Tutti i critici delle arti tradizionali si scordano delle origini di queste. Nello specifico le leve nascevano per rompere le articolazioni in campo di battaglia, quindi niente di collaborativo. In tempo di pace e per esigenze di diverso tipo, le stesse in seguito furono modificate in controlli. Tutto quello che è rimasto, è quello che inevitabilmente doveva funzionare, pena il rischio della propria vita.
Come è già stato detto, le leve rispondono a determinati principi biomeccanici, quindi non ha senso andare contro questi. Semmai il problema è che ci sono numerosi modi di portare una leva ma altrettanti per uscirne. I punti deboli sono codificati e studiati come modi per uscire da esse. Un vero esperto più ne conosce più è probabile che la sua leva entri. Quando si applica per es. Koteg. a volte ci si dimentica che oltre al polso c’è il corpo che lavora. Per questo è possibile che un semplice spostamento del corpo di uke renda difficile la leva, ma solo a patto che tori inesperto resti fermo. Tori invece deve sentire i movimenti di reazione di uke per rispondere ad essi e sentire quando è possibile applicare la torsione. Questo anche in situazioni non collaborative, per questo ci sono vari ‘livelli’ di conoscenza per applicare una forma.
In quanto ai colpi, come già detto, applicare una leva al volo è pura fantasia. In Aikido (almeno le scuole serie) non afferrano al volo, ma deflettono cercando il contatto (tipo le spade) per poi afferrare non necessariamente il primo braccio del pugno, di solito sarebbe consigliabile sul 2° 3° e così via. Tuttavia sono possibili, in situazioni di lotta in piedi e pseudi controlli, anche forme di Koteg. fatte come implosione sul posto.
Per finire ogni forma e tecnica non è mai definitiva, c’è sempre un modo per uscire. L’importante è ‘sentire’ quando questo succede per spostarsi senza rigidità a fare altro: Taekemusu Aikido.
Saluti.