Rimane però, sempre e comunque un problema di fondo che, essendo strettamente personale, non otterrà mai risoluzione.
Ci sono persone che semplicemente non amano le AM che abbiano cose simili al karate.
Ci sono persone che non riescono (alcuni semplicemente non vogliono) a vedere oltre l'apparenza.
Altri che fanno la stessa cosa, ma siccome ha nome diverso, allora è diversa.
Diversi invece, guarda caso tutti praticanti di karate di lunga data, quando non insegnanti, mettono il dito sulla giusta piaga, anzi, SULLE giuste piaghe, che mi permetto di tentare di spiegare, almeno dal mio punto di vista.
Kata, kihon e kumite; Quest'ultimo, sia come kihon kumite, sia come bunkai kumite, sia come kumite libero, a quale potenza non importa, secondo me l'importante è la massima velocità.
Il primo punto di discordia è il mix, cioè il tempo che si dedica alle tre cose, questo dipende quasi essenzialmente da che risultato si sta cercando con la pratica.
1- Chi pratica per le gare, dedica dall'80 al 100% del tempo, o nel kata o nel kumite, al massimo di kihon ne fa mezz'ora al mese, in quanto non utili per vincere le gare.
2- Chi pratica per il piacere dell'arte, per fare un minimo di bella figura alle gare promo, per migliorarsi dentro, per avere un minimo di utilità ANCHE nella DP, farà una cosa del tipo 40% a kata e kumite, 20% ai kihon, o addirittura 33% distribuito nell'arco dell'anno, con maggiore enfasi in periodo gara.
3- Chi come me, pratica ed insegna, cercando di riproporre il karate non sportivo delle origini.
Quindi il mix è secondo me, ben tarato quando kata e kihon insieme, occupano il 50%, mentre il kumite occupa il restante 50%.
Ovvio quindi che, l'aspetto più filosofico del DO, inteso come modo d'essere, modo di rapportarsi all'arte e soprattutto uso della stessa fuori del dojo, si debba muovere di conseguenza.
Il venerdì giorno deputato solo al kumite, il DO è incentrato sulla difesa di se stessi, sull'evitare gli scontri evitabili, sull'impedire che, in caso di aggressione, l'aggressore abbia la meglio.
Il mercoledì invece, ci si incentra di più sul migliorare la conoscenza di se stessi, sul migliorare le capacità di usare il proprio corpo, sull'auto disciplina, sulla concentrazione ecc. ecc.
Secondo il mio modesto parare, questo mix è probabilmente, quello che più si avvicina al karate "delle origini", ma ovviamente, adattandolo all'evoluzione umana e contestualizzandolo all'Italia del XXI secolo, nettamente diversa, quando non inconciliabile, con il Giappone del XVIII secolo.
Ecco quindi che il karate da me proposto, pur rimanendo nel solco della tradizione, si evolve, non rimane ingessato o peggio, con il piede in due scarpe, fonte dei problemi da molti riscontrati.