Scusa se non ti rispondo punto per punto usando i quote ma evito di incasinarmi.
Sono d'accordo che sia un lavoro relativamente avanzato, ma proprio come argomento in generale, nel senso che è una specializzazione, ed è anche normale che ci debba essere una progressione didattica.
Dal punto di vista teorico, per propositi marziali non è proprio necessario conoscere tutti i punti e mille cose per ciascun punto.
E' tuo interesse avere una conoscenza enciclopedica della materia? Ok, va benissimo ma è un di più!
Come aspetto pratico, l'affiancare altra disciplina non basta. Bisogna abituarsi proprio a beccare i punti!
Allenarsi coi guantoni va benissimo in generale, e va fatto comunque, ma è molto meno utile per l'esigenza specifica della precisione, soprattutto all'inizio.
I guantoni sono costruiti per disperdere l'energia all'impatto e quindi per loro stessa natura remano contro al proposito di scaricarla con precisione su bersagli relativamente piccoli.
Trovo infatti abbastanza comprensibile per esempio che un pugile non presti molta attenzione sull'argomento. Per il contesto di suo interesse avrebbe relativamente pochi benefici, ossia in relazione alla mole di allenamento che dovrebbe affrontare pochi risultati.
Spesso i pugili sono più precisi di praticanti di molte altre discipline e, consapevoli o meno che siano del fatto, ottengono ko con colpi che sono da manuale sui punti di pressione nonostante qualche tradizionalista abbia il coraggio di accusarli convinto di “non colpire col chi/ki/qi”, smascherando la sua ignoranza in merito anche riguardo al concetto tradizionale di cui vorrebbe mostrarsi paladino.
Come esercizio agli inizi, mani nude e colpisco con un minimo di controllo e coscienza, andando poi via via ad aumentare la dinamicità degli esercizi.
Oltre a quella di avere un insegnante, ho la necessità di avere feedback da parte del compagno per sapere se il punto l'ho beccato o meno, per poter correggere il tiro e abituarmi alla precisione.
Ho bisogno dello spotter o del tavolettista per migliorare.
Si usano alcuni punti con maggiore cautela, o almeno si usano meno all'inizio, prima di acquisire una certa familiarità e abitudine, per sicurezza.
E' un allenamento doloroso ma non si crepa così facilmente, come vorrebbe far credere il vecchietto presunto saggio della montagna, che riporta leggende sentite dire, ma senza aver davvero conoscenze di medicina, né occidentale né tradizionale cinese.
Un insegnante molto considerato in materia, soprattutto all'estero, a inizio lezione faceva la premessa sorridendo “no pain, no fun” per dire che il dolore è necessario per imparare. Non è sadismo o masochismo ma è una necessità pratica, avere lo spotter/tavolettista, ci si presta vicendevolmente a far da spotter al compagno, per aver l'opportunità di crescere entrambi. L'imput di un suo collega e amico, riguardo i punti di pressione, è “practice, practice, practice”.
E' necessario essere supervisionati o aver ricevuto indicazione di chi sa di quel che parla. Nonostante le diverse e quasi opposte prospettive, le conoscenze dei punti tra medicina tradizionale cinese e la nostra convergono.
In conclusione al “papiro”
, sono un hobbysta che pratica 4-6 ore a settimana la disciplina principale. Come integrazione/accessorio mi interessano i punti di pressione. Come minimo dovrò allenarmi in palestra, in pratica non in teoria, altre 2-4 ore con compagni focalizzate solo su quell'aspetto.
E ho escluso di proposito corsa/pesi/preparazione fisica a parte, altro tassello che va aggiunto al quadro.
A parte la distanza da gruppi e insegnanti che si dedicano ai punti di pressione, l'argomento non è tra le mie priorità marziali e personali e francamente al momento non posso permettermi un programma del genere.