Come proposte di soluzione a problemi o quesiti, non mi interessano le teorie a me interessano i risultati pratici, le leggi scientifiche, i riscontri fisici, chimici, elettrici o elettromagnetici, aspetti di cui si occupano maggiormente la psichiatria, la neurologia etc materie che si studiano nelle facoltà mediche.
Pur essendone collegata, la psicologia era una materia a differenza di psichiatria e neurologia catalogata (seppur per catalogazione a grandi linee) come umanistica, non scientifica. Discorso simile era fatto pure per sociologia, seppur come materia penso fosse un po' più legata all'elaborazione di dati statistici, un po' più concreta.
Il confine più marcato tra psichiatria, neurologia e psicologia era bene o male questo, un fortissimo attaccamento a una base scientifica (e ai farmaci) da un lato, un legame maggiore con il lato umanistico dall'altra.
Parlo all'imperfetto perchè di fatto mi riferisco a un'impostazione universitaria e professionale da (fine) anni '90, analizzati i programmi di studio per esercitare poi le varie professioni e per aver avuto contatti con alcuni psicologi soprattutto in quegli anni (per colloqui di selezione, per tentare di arginare le apprensioni di mia madre nello scoprire che come cronotipo sono un “gufo” o per conoscenze e relazioni personali o professionali).
E' possibile che nel frattempo sia cambiato tutto, oltre al sistema universitario. Sicuramente hanno un risalto maggiore le considerazioni basate su elaborazioni di dati e statistiche oggi rispetto al passato (10-15 anni fa, anni in cui si percepiva che quella era la direzione da intraprendere per l'evoluzione), rispetto a considerazioni su basi “filosofiche”. La materia si sarà di certo evoluta ma non credo che l'albero sia creciuto distante dal suo tronco.
Per gli argomenti a metà strada, tra ambito psichiatrico/neurologico (scientifico, coi quali vedo più legame) e quello psicologico (umanistico) si parla infatti maggiormente oggi di neuroscienze che però non è psicologia.
Per gran parte degli argomenti, non ne ho un'immagine di disciplina scientificamente provata e certa. Non mi offre garanzie, per certi versi proprio per l'individualità di tutti noi (nell'immagazzinare, elaborare e attivare reazioni in modo “personale” le informazioni all'interno della nostra scatola cranica). Per questo parlo di “credere”, perchè offre principi valevoli come regola generale ma rischiano di decadere sui casi specifici.
Si riscontra anche per la medicina questa idea di generalità, con “anomalie” individuali, ma in modo molto più “circoscritto”. Sentivo infatti dire tempo fa come una delle sfide della medicina per il futuro sia quella di prescrivere cure e farmaci molto più ad personam rispetto al passato e al presente (partendo soprattutto dalle conoscenze e ricerche genetiche).
Negli anni ho poi maturato moltissimo il mio lato più cinico. Per esperienze e necessità pratiche ho fortemente declassato in termini di attribuzione di valore pratico delle materie più umanistiche e “filosofiche” (qualcuno mi odierà ma oltre alla psicologia pure la filosofia e la dialettica, l'interessante studio delle quali penso diano benefici effetti collaterali ma “indirettamente”).
Ho ristretto moltissimo le maglie del mio “setaccio” per filtrare le informazioni che mi possono essere utili e utilizzabili, in moltissimi ambiti, alla ricerca di concretezza. Molte argomentazioni tra cui quelle che 10-15 anni fa mi incuriosivano ed entusiasmavano (l'argomento psicologia è uno di questi) oggi non passano la mia cernita.
Per necessità professionali o personali, ho dovuto stringere le maglie del filtro “vs aria fritta”. Qualche settaggio può essere sbagliato e informazioni utili essere perse per strada (il filtro a maglie strette “vs aria fritta” ha lati sia positivi sia negativi).
Nelle mie poche esperienze riguardo lo stereotipo del lettino/divano dello psicanalista, cogli psicologi che ho incontrato durante l'esercizio della loro professione, cambiava quasi solo la poltrona/sedia al posto del lettino/divano.
Sarà che avevo accettato di andarci, senza che fosse un mio desiderio o ne sentissi davvero la necessità, mi è capitato a fine colloquio conoscitivo, dopo aver parlato quasi solo io e in risposta alle loro domande, di chiedere loro: quale utilità pratica posso ottenere da eventuali altri incontri con Lei?
Non ne ho mai avuto risposta convincente
e come ovvio da parte mia non c'è stato seguito.
Ho trovato più utile il confronto di “lettura” con la cartomante di cui accennavo nel post precedente.
Al di fuori dei loro studi, gli psicologici con cui ho avuto a che fare sono/erano più “problematici” dei loro pazienti.
Se voglio scrivere/parlare ore, invece di pagare l'affitto di un lettino, per giunta neppure in riva al mare, ci sono diverse alternative tra cui scrivere un “papiro”, che forse non passerebbe neppure il mio filtro “vs aria fritta”, ed eventualmente pubblicarlo su un forum, nel caso qualcuno abbia voglia di leggerlo. Imho, ci sono buone probabilità di ricevere in cambio spunti di riflessioni più interessanti che dal professionista “couchsurfer” a senso unico di turno.
Nonostanti a cenni di dislessia durante la scritta e il mio garbuglio di pensieri, spero di aver espresso in modo comprensibile il mio punto di vista, nonostante l'intervento soporifero.