C'è moltissimo nella battuta di Luca Bagnoli.
Nel senso che, è verissimo che X e Y, pur somigliandosi, magari anche molto, non sono la stessa tecnica, verissimo e assodato.
Ma qui parliamo di Kata, di esecuzione a vuoto, situazione che rende indistinguibili X e Y il più delle volte.
Allora vuol dire che abbiamo (così faccio venire l'erpes a Ryujin
) dei principi di movimento, da acquisire e poi utilizzare secondo la circostanza che ci si presenta.
Certo che poi, se li schematizziamo e li imbrigliamo in codifiche applicative specifiche, a quel punto non avremo più dei principi di movimento, non più dei principi tecnici ma tecniche precise e definite, atte solo al tal scopo.
Fatto questo, avremo tecniche utilizzabili solo se e quando si presentasse quella esatta situazione.
In questo credo che, la codifica dei Bunkai, abbia fatto più danni che altro, sebbene possa rimanere un esercizio divertente e interessante, instilla nella testa del praticante una univocità di soluzioni che è antitetica a ciò che accade in combattimento, rendendo quindi il Kata un esercizio del tutto slegato dal Kumite.
In un Kata, non posso eseguire perfettamente il caricamento di una proiezione, la pressione di una leva, senza apparire quantomeno ridicolo e goffo, perchè senza l'avversario fra le mani, farò movimenti che non si spiegano.
Allora si adattano quei movimenti, fra quelli "simili" con dinamiche cinetiche differenti, ma che in esecuzione a solo non si vede.
Immaginiamo la tecnica di enoeda messa nel video che ho postato, pensiamola senza Uke, io credo sia ovvio che ne resterebbe solo Oikomi, perchè il prosieguo senza Uke è ridicolo.
Insomma credo che, le applicazioni possano davvero essere tante, dipende da molti fattori, non ultimo la personale conformazione e predisposizione fisica, quindi sono per lo studio del movimento/tecnica, cui far seguire un certo numero di esempi su come possa svilupparsi in azione, ma senza limitare le possibilità di utilizzo.