Parto dal fondo:
Comunque un giorno che ci vediamo, se ti/vi andrà ne parleremo più a lungo perché di queste cose se ne può parlare per ore. Un pò come i buchi neri e gli universi paralleli. Ed è questo il bello.
Senz'altro mi farebbe molto piacere fare una chiacchiera con te, sono sicuro che la conversazione potrebbe piacevolmente srotolarsi in lungo e in largo
Lo sport, per me, è un insieme di tecniche biomeccanicamente utili a raggiungere uno scopo col massimo dell'efficacia.
Un'arte marziale, per me, è un insieme di tecniche biomeccanicamente utili a raggiungere uno scopo col massimo dell'efficacia.
La diversità è data dal fatto che in un caso, lo sport, la misura della biomeccanica è il rapporto al risultato.
Nelle arti marziali la misura della biomeccanica è in rapporto ai principi. Non principi biomeccanici, ma principi filosofici e religiosi.
Onestamente io non sono sicurissimo di questo. Ti parlo di quello che so, ovvero del Karate, ma non penso che sia molto diverso per le altre arti marziali dell'oriente.
E' vero che la cultura orientale è decisamente più olistica rispetto a quella occidentale ed è vero anche che allo stesso sintetizzatore (per non dire fondatore) di uno dei due grandi tronconi del Karate dispose di recitare alla fine di ogni lezione un dojokun, molto bello e profondo tra l'altro, mai eguagliato in saggezza da nessun altro dojokun più moderno.
Però la maggior parte dei praticanti, soprattutto della corrente di Okinawa, tende a negare il prevalere dello spirituale sulla materia nella pratica del Karate. Alcuni arrivano a negare del tutto le radici buddiste della pratica (salvo poi fare lo sguardo bovino quando gli chiedi perchè allora il più avanzato kata dell'area Naha si chiama proprio "108"
), ovviamente esagerando e facendo semplicemente un'operazione di contromarketing. Tuttavia, tolti gli eccessi, è fuori di dubbio che il Karate sia nato con lo scopo primario di difendersi e che il resto sia un'infusione di principi spirituali (o religiosi, sebbene il termine IMHO è forzato), allo stesso modo tali principi si sono infusi anche in altre discipline che non hanno a che vedere con le mazzate.
In effetti ritengo che il Do sia uno strumento bellissimo ma molto insidioso perchè è molto facile utilizzarlo per riempire degli enormi vuoti metodologici, mancanza di nozioni, semplici prese di posizione aprioristiche, resistenza al cambiamento (la corrente che non scorre).
... e sai una cosa? Non posso entrare nel dettaglio (PM casomai) ma una persona che conosco bene, in un gruppo di praticanti di un'arte (non marziale) giapponese, tenuta da un giapponese, ha riscontrato proprio questa enorme fallacia, che ha portato a un deterioramento della qualità di quello che stava facendo, grave e insopportabile. E questa persona è fortemente spirituale
Probabilmente il lato oscuro del Do è una deriva pericolosa per tutti e non siamo solo noi occidentali a rischiare di travisare.
Aggiungo comunque, per completezza, che non basta prendere consapevolezza di questo per essere al sicuro dal praticare cose sbagliate, perchè anche il Jutsu può essere corretto (quindi nel rispetto della biomeccanica e biochimica) o completamente spiantato (vedi certe pratiche che non hanno alcun senso).
Ma a prescindere da questo, nel Karate si parla spesso di termini fisici come potenza, irrobustimento, radicamento, e quindi non si può prescindere dall'oggettiva misurazione di ciò che funziona da ciò che no e degli effetti delle pratiche sul risultato. Partire da principi astratti e spirituali per calarli nel concreto secondo me è pericolossisimo ed è forse la causa principale per cui vediamo certe pratiche dannose e completamente sbagliate spacciate come verità, magari spalando merda su ciò che è moderno e sportivo.
Semplificando la piramide che spesso cito, ciò che permette di arrivare in alto è il Do, ma è il Jutsu la base che deve essere solida e ampia (più ampia della cima), altrimenti la struttura diventa precaria e rischia di crollare.
Mentre nello sport la biomeccanica è cambiata e cambia in rapporto al risultato sportivo nelle arti marziali la biomeccanica è cambiata e cambia in rapporto al risultato filosofico e religioso. Per questo ho scritto in molti post che ritengo l'aikido l'arte marziale più moderna in assoluto. Questo significa che i principi non solo coprono la biomeccanica, ma coprono tutta la vita. Perché la biomeccanica è solo una parte di quei principi. Ne è la rappresentazione esteriore.
Io la vedo un po' differente, anzi all'opposto.
Sempre tirando in ballo il buon Lee (almeno credo fosse lui), una famosa massima è che all'inizio un pugno è un pugno, poi un pugno non è più un pugno, e infine un pugno torna a essere un pugno. Tornati al punto di partenza? Io non credo proprio, o meglio, magari si è tornati ma con una consapevolezza del "qui e ora" molto diversa. Questo mi pare un ottimo esempio di un approccio corretto, si parte con il materiale (Jutsu), si prosegue con l'introspezione (Do) e alla fine c'è una completa armonizzazione dei due. Il chè si avvicina molto a ciò che insegna lo Zen, dove lo scopo ultimo è vivere il presente.
Quindi se si sta applicando un principio spirituale traslandolo in materiale, con il risultato che questo confligge con l'empirismo dell'esperienza e dello studio, c'è qualcosa di errato a monte. Perchè la spiritualità orientale è fortemente compenetrata nel mondo delle cose, e non separata da essa.
C'era un vecchio gioco per l'Amiga, Budokan, dove impersonavi un combattente che si allenava per combattere in un torneo interstile. Oltre ad allenarti nelle varie discipline, potevi andare a fare visita a un saggio che ti raccontava le sue massime Zen. Se ti fermavi troppo tempo a sentirlo, a un certo punto, me lo ricordo bene, ti sgridava: "Don't be an armchair philosopher. Go! Practice!".
Paradossalmente, da quando sto studiando il funzionamento del corpo e dell'allenamento, sto iniziando a comprendere meglio la direzione da prendere per capire come studiare il Do.
La kiba dachi in jappone, la ma pu in cina, la trung binh tan in vietnam o la posizione del cavaliere in italia quanto allenata all'interno di un contesto di AMT ha il senso della marzialità che è diverso dal significato isometrico che avrebbe in una qualunque disciplina sportiva. Ed è una postura. Figuramoci le tecniche, le forme, il kiai, il qi.
Il significato può essere quello che gli si attribuisce arbitrariamente, e sicuramente gli effetti sulla mente possono essere soggettivi, ma il risultato sull'apparato locomotore, sul metabolismo e sul SNC sono identici (o molto similari) e oggettivi.
Figuriamoci il tao, il do, il budo.
Ma quante carne al fuoco c'è nelle AM?
Per questo sono interessanti
... però non è escluso che ci possa essere parecchio fumo anche