assodato che i manubri aiutano a minimizzare le asimmetrie negli sforzi (comunque non risolvono completamente il problema, ma mettendoci un po' d'attenzione secondo me permettono di andarci veramente vicino) e che permettono una discreta stimolazione del core, vorrei discutere un attimino dei singoli gesti di alcuni esercizi
ad esempio la panca piana:
- sono sdraiato sulla panca, ho in mano i manubri all'altezza del petto, i gomiti sono larghi e gli avambracci perpendicolari al suolo. spingo verso l'alto i manubri. alla fine, quando ho allungato completamente (o quasi completamente, che credo sia meglio) le braccia, i manubri sono alla larghezza delle mie spalle (andare oltre credo sia completamente inutile, se non controproducente ai fini di questo esercizio). in questa posizione i pettorali credo siano isolati, o quasi isolati;
- sono sdraiato sulla panca, ho in mano il bilanciere all'altezza del petto, i gomiti sono larghi e gli avambracci perpendicolari al suolo. spingo verso l'alto il bilanciere. alla fine, quando ho disteso le braccia, le mie mani rimangono ad una distanza (misurata lungo il bilanciere) superiore alla larghezza delle mie spalle. in questa posizione i pettorali in teoria non sono isolati: c'è un minimo di tensione residua. in teoria..
ora, le mie domande sono:
1 - è lecito preferire una escursione maggiore, ed una stimolazione del pettorale più completa (perché con il bilanciere c'è un angolo che non viene mai coperto)? o invece il fatto che alla fine del movimento il muscolo sia (quasi) isolato rende questo tentativo una fregatura?
2 - io ho l'impressione che quel minimo di tensione residua che si avverte ad estensione completa con il bilanciere sia completamente neutralizzata dall'attrito delle mani sul bilanciere stesso.. quindi manubri tutta la vita. voi che ne pensate?
3 - troppo onanismo mentale?
grazie