D'accordissimo sull'importanza della componente shock.
Penso che gli episodi di aggressione col coltello per molti di noi, io in primis, siano molto difficili da analizzare con equilibrio, perchè influenzati, per nostra fortuna, da mancanza di esperienza reale e da una componente emotiva data dalla nostra immagine mentale dell'arma.
Per esempio io sono abbastanza paranoico sull'argomento influenzato dal rispetto dell'arma inculcatomi, insieme alla frase ricorrente “in combattimento il coltello uccide e si usa in ambito marziale/combattivo solo con l'intento finale di uccidere l'avversario, se non sei disposto a usarlo per questo fine, meglio non estrarlo neanche”.
Il concetto va abbastanza bene per finalità didattiche, per non diminuire col tempo l'attenzione in allenamento di fronte ai simulacri e continuare a visualizzarli come fossero armi vere senza perdersi a giocare/cazzeggiare. Semplifica anche molto l'ottica con cui affrontare uno scenario: c'è una lama? La mentalità e l'assetto mentale diventano da mors tua vita mea, senza farsi troppe domande (tipo l'aggressore mi vuole solo minacciare? Mi vuole solo intimidire?) perchè come mindset “carichi” in automatico quello da scenario peggiore (le armi servono principalmente per uccidere, se l'aggressore non avesse messo in preventivo anche di ammazzarmi non avrebbe estratto l'arma).
Di fatto negli episodi di dp, e aggiungo per fortuna, non è poi sempre così, chi estrae il coltello non sempre ha davvero intenzione di ucciderci (ciò non vuol dire che il mindset mors tua vita mea si adatti comunque e funzioni benissimo in queste situazioni).
“Per strada” è vero che il coltello uccide ma con percentuali inferiori di quelle che ci fanno sembrare i fatti di cronaca nera. La maggior parte degli episodi con coltellate, che si risolvono “bene”, con cuciture al pronto soccorso, sulle pagine dei giornali non ci finiscono proprio perchè per far notizia sui media aiuta molto il fatto che “sia scappato il morto”.
In pratica ho conosciuto almeno 4 persone che si son prese coltellate (una delle 4 più di un episodio) e se la son cavata, chi più chi meno, bene. I fatti che mi sono invece stati riportati nelle zone in cui vivo con vittima accoltellata che sopravvive sono poi molti di più.
Ricordo per esempio un caso che mi aveva stupito molto in cui il marito con problemi mentali aveva per la seconda volta tentato di uccidere la moglie, la quale era sopravvissuta a un pericoloso taglio alla gola inferto con un coltellaccio da cucina.
Parecchia gente, se non la maggior parte, coinvolta in aggressioni con lame sopravvive. Ciò nonostante, il coltello rimane un'arma maledettamente insidiosa e da non prendere mai sottogamba.
E aggiungo pure che i simulacri di esso in palestra continuano regolarmente a “uccidermi”, nonostante non riproducano a sufficienza nemmeno l'elemento scioccante che rischierebbe di farmi bloccare in uno scenario reale.