A parte i sofismi, quello che non apprezzo, è che il più delle volte non c'è giustificazione pratica.
Come ho detto, la pratica non saltuaria, dei kata, può trovare senso e scopo, se serve ad abituarmi a muovermi in un certo modo, secondo un certo stile, determinati criteri e parametri, anche in kumite.
Il brutto è che, questo mix, avviene rarissimamente rispetto al numero dei praticanti, mentre più frequentemente, all'atto pratico del kumite, cioè del "fine" della pratica, di tutte le componenti dei kata non resta quasi nulla, se non la domanda "ma allora che cazzo li fai a fare?".
Ecco io trovo incoerenti i maestri che non lavorano in quel senso, come anche i praticanti che non si fanno due domandine sul senso di fare una roba in un modo, per poi tradurla in pratica che non centra più un cazzo.