Spulciando il forum mi sono imbattuto in questa vecchia discussione recentemente riesumata, e provo a dare un contributo sul tema anche a seguito di una evoluzione del mio pensiero rispetto a quello espresso in passato anche su queste pagine.
Il termine "tradizionale" si riferisce, come diceva originariamente Clode, ad un codice stereotipato di comportamenti riconosciuti dall'immaginario collettivo. Alla base di tutto questo ci sta un problema di marketing per ritagliarsi in maniera intelligente una fetta di mercato sportivo.
Forse in altri paesi una disciplina definita come "tradizionale" verrebbe vista come vecchia e statica, ma non in Italia, e chi usa questo termine più o meno consapevolmente lo sa: tradizionale generalmente da noi viene visto come qualcosa di buono, di positivo, di sicuro contro le derive imprevedibili della perdizione moderna... un po' come le immagini che imperano nello slow-food, nel settore turistico, nella promozione di prodotti nazionali.
Però la cosa viene molto abusata, un po' come nella pubblicità in cui, tra tramonti, vecchie mura e atmosfere antiche, Banderas con la trippa fa i biscotti del Mulino Bianco (industrialissimi) usando una macina di pietra e parlando con una gallina.
Anche un hamburger del McDonald in Italia, se lo collochi come "prodotto tradizionale", vende molto di più anche se rimane in realtà lo stesso junk food.
Ecco che "tradizionale" nelle Arti Marziali fa (faceva) grandissima presa nella nostra cultura, fornendo un codice di condotta che, per quanto spesso sia un falso storico, fa sentire il praticante all'interno dell'unica vera corrente valida e sicura, comprovata da secoli di tradizione tramandata da saggi e micidiali Maestri, spesso illuminati da Dio e da Buddha mentre adoravano le divinità locali spaccando le ossa a orde di nemici, in un perfetto mix di sincretismo caotico e new age.
Inutile dire che il termine "tradizione" è molto più ampio, e meriterebbe ben altre analisi molto noiose in questa sede, ma nella cultura collettiva è interpretato come qualcosa di statico, positivo ed universalmente valido nel tempo e nello spazio... cosa che fa a cozzi con la realtà.
Quindi con il termine "tradizionale" il praticante nostrano (o "nostrale", come diceva tradizionalmente la mi nonna) si sente sicuro di imparare qualcosa di certificato da secoli di continuità e di saggezza accumulatasi nel solco di un pensiero universalmente valido, e quindi si sente per transfer parte attiva di quella tradizione, acquisendone automaticamente tutti i pregi decantati da Maestri orientali illuminati, e da picchiatori di paese delle nostre parti.
Poco importa se in realtà avrà ascoltato, nelle migliore delle ipotesi, delle storie dei bei tempi andati, e se farà qualcosa di completamente fine a sé stessa lontana anni luce da metodologie all'avanguardia. Poco importa se non si sarà mai confrontato con nessuno in maniera seria e non mediata per mettere alla prova le conoscenze acquisite in combattimento, ma passerà ore a ripetere forme che saranno poi giudicate valide o meno esclusivamente dai detentori della "tradizione".
Starà facendo comunque, nella sua mente, qualcosa di MIGLIORE perché TRADIZIONALE.
E pazienza se il mondo va in una direzione diversa, il tradizionalista convinto sarà chiuso in una nicchia in cui si costruirà la sua realtà perfetta e autoreferenziale, perché "certificata" dal passato. Non senza giudicare con disprezzo tutto il resto. Provare per credere.