Cercherò di essere breve
Lo scopo dell'automummificazione è quello di ottenere un corpo "perfetto". Il concetto di perfezione a cui si aspira, però, non ha nulla a che vedere con la nostra concezione di "fisico bello, rifinito, muscoloso, ecc.", ma di inalterabilità nel tempo. Ossia di immortalità fisica del corpo del praticante.
Si tenga presente, comunque, che fino a non tantissimo tempo fa si riteneva che il miira fosse
vivo in quel corpo, ma di una vita diversa, non come quella degli altri esseri umani.
In una logica buddhista, in cui il mondo e tutto ciò che lo abita è di per sè impermanente, e quindi effimero, il diventare un corpo che vive nella morte e muore nella vita crea una specie di "blocco del fluire del tempo", l'effimero tende all'eternità, vincendo le leggi della decomposizione.
Ciò si richiama a moltissimi elementi culturali cinesi, come l'ideale dei cosiddetti "Immortali taoisti", che furono il modello di santità di moltissimi maestri alchemici della Cina del passato.
A livello psicofisico, l'ascesi necessaria era lunghissima ed estenuante.
Per arriviare a un'automummificazione il più perfettta possibile, a livello di alimentazione il praticante iniziava a diminuire il cibo quotidiano. Secondo alcuni scienziati, la cosa ha un senso, perchè diminunendo al minimo (quasi azzerando) la percentuale di grasso nel corpo la decomposizione corporea viene alterata, permettendo il procedimento di automummificazione, se unito a ciò che mangiavano: cronache del passato narrano di 3 chicchi di riso al giorno ed alcune erbe specifiche.
Oltre a questa, era indispensabile una pratica di meditazione e di stati alterati di coscenza necessari per raggiungere uno stato mentale di assoluto "annullamento di qualsivoglia istinto di sopravvivenza", visto che il praticante veniva sotterrato all'interno di una cassa di legno quadrata, assiso nella posizione del loto.
Spesso portava con sè una campanella e avrebbe dovuto continuare a suonarla fino al momento della "morte".
Solo dopo un periodo di diversi mesi, gli accoliti avrebbero dissoterrato e aperto la cassa per verificare il corpo.
Si riteneva che se non fosse avvenuta la corretta mummificazione, il monaco fosse maledetto e sarebbe seguita una serie di riti di purificazione.
Mentre, in caso di riuscita, il Santo sarebbe stato portato nel tempio per i riti di benedizione della popolazione.