Questo thread fa parte del ciclo "le cronache del centro".
Vi ricordate il post in cui scrissi che la maggior parte dei casini all'interno della struttura dove lavoro avvengono a causa delle donne?
Il caso di ieri non fa che confermare questo fatto.
Due accolti,stavano assieme fino a qualche tempo fa.
Diciamo pure due ragazzi,perchè di questo si tratta.
Lei,22 anni,napoletana.
Tratti completamente psicotici,ha cercato di annegare suo figlio di tre anni.
E' in preda sempre più spesso di deliri mistici e religiosi,spesso sente le voci.
Lui,24 anni,rumeno.
Tutto sommato un bravo ragazzo, ma è stato sorpreso a rubare una coperta nel periodo fra gennaio e febbraio.
Voglio sottolineare che in quel periodo a Trieste c'erano dieci gradi sotto zero più la bora.
Essendo giovane non rientra negli "parametri di emergenza" dei dormitori,i cui criteri di accoglienza sono;anzianità,malattia e mancanza di altre risorse.
In pratica questo ragazzo ha rubato una coperta,ed è stato sorpreso.
E' stato arrestato e portato in carcere,anche per altri piccoli furti che aveva in precedenza.
Questo,gli ha procurato il foglio di via.
La storia fra i due è finita,e gli episodi di violenza fra i due,causati dalla psicosi di lei,e dal risentimento unito all'alcol di lui,si sono fatti sempre più frquenti.
Ieri hanno avuto lo scoppio finale.
Ma cominciamo dal primo ora che abbiamo finito di contestualizzare.
Adrian,il ragazzo rumeno arriva in centro già ubriaco all'apertura pomeridiana (16:00).
Subito inizia ad inveire contro Sara,la ragazza napoletana,che pero' non è presente.
Con Adrian,sia io che il mio collega avevamo instaurato un buon rapporto.
A entrambi dispiaceva vederlo cosi' a pezzi,non soltanto per i casini che poteva creare ma anche perchè si capiva che stava male.
Ad un certo punto il primo scoppio di violenza.
Un altro accolto,matto ma completamente innoquo,inciampa mentre si cammina su e giù per il centro come zio paperone,e urta inavvertitamente Adrian,il quale senza dire né a né b lo colpisce.
Temendo il peggio il lo blocco in una specie di Nelson fatta alla meno peggio,e il mio collega si fionda sull'altro accolto,il quale pero' non reagisce e non ha la minima intenzione di farlo.
Chiedo ad Adrian di uscire,lui acconsente ma quando sta per arrivare fuori dal centro,qualche altro accolto,non ho ancora capito chi,gli dice qualcosa in una lingua che non capisco che lo fa scaturire.
Inizia cosi' a lanciare insulti a tutti e sedie in giro,arriva fino a lanciare un tavolo.
Io cerco di calmarlo e di tranquillizzarlo,cercando più possibile il dialogo,e qui' mi accorgo di che arma a doppio taglio sia la "dinamica relazionale".
Io provavo simpatia per quel ragazzo,più di qualche volta avevamo passato qualche ora a chiacchierare in ufficio;mi raccontava del suo paese,di come funzionano le cose li,era pugile e parlavamo anche di quello...
Più volte mi ha aiutato a placare gli animi o a fare da interprete con chi non parla l'italiano o l'inglese.
E poi ha il foglio di via.
Il che implica che se chiamo la polizia è probabile che lo rimandino nel suo paese.
Se fosse stato qualcun altro,o me ne sarei fregato e l'avrei chiamata comunque,oppure lo avrei preso e lanciato fuori nel vero senso della parola.
Ma con lui mi dispiaceva farlo.
Lo stesso legame relazionale che impedisce a lui di colpirmi anche quando è infuriato,impedisce a me di chiamare la polizia o di tirarlo giù io stesso.
Riusciamo a tenerlo calmo con la diplomazia.
Verso l'ora di chiusura,accade il vero e proprio delirio.
Entra Sara,la sua ex ragazza.
Lui inizia ad urlare,e lo riesco a portare fuori dal centro.
Lei per un po' rifiuta di uscire,perchè lui la aspetta fuori.
Poi si decide ad uscire.
Appena gli volta le spalle,lui la colpisce con uno schiaffo forte sulla nuca.
Lei impazzisce,si volta e gli salta addosso,graffiandogli la faccia e cercando di infilargli le dita negli occhi.
Riesco a dividerli prendendo lei per i capelli e lui per un orecchio e dando un forte strattone.
Ma subito ritornano alla carica.
Ovviamente lui la sovrasta e riesce a buttarla a terra.
Fatto cio' le sale addosso e comincia a colpirla con il pugno.
Da dietro,riesco a passargli l'avambraccio sotto il mento e sollevarlo con una specie di cravatta.
Mentre lo alzo lui le da un calcio in faccia,rompendole il sopracciglio.
Il mio collega la riporta dentro mentre io tengo fermo Adrian.
Lei pero' è fuori di sé.
Una volta dentro inizia ad urlare contro il mio collega,afferra il contenitore dei biscotti (circa un kg e mezzo di vetro)e lo agita nella sua direzione urlando minacce.
Nel frattempo,vedendo che la situazione fra i due è ingestibile,lascio Adrian e vado dentro a chiamare la polizia.
Entrando nel centro chiudo la porta,in maniera che non possa entrare.
Appena entrato pero',vengo subito puntato da Sara che lascia di botto il contenitore a terra,che si rompe in mille pezzi.
Ora,non pretendo un grazie per averla salvata da Adrian che la colpiva ripetutamente quando era a terra...ma questa aggredisce me!
Urla minacce e insulti a due centimetri dal viso,mi colpisce anche con un pugno che instintivamente "assorbo".
Io ovviamente ero esterrefatto.
Ripete che vuole uscire,urla come una pazza e tutti i tratti psicotici vengono fuori di botto.
A questo punto la mia pazienza arriva al limite.
Quello che le ho detto più o meno è stato questo: "vuoi uscire a farti massacrare ancora? Prego,accomodati ma se esci adesso sono cazzi tuoi,non mi riguarda più"
E lei esce.
Il mio collega nel frattempo aveva chiamato la polizia che arriva dopo qualche minuto e trova la rissa che prosegue ancora in strada,lo zaino della ragazza a terra,il contenuto sparso in strada.
Sono finiti a picchiarsi fuori da una pizzeria per asporto dall'altra parte della strada,sotto lo sguardo attonito dei porta-pizze che non sapevano che pesci pigliare...