I fatti: ottobre 2.004, mia moglie malata. Mia figlia due anni e mezzo. Mese di ottobre, avevo trascorso i mesi precedenti con la testa assolutamente da un’altra parte, concentrata nella ricerca di una cura per mia moglie. Molto lontano da preoccupazioni di “sicurezza e prudenza”. Alle 7/7 e trenta arrivava l’infermiera che mi aiutava durante la notte, le avevo lasciato le chiavi di casa. La casa ha un ampio giardino, circondata da un muro alto due metri e mezzo. Le finestre sono antisfondamento, ho due aggeggini portatili, premendo un bottone lanciano un allarme su una centrale (guardie private). In questo caso, queste si recano in loco, ed avvertono le forze dell’ordine. Prima, telefonano. Se tu non dici la parolina magica si precipitano.
Con due bottoni, posso chiudere le tapparelle esterne, elettricamente.Sono al gabinetto, situato di fianco alla porta d’entrata. Sento la porta di casa aprirsi, dopo pochi secondi la maniglia della porta del gabinetto si muove.
Mi chiedo “che succede?”, esco e mi trovo davanti a tre persone, passamontagna, vestite uguali, in nero, guanti di pelle, una pistola puntata su di me.
Mi dicono: “calmo!”. Avevo avuto una reazione stupida, mi ero messo subito in guardia.
Primo manrovescio.
Mia figlia piange, mia moglie sgrana gli occhi.
Mi fanno sedere vicino a loro, mentre strappano i cavi dei due telefoni dai muri. Mi fanno alzare, e mi chiedono dove sono valori, soldi e gioielli.
Breve digressione, due di loro su 170\175 centimetri, stessa corporatura, muscolosa. Il terzo, magro, sui 185 centimetri di altezza: é lui quello a cui viene affidata la pistola. E’ anche il più spaventato, ed il più malleabile. Mi chiedo che senso possa avere che sia il più spaventato a tenere l’arma. Gli altri due sono stra-alterati: droga “fredda”, o coca o pastiglie di qualche genere.
Li porto all’armadio dove sono i gioielli di mia moglie. Nel portafoglio ho duecento euro. L’infermiera ne ha di più, circa 1.200. Doveva pagare l’affitto il giorno dopo .(e chissà perché li aveva in contante....).
L’aggeggio per l’allarme radio é nel cassetto, quindi inservibile.
Dalla vetrata aperta guardo in giardino, ve ne é un quarto. Il palo.
La casa é su tre piani. Sono già le otto meno un quarto di sera, é passata mezz’ora, e sono tutti nervosi. In giornata, ero tornato dalla Svizzera, da Losanna. Mi ci ero recato per un ennesimo consulto per mia moglie. Mi accorgo che sanno molto di me, e che credono che io sia pieno di contanti...
La casa é su due piani, più un seminterrato. Vogliono vedere tutto, recuperano dal seminterrato una sbarra per manubrio, ci rechiamo al secondo piano.
Lì, comincia il pestaggio, al primo piano il terzo personaggio, quello alto, tiene sotto controllo mia figlia, mia moglie e l’infermiera con la pistola. In camera al secondo piano, ho una cassaforte a muro. E’ vuota, si incazzano.
Mi pestano dalle otto meno un quarto alle otto e trenta, a turno.
A pugni (in faccia, sullo sterno, sui fianchi), con la sbarra da manubrio, sulla schiena. Sono “tecnici”, fanno attenzione che io non svenga. Ho due quadri di valore, non li vogliono, merce che “scotta”, mi dicono. Ah, dimenticavo. Accento slavo.
Al massimo del parossismo (io non grido, non mi lamento, ad un certo punto mi ricordo di averli pure sfidati, dicendo una cosa del genere “così non mi fai un cazzo, coglione! “. Dio, che cretino. Ne ho prese pure di più....) il capo grida qualcosa a quello sotto, quello sale, spaventatissimo e gli dà la pistola.
Io sono a terra, questo mi punta la pistola alla gola. E dice “vai a prendere la figlia, che i soldi li caccia fuori. Adesso le facciamo male, coglione.”. Qualcosa del genere...
Faccio per rialzarmi, insomma, reagisco...e la pistola scatta. Come ho detto alla polizia, non so se avesse la sicura, non so se fosse una scacciacani, non so se fosse inceppata, ma fa “click!”.
Mi é scattato qualcosa dentro, un misto fra “devo difendere”, “mi son fatto prendere per il culo”, “ora gli stacco la testa”.
Quel che mi ricordo, al primo gli prendo il braccio e gli schianto il gomito su un angolo del muro. Il secondo fa passi indietro, mi precipito addosso a lui e lo lancio giù per le scale urlando come un pazzo.
Escono alla velocità della luce, chiudo la porta di casa (antisfondamento, in metallo della aztec), chiudo le serrande , recupero l’allarme, lo faccio scattare. Poi, con calma telefono al 112 dopo essermi accertato che mia figlia, mia moglie e l’infermiera stessero bene.
Scusate, scritto in fretta.
Mik