Dunque secondo te è possibile essere perennemente nel flow? Tu permani in maniera duratura in questo stato?
Per come lo sento io, è uno stato di grazia che si raggiunge (o meglio, si può raggiungere) in determinati momenti di estrema necessità, di grande divertimento o anche in situazioni di placida calma.
Ma la vita di tutti i giorni, con la sua monotonia e le preoccupazioni logoranti e persistenti, con le sue routine tutt'altro che piacevoli non mi aiuta a trovarlo e a rimanerci.
Allora parto da qui, ma cercherò di toccare i vari temi e in particolare quelli emersi da chi ha analizzato sia i problemi legati alla terminologia in odore di misticismo sia al "vuoto mentale" come pratica ascetica tale da finire per perdere, nella nostra società, i connotati positvi che aveva in passato fino a divenire quasi uno stato vegetativo della mente e di passitivà rispetto l'ambiente esterno (e anche interno). Purtroppo questi sono temi di un'ampiezza e di una discutibilità tale che anche solo il cercare di approcciarli risulterebbe davvero onoreso in quanto si dovrebbe discutere sia un lato della medaglia che il suo opposto, per esempio nella nostra società: qualcuno potrebbe vedere una scelta infelice e controproducente il decididere di essere "asceti" qualcun altro potrebbe vedere nel non esserlo in nessun modo la strada verso l'apatia causata dai troppi stimoli che la società moderna ci offre. Questo perché il troppo, in qualunque senso lo si prenda, semplicemente stroppia.
Quindi tratterò il tema specifico: appunto il "vuoto mentale" usando questo termine per quanto fumoso possa apparire e lo farò dal punto di vista che interessa tutti noi come Artisti Marziali cioé i benefici che questo stato, questo atteggiamento, può apportare alla nostra vita e alla nostra pratica.
Rispondo quindi a ryu quando mi chiede se io permango in maniera duratura nello stato di flow: no.
Non rimango in maniere duratura neanche nello stato di "vuoto mentale" che è cosa diversa seppur necessario allo stato di flow. Anche se qualcuno potrebbe pensare, leggendo i mie post, che si capisce perfettamente che la mia mente è già particolarmente vuota
Ora, in prima istanza il "vuoto mentale" è quello che i filosofi antichi definivano come l'"assenza di giudizio". Da qualunque cosa. Tanto che la storia ci dice di pensatori che per non essere stimolati dai sensi si sono per esempio bruciati la retina con il fuoco di una candela. Però questo a noi non ci interessa, anche se la leggenda vorrebbe il combattente pronto a lottare anche ad occhi chiusi, anzi vogliamo che le nostre pratiche migliorino tutti i nostri sensi, compresa la vista, e i tutti nostri giudizi. Vogliamo stare meglio come persone per stare meglio come artisti marziali. Per vivere meglio e per stare bene.
Quindi, anche se l'assenza di giudizio ha a che fare con il "vuoto mentale" non necessità della perdita degli stimoli esterni.
Siccome anche a me piace il contatto parto subito con un esempio pratico: quando, in qualunque momento della giornata, incrociamo una scritta, per esempio quella di un cartellone pubblicitario, immediatamente il significato della scritta viene non solo compreso dal punto di vista semantico, ma anche elaborato fino a portare a un giudizio sul messaggio pubblicitario stesso. Il pubblicitario si aspetta, perché ha studiato la società, la cultura, gli usi e i costumi che quel giudizio sia quello "previsto" per la maggior parte delle persone. Per la maggior parte delle persone infatti sarà così.
Ecco il processo cognitivo come elaborazione di un input (la scritta) e conseguente output (il giudizio), ma se questo processo non si attivasse la scritta rimarrebbe solo uno stimolo visivo dato dai segni grafici e dai colori della scritta stessa. Nessun processo cognitivo, nessun giudizio.
Allora il primo esperimento è mettersi di fronte a una scritta e osservare cosa accade al nostro pensiero. Tutti i tentavi inizialmente di non iniziare l'elaborazione cosciente falliranno. Falliranno anche quando cercherò di "pensare di non pensare" perchè esso stesso sarà un processo cognitivo. Ecco perché non è intellegibile il "vuoto mentale", ma solo attuazione di uno stato. Tutte le volte che pensiamo, riflettiamo, ci sforziamo di non pensare ecco che non si attuerà lo stato desiderato, ma solo un altro processo cognitivo. Che è invece ciò che stiamo cercando di non attivare.
Ecco il punto: il processo di attuazione non è esso stesso intelleggibile, ma è atto puro. Immediato. In questo momento. Non è frutto di un ragionamento. Di un processo. E' atto psico-fisico. E' separare il livello cosciente per delegare a un altro livello l'elaborazione dell'informazione.
Ora, quando diventa comodo "vuotare la mente" allora quella scritta sarà per lo stato cosciente ciò che è cioè un insieme di simboli grafici colorati e l'elaborazione sarà delegata a uno stato più profondo, ma molto più preciso perché i processi atti a elaboralo saranno processi non inficiati dal continuo "intromettersi" del pensiero cosciente. La mente recepisce gli stimoli, lo stimolo in una mente vuota non verrà ostacolato dal giudizio del pensiero cosciente e potrà essere delegato a un altro livello.
Questo è quello che faccio: riesco abbastanza facilmente durante la meditazione a visualizzare immagini nitide, in movimento ed estremamente reali che a volte sono esattemente pezzi del mio passato e altri che sono un mix di immagini che non sempre riesco a ricondurre ad avvenimenti di cui io mi riesca a ricordare. Ora, appena passo dall'osservazione "senza giudizio" di queste immagini a giudicare quello che sto vedendo immediatamente perdo le immagini.
Più riesco a tenere la mente vuota più le immagini fluiscono ininterrottamente. Sto delegando a qualcos'altro. Qualcosa che è in atto.
Se questa qualità la porto in combattimento la capacità di questo qualcos'altro dal livello cosciente di far fluire le risposte non è appunto il flow? Attenzione, non apatia, non è sovrapensiero, non è ascetismo è attuazione di uno stato per non bloccare il flusso. Lo si può allenare, ma non è qualcosa che oggi è un pò così e poi se lo alleno sarà un pò meglio come se allenassi i tricipiti. Non cambierà la qualità perché è una qualità che va attuata non va costruita. L'unica cosa che cambia è la capicità di far perdurare nel tempo questa divisione dei compiti. E' la cosa più difficile proprio perché il pensiero continuerà a farsi avanti per giudicare.
A cosa serve tutto questo? Le mia capacità creativa è aumentata. La lucidità del mio pensiero è migliorata. Non ricordo negli ultimi 10 anni, a parte post-sborina e influenza, di aver avuto un mal di testa e faccio un lavoro che dovrebbe farmene venire parecchi.
Il mio approccio con gli stimoli decisamente migliore, più raffinato e soprattutto i pensieri si collegano l'uno a l'altro in modo più chiaro. Sono io a controllare i miei pensieri e non viceversa. Ma cosa più importante di tutte: mi sento bene.
Se proprio dovessi essere stupito non è tanto dal fatto che un giorno le neuroscienze diranno il fatto loro e sveleranno tutti i segreti, ma che se ho scritto questo post e seguo una certa strada lo faccio a partire da idee che derivano da discipline come lo yoga e filofosie vecchie di qualche migliaio d'anni.