Funakoshi, necessaria nel contesto Italiano odierno)
(si però adesso non chiamatemi '0 Sensei, grazie. :D )
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Offline Barvo Iommi

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Re:kihon
« Reply #26 on: February 29, 2012, 11:53:29 am »
0
è un lapsus freudiano o è voluto?  XD XD

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Offline Shurei-Kan

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Re:kihon
« Reply #27 on: February 29, 2012, 15:04:12 pm »
0
Felice di leggerti Roroarro!  :)

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Offline nameganai

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Re:kihon
« Reply #28 on: February 29, 2012, 21:27:03 pm »
0
trovo tutte le vostre considerazioni sensate (e sicuramente corrette)
ma non posso fare a meno di chiedermi:
un judoka impara la tecnica a coppie (per forza di cose) e non c'è certamente meno finezza tecnica in una proiezione che in uno tsuki.
perchè questo non può valere per il karate e affini?

(nessun intento di flames,sono davvero interessato all'argomento)
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Offline Dipper

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Re:kihon
« Reply #29 on: February 29, 2012, 21:51:45 pm »
+2
Posto che quanto detto per il Karate vale per qualunque altra disciplina di striking, la differenza sta nel tipo di ingaggio.
Nella lotta tutto il movimento a partire dall'approccio / squilibrio / posizionamento è necessariamente collegato al contatto fisico col compagno, l'interazione si ha da molto prima della conclusione della tecnica.
Non così per quando ci si picchia, dove fino all'attimo in cui la tecnica viene portata al bersaglio non c'è interazione. Dunque nello striking grossa parte del movimento viene fatto a solo, nel grappling praticamente quasi mai.
Certo, non sono due ambienti così nettamente distinti, nella lotta a terra si studiano i posizionamenti e certi passaggi o uscite anche da soli o con la swissball mentre nello striking è ben possibile che l'azione generi da un contatto prollungato (tipo afferrare e colpire), ma in generale la grossa distinzione che secondo me porta alla discriminante che giustamente fai notare è nella percentuale di tempo in cui gli atleti stanno a contatto che indubbiamente è molto differente.
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