Credo che, salvo determinati casi, le intenzioni siano buone un pò per tutti, almeno all'inizio.
La differenza fondamentale fra Kenka e il Kempo di Parker, a mio parere, è la stessa che c'è fra l'arrosto e il fumo.
Mentre da una parte, si bada a cosa fa l'avversario, al fatto che non lo ammazzi con un uraken al corpo, ne che se ne sta li a farsi dare 500 colpi restando immobile finchè non schiatta, alla kenshiro, ma magari mena, risponde, lotta.
Dall'altra c'è una attenzione notevole agli atteggiamenti bulleschi, tipo colpire e ciondolare via sprezzanti, si bada troppo all'immagine, alle posizioni filmesche, alle facce giuste, insomma a riempire la pratica, di una quantità di ammennicoli, atti a convincersi di essere ciò che si sognava diventare.
Con questo non beatifico il Kenka, che ha limiti come ogni altra disciplina, ma proprio non riesco ad accostarlo al Kempo di Parker, che non apprezzo in nessuna parte, ma proprio nessuna.